George William Joy "Laodamia" 🌊🌸🐚
Figlia di Acàsto, o secondo altre versioni, di Meleagro e di sua moglie Cleopatra (in questa seconda leggenda avrebbe preso il nome di Polidora) e moglie di Protesilao. Quando il marito partì per la guerra di Troia, il giorno stesso delle nozze, si fece modellare una statua a sua immagine per poterla tenere sempre accanto a sé e con essa si coricava ogni sera nel talamo. Quando la flotta greca rimase bloccata ad Aulide nell'attesa dei venti favorevoli, Laodamia inviò una lettera a Protesilao, in cui lo metteva in guardia dagli eroi troiani, in particolar modo da Ettore, quasi presagendo il destino dell'amato. Venuta a conoscenza della morte del marito, supplicò gli dei di offrire un conforto alla sua disperazione, concedendole di rivederlo un'ultima volta. Gli dei inferi, Plutone e Proserpina, permisero all'anima di Protesilao di risalire dagli Inferi per passare 3 ore con la moglie, incaricando Ermes di ricondurla sulla terra perché animasse il suo simulacro. Parlando con la bocca del simulacro, Protesilao le implorò di seguirlo nell'Aldilà allo scadere delle tre ore pattuite e Laodamia, quando vide il marito morire si pugnalò fra le braccia della statua. Altri sostengono che Acasto, il padre di Laodamia, la costrinse a risposarsi; ma Laodamia disperata trascorreva ogni notte abbracciata alla statua di Protesilao. Finché un giorno un servo, che portava le mele all'altare per il sacrificio mattutino, origliò attraverso lo spiraglio dell'uscio e scorse Laodamia distesa nell'atto di abbracciare qualcuno che suppose essere il suo amante. Subito il servo corse a mettere al corrente Acasto il quale, precipitatosi nella camera da letto della figlia, scoprì la verità.
Figlia di Acàsto, o secondo altre versioni, di Meleagro e di sua moglie Cleopatra (in questa seconda leggenda avrebbe preso il nome di Polidora) e moglie di Protesilao. Quando il marito partì per la guerra di Troia, il giorno stesso delle nozze, si fece modellare una statua a sua immagine per poterla tenere sempre accanto a sé e con essa si coricava ogni sera nel talamo. Quando la flotta greca rimase bloccata ad Aulide nell'attesa dei venti favorevoli, Laodamia inviò una lettera a Protesilao, in cui lo metteva in guardia dagli eroi troiani, in particolar modo da Ettore, quasi presagendo il destino dell'amato. Venuta a conoscenza della morte del marito, supplicò gli dei di offrire un conforto alla sua disperazione, concedendole di rivederlo un'ultima volta. Gli dei inferi, Plutone e Proserpina, permisero all'anima di Protesilao di risalire dagli Inferi per passare 3 ore con la moglie, incaricando Ermes di ricondurla sulla terra perché animasse il suo simulacro. Parlando con la bocca del simulacro, Protesilao le implorò di seguirlo nell'Aldilà allo scadere delle tre ore pattuite e Laodamia, quando vide il marito morire si pugnalò fra le braccia della statua. Altri sostengono che Acasto, il padre di Laodamia, la costrinse a risposarsi; ma Laodamia disperata trascorreva ogni notte abbracciata alla statua di Protesilao. Finché un giorno un servo, che portava le mele all'altare per il sacrificio mattutino, origliò attraverso lo spiraglio dell'uscio e scorse Laodamia distesa nell'atto di abbracciare qualcuno che suppose essere il suo amante. Subito il servo corse a mettere al corrente Acasto il quale, precipitatosi nella camera da letto della figlia, scoprì la verità.
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