domenica 26 aprile 2015

i 5 libri per capire la resistenza

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Per celebrare i 70 anni della Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista, ricordiamo alcune opere che riportano le sofferenze e le speranze di quei giovani...
huffingtonpost.it

Eva Joly europa e colonialismo

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Eva Joly: «L'Europa metta fine al colonialismo» - L'Ue perpetra il suo business in Africa. Senza curarsi degli abitanti. I barconi? «Un effetto collaterale». La Verde...
lettera43.it

Insulina, alleata e nemica

Il ruolo di questo ormone nella formazione del grasso corporeo, cosa accade quando non ce n’è abbastanza o quando il fisico resiste. Le complicanze del diabete. E chi pensa sia un problema degli anziani, sbaglia di...
rainews.it

S. Lazzaro degli Armeni

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Ogni anno il 24 aprile viene ricordato il massacro degli armeni. Lorenzo di Las Plassas è andato nella...

diabete consulenza

All’interno del servizio, troverete pubblicata anche una ricca raccolta delle risposte alle vostre domande più frequenti e di maggiore interesse. Clicca qui per accedere e verificare se c’è quella che cerchi.
diabete.com

autostima e diabete

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La preoccupazione di tante persone affette da diabete è quella di non poter condurre una vita piena e di essere costretti a rinunce importanti.
diabete.com

i valori della glicemia

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venipedia battitura baccalà

Oggi continuo la pubblicazione di cartoline della tematica “Vecchi mestieri scomparsi” e vi propongo, dell’Editore Brunner, “I bati bacalà a S. Zanipolo” (I battitori di baccalà ai SS. Giovanni e Paolo).
La battitura del baccalà essiccato (stoccafisso, portato a Venezia nell'anno 1432 dal mercante Pietro Querini) si eseguiva in pubblico e all'aperto (oltre a SS. Giovanni e Paolo, anche al ponte delle Guglie), con un martello preferibilmente di legno (come nell'immagine), partendo dalla testa e procedendo verso la coda, poi dall'altro lato dalla coda verso la testa.
E’ una operazione faticosa della durata di circa un’ora che si esegue ancora oggi, necessaria per sfibrare il baccalà. In commercio esistono baccalà già battuti (con l’utilizzo di rulli), ma la battitura meccanica non è come quella manuale e il baccalà è più buono se preso a martellate (questo diceva la mia nonna!).
La cartolina, non viaggiata, è degli anni 1905-10
Grazie e continuate a visitare Venipedia e, anche, il Museo virtuale della Cartolina storica veneziana.
http://venipedia.it/museo-virtuale-della-cartolina-storica-…

sabato 25 aprile 2015

Genocidio armeni: com'è avvenuta la strage

Genocidio armeni: com'è avvenuta la strage

Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia

Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia

25 Aprile di ogni anno

Un'unica domanda: "Perché ce ne ricordiamo solo e sempre ogni 12 mesi? Il fascismo c'è ancora anche adesso, magari sotto altre forme, senza scomodare dittature di antica memoria perché la violenza è fascismo, senza se e senza ma. Forse fare capire tutto questo ai giovani che di Mussolini e Hitler non hanno nessuna cognizione storica anzi ignoranza assoluta, unita a indifferenza, visto che sono cose giudicate distanti, lontane e prive di significato per loro, sarebbe già un notevole passo avanti; capirebbero che i valori di 70 anni fa possono essere tranquillamente riproposti in un'altra chiave di lettura, magari più attuale e comprensibile anche per loro...
Liberazione 2015, quei valori traditi 70 anni dopo - Equità sociale. Libertà. Parità di genere. Ideali del 25 aprile rimasti lettera morta. Basta leggere Pertini,...
lettera43.it

agevolazioni fiscali per disabili

E’ stato pubblicato l'aggiornamento della Guida alle agevolazioni fiscali per i disabili. L'aggiornamento è del Gennaio 2015 e sostituisce il testo del Maggio 2014.
fondazioneserono.org

giovedì 23 aprile 2015

carlo pannella Renzi

La prego, Renzi, sui profughi parli come Churchill, non come Andreotti

 
 
RENZI
Parli più chiaro, presidente Renzi. Ha ragione e una buona strategia, ma non è abbastanza chiaro: dica innanzitutto al paese che il governo sa bene, e da tempo, i nomi dei principali raìs del racket degli scafisti. Non ha senso tacerlo: loro sanno che noi sappiamo. Dica che distruggere le barche senza arrestarli non serve a nulla. Dica che non li avete sinora arrestati in Libia perché questo avrebbe distrutto ogni possibilità di sviluppare il processo di pace tra Tobruk e Tripoli, perché questi raìs sono collegati a leader dell'uno e dell'altro schieramento. Perché questo avrebbe eliminato ogni possibilità che l'Italia, unico paese occidentale coinvolto, potesse tentare di ricomporre la crisi libica. Dica che a Tripoli, come a Tobruk questo immondo traffico, questo fiume di denaro, scorrono alla luce del sole. Denunci che se non tutti, molti sanno. Che molti ci guadagnano. Spieghi che avete bisogno della copertura dell'Ue, di una dichiarazione formale di lotta allo scafismo, per superare questo enorme problema anche sul piano legale oltre che politico.
Racconti agli italiani degli sguardi assenti, delle frasette di circostanza, dei disegnini distratti che accoglievano i suoi tentativi di coinvolgere l'Europa nel dramma del Canale di Sicilia. Non abbia timore di dispiacere ai suoi colleghi premier: in questo momento è più importante parlare alla coscienza degli italiani, spiegare con cruda nettezza sino a qual punto è arrivato il cinismo, che mantenere rapporti cordiali con nazioni che ragionano solo in termine di partita doppia. Faccia filtrare voci anonime a giornalisti abituati alla bisogna, che spieghino che il racket degli scafisti ha avuto e ancora ha appoggi in Turchia - paese Nato - che inquina i governi del Niger, del Sudan e del Ciad che permettono il transito indisturbato delle carovane dei rifugiati. Dica, spieghi, il suo e il vostro dramma personale, di coscienza, in tutti questi mesi, perché sapeva e sa esattamente cosa si può fare per colpire al cuore questo traffico, ma non poteva farlo a causa delle complicità libiche e del cinismo dell'Europa (e degli Usa).
Dica, spieghi, che colpire il racket comporta dare ordini che espongono la vita di donne e uomini della nostra Sicurezza. Non sia trionfalista sull'esito del vertice del 23, sua indubbia vittoria. Chiarisca, spieghi, senza far nomi naturalmente, i dubbi, le ipocrisie, gli "armiamoci e partite" dei nostri partner. che stanno dietro al risultato che ha conseguito.
Parli chiaro, per favore, esca dallo schema, dal lessico della diplomazia che ammorba Bruxelles. La retorica di Churchill, non di Andreotti, sia la sua.
Solo in questo modo potrà mettere in ridicolo, come deve essere, i Salvini e le Santanché. Ma soprattutto solo in questo modo, solo spiegando, sin quando e quanto è possibile, la difficoltà, le contraddizioni, la paludosità del quadro, coinvolgerà gli italiani. Supererà l'idiota contraddizione tra pietismo e solidarismo.

Gli italiani, lo sa bene, quando capiscono, quando vengono messi al corrente, sanno comportarsi come pochi nel mondo. Sanno sopportare sforzi, avversità e anche lutti.
Li faccia capire. Li avrà con sé.

sabato 18 aprile 2015

Parlando di emozioni e poesia tra le mura di un carcere.





Parlando di emozioni e poesia tra le mura di un carcere.

Diario di una mia personale e gratificante esperienza con alcuni detenuti del carcere di Treviso.

Quando ho accettato di spiegare cosa significano per me, poesia e emozioni, sapevo che sicuramente non sarebbe stato come le altre due volte che l’avevo fatto presso l’Università popolare di Camponogara, dove mi trovavo di fronte a persone che avevano fatto una loro precisa scelta di studio, seguendo i corsi di scrittura creativa dell’amica Sabrina Donò; non avevo praticamente nessun parametro di riferimento anzi ero un po’ emozionato e in ansia temendo di fare brutta figura o peggio, di affrontare persone ormai segnate e indifferenti a quello che volevo spiegare, felici solo di poter passare un’ora diversa, fuori dalla cella di ordinanza. Grande quindi è stata la mia sorpresa nel trovarmi di fronte a persone normali, fermo restante il motivo per cui si trovavano in quel posto e attente a ogni mia parola, pronte a confrontarsi con me sull’argomento con molta curiosità.
Ho parlato e mi sono relazionato, con due classi distinte che magari a un profano, come ero io all’inizio, sembravano fantascienza, ovvero i detenuti del “penale”, quelli cioè che scontano una condanna ormai definita e che aspettano solo il fine pena e quelli del “giudiziario” ovvero in attesa di processo di primo o altro grado. La lezione durava un’ora e un quarto circa, in due diverse sezioni del carcere con gli spostamenti allucinanti tra porte col catenaccio che si aprivano e chiudevano con rumore infernale e sguardi diffidenti da parte dei secondini. Il primo giovedì ho dovuto smussare la naturale diffidenza di questi scolari, visto che anche per loro, a parte l’insegnamento della prof. di letteratura che svolgeva il suo compito tutti i giorni all’interno del carcere, io ero solo una mosca bianca, chiaramente non inserita nel sistema. Dopo aver letto alcune mie poesie e aver distribuito alcuni libri che avrebbero potuto leggere con calma in seguito, qualcuno ha iniziato a sciogliere la lingua, chiedendomi le cose più umanamente naturali e che con la poesia poco avevano a che fare: ma lei perché scrive? E come fa a trovare le parole per farlo? E quanto costa stampare un libro? Insomma c’era molta curiosità e, pur non essendo entrati pienamente nel merito del mio essere tra di loro, mi rendevo conto che stavo guadagnandomi la loro fiducia, forse perché di natura sono molto aperto o forse perché non sono salito in cattedra per fare lezione considerandoli gente inferiore. Ci sono state delle differenze sostanziali tra le due classi, ovvero tra il penale, dove le persone ormai dentro da anni, si sono create una filosofia di vita tutta personale, quindi con maggiore disponibilità al dialogo con un estraneo e il giudiziario dove per la maggior parte sono extra-comunitari che approfittano dell’incombenza carceraria per studiare e, di sicuro molto più “effervescenti” dei primi; magari con un po’ di più fatica ma sono arrivati anche loro a sviluppare una certa forma di interesse; parlo del primo giovedì 9 Aprile. La settimana successiva le cose sono cambiate profondamente, nel penale, mancavano solo un paio di persone, bisogna anche tenere conto che ci sono i colloqui e che è sempre più piacevole vedere una persona cara che uno sconosciuto, nel giudiziario le iniziali 16 persone si erano ridotte a una decina ma molto agguerrite. Nella prima classe, c’è stato un fiume di domande su parecchie poesie del mio libro, chiedendomi spiegazioni su quello che volevo dire, spiegandomi qual’era stata l’interpretazione che loro ne avevano dato e qual’era il senso della poesia stessa. Eccezionale, niente da dire il tempo è volato via e alla fine c’è stato molto rammarico che sia finito tutto così in fretta. Stessa cosa nell’altra sezione, dove sono arrivati anche poeti in erba che mi hanno fatto leggere quello che avevano scritto chiedendomi un parere e che hanno decifrato le mie poesie, dandomi la soddisfazione di avere capito il senso della mia realtà spesso cruda e mai tenera. Che dire l’avere concluso il tutto in due lezioni è dispiaciuto anche a me, mai avrei pensato di trovare un auditorium così attento e desideroso di capire; sono riusciti a strapparmi una promessa, vale a dire che, se non ci sono intoppi burocratici, a fine maggio faccio un’altra lezione e che tassativamente devo essere presente per la festa di fine anno scolastico a giugno.
Mio malgrado ho dovuto ricredermi, l’essere privi di libertà sotto ogni punto di vista, mi aveva fatto pensare  a un mondo surreale e impossibile, invece, al contrario il surreale era/è fuori. Nell’ultima giornata mi sono permesso di “regalare loro” un piccolo scritto, magari, se lo conservano, può essere un buon ricordo di quanto fatto in quei due giorni e nei prossimi che spero vivamente ci possano essere ancora.  






Ai miei nuovi amici



Quando l’amica Sabrina, vostra insegnante, mi ha proposto di
affiancarla nell’esplorazione del mondo della poesia e delle sue emozioni, ho accettato con entusiasmo, senza pormi particolari problemi sul dove e con chi avrei dovuto parlare.
Confesso che all’inizio c’era un po’ di apprensione, essendo alla mia prima esperienza in merito ma la mia innata fiducia nel genere umano ha fugato i miei dubbi, confermandomi che  siete delle persone normali ed estremamente sensibili.
L’essere chiusi a chiave senza possibilità di esprimere la propria libertà è senza dubbio una cosa atroce; avere la voglia di dare un significato culturale anche se transitorio alle lunghe ore che scandiscono le vostre giornate, vi riscatta dagli errori commessi nel passato.
Questi due incontri che ho avuto con voi, sono stati per me molto importanti; come avrete capito, non sono un professore che è salito in cattedra per darvi una lezione, al contrario, la lezione l’ho imparata io. Nei vostri occhi non ho letto la rassegnazione di chi accetta tutto pur di passare un’ora insolita, tanto per ingannare il tempo ma la curiosità e la voglia di capire e scoprire qualcosa di nuovo e di diverso.
Se penso alle tante volte che ho parlato di fronte a una platea di gente disattenta, maleducata che faceva capire di essere seduta davanti a me solo per circostanza, noia o perché fuori faceva brutto tempo, battendo le mani a comando anche quando non serviva…
Mi permetto di trascrivere la nota introduttiva che ho scritto nelle prime pagine del mio secondo libro: “Luigia e altre storie”;  è stato un libro molto sofferto, con il quale ho cercato di dare un senso alle tante difficoltà e miserie che avevano attraversato la mia vita, negli anni passati.
Spero che queste poche parole possano servire anche a voi con l’augurio che quanto vi è successo, sia stato solo un lampo incontrollato, destinato a scomparire nel tempo, una malattia passeggera, una breve influenza dalla quale siete guariti per sempre.

“Nella vita ognuno è responsabile delle proprie scelte, siano esse fatte in buona o cattiva fede.
A volte i nostri errori sono ostinati, colmi di cieca sicurezza ma per quanto possa essere cambiata nel tempo la nostra condizione, anch’essa è stata voluta.
Non c’è arroganza in chi ha scelto di non lavare le sue colpe con lacrime ipocrite, trovandosi, per contro, di fronte chi nel peccatore e nel diverso ha trovato attrazione e soddisfazione, pensando di cancellare le orme di fango lasciate alle sue spalle.
Per quanto paradossale possa essere, l’espiazione, se voluta, nobilita chi il male ha commesso, condannando all’ipocrisia i mediocri, quelli che battono le mani per ultimi e si gratificano umiliando chi è già stato umiliato.
Scriveva un poeta a me particolarmente caro:

“…ogni giorno, senza orrore, scendiamo di un passo verso l’inferno attraverso fetide tenebre. Simili a un dissoluto povero che bacia e morde il seno martirizzato di una vecchia meretrice, noi rubiamo – passando – un furtivo piacere che spremiamo con forza come una vecchia arancia…”

Charles Baudelaire



Con stima e amicizia
Francesco Danieletto

         Treviso 16 Aprile 2015

venerdì 17 aprile 2015

Venipedia - Veneta marina

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Oggi inizio la pubblicazione di cartoline della tematica “Venezia scomparsa” e vi propongo dell’Editore Brunner la veduta Dalla Veneta Marina riferita alla sponda della Riviera di S. Marco, prima della costruzione della riva iniziata nell'anno 1932 e attualmente denominata “Riva dei Sette Martiri” Da notare l’accesso delle case direttamente dalla laguna e il Cantiere Navale S.V.A.N. “Società Veneziana Automobili Navali”, dove si costruirono i motoscafi militari veloci denominati “M.A.S.” (acronimo di Motoscafi Armati SVAN e associato al motto ispirato da D’Annunzio "Memento Audere Semper")
Nella tematica “Venezia in guerra” del Museo virtuale della Cartolina storica veneziana sono pubblicate e visibili le cartoline riferite alle imprese compiute dai M.A.S.
http://venipedia.it/museo-virtuale-della-cartolin…/1915-1918
La cartolina è viaggiata nell'anno 1907
Grazie e continuate a visitare Venipedia e, anche, il Museo virtuale della Cartolina storica veneziana.

giovedì 9 aprile 2015

insulina e glucosio utilizzo


L'insulina è la “chiave” che permette al glucosio di entrare nelle cellule che lo ”bruciano” per trasformarlo in energia utile per l’intero organismo.
diabete.com