giovedì 29 dicembre 2011

Sarah Connor - You Are My Desire

Sarah Connor--ღDesirღD'amourღ

wish you were here.....................

Could This Be Love-ღDesirღD'amourღ

FOLLIA


Il tuo profumo 
corre tra le nuvole,
la tua bocca accompagna 
una dolce morte;
chiudo il mio corpo 
in un'anfora preziosa,
ascolto le tue parole di pazzia.
Vorrei vederti 
umiliata nella notte,
tremante nella
brina del mattino
ma so che all’apparire
della prima stella
le mie labbra si
poseranno sulle tue,
le mie mani seppelliranno
di rose il tuo ventre.
Il vento di morte
farà a pezzi
un anfora preziosa,
pronta a divorare
la tua follia,
mentre dolci melodie
trasformeranno in armonia
il tuo corpo appassito.



CHECCUSWRITER

martedì 27 dicembre 2011

TENERAMENTE



Questa notte voglio
rubare i tuoi pensieri,
piccola mia,
voglio che tu pensi
ai baci che ti ho dato,
alle carezze,
ai brividi della tua pelle.
Chiudi gli occhi
e sogna amore mio;
sogna il cielo,
la luna, le stelle,
la brezza del mattino.
Voglio osservarti
di nascosto,
quando il sole sorge
e i tuoi capelli saranno
colore del fuoco;
poi, saprò aspettare
la notte per ricominciare
ad amarti teneramente.

Checcuswriter

venerdì 23 dicembre 2011

Jimi Hendrix-Born Under a Bad Sign

Veneto city - 600 anni di storia cancellati con un colpo di penna in appena 20 minuti



Risalgono al 1463, le prime notizie e i primi disegni che raffigurano l’attuale territorio del Comune di Dolo. Tralasciando le varie ricerche, sulla derivazione del suo nome, resta interessante notare come, fin dalla sua nascita come insediamento rurale, sia stata data rilevante importanza alla sua posizione geografica, che si è sempre più consolidata nei secoli. Non a caso, il 10 Ottobre 1912, il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Venezia, deliberò di aprire una nuova filiale a Dolo, capoluogo Mandamentale, quale riconoscimento dell’importanza di questo paese nell’economia rivierasca. Con rammarico a 100 anni di distanza si distrugge tutto quello che si era creato nel corso dei secoli. Fa specie vedere un consiglio comunale che si ritiene attento al bene e agli interessi dei suoi cittadini, cancellare in 20 minuti , una storia così lunga e preziosa, ostinandosi ciecamente nell’errore, senza ascoltare nessuno, nemmeno i cittadini. Non voglio dare al fatto nessun colore politico, probabilmente gli enormi interessi in gioco passano ben al di sopra della volontà popolare ma a questo punto ha senso continuare a votare? Ha senso abitare in un paese destinato a diventare dormitorio? Per un commerciante, ha senso continuare a gestire un negozio di abbigliamento, un panificio, una macelleria, visto che gli interessi commerciali vanno da un’altra parte? Prendo atto che un paese, il mio paese, con quasi 600 anni di storia alle spalle, viene cancellato con un colpo di penna in nome di un discutibile progresso e della ricchezza di pochi.
Posso solo aggiungere, con ironia che:
“Le prime notizie del paese risalgono al 1463, le ultime al 20 dicembre 2011"

CHECCUSWRITER

                                Pubblicato sulla Nuova Venezia, Lettere al direttore il 23 Dicembre 2011

domenica 18 dicembre 2011

SHOCKING BLUE-"HARLEY DAVIDSON/ GET IT ON" (69/75)

LUNGO SONNO


Amore mio la tua anima è come l’onda del mare, si infrange sugli scogli, dove ti aspetto in silenzio.
Amore mio la mia anima scorre in superficie, senza veli, vuole trasportarti lontano, raggiungere quella libertà che attendiamo da tanto tempo.
La schiuma bianca delle onde ci infonde energia, benessere, ma un lungo sonno ci aspetta, non è ancora giunta l’ora per ritrovarci e vivere una nuova vita. Amore mio non ci resta che nuotare in mezzo ai pesci, condividere il loro silenzio.

CHECCUSWRITER

sabato 17 dicembre 2011

Hypnerotomachia Poliphili



L’altro giorno mi è casualmente venuto in mano, un libro da me comperato agli inizi del 2000 e letto in più riprese, contrariamente a quanto faccio normalmente. Si tratta di: “Hypnerotomachia Poliphili”, un librone scritto da un tal Francesco Colonna, Frate Domenicano, vissuto tra Venezia e Treviso, nel 1500. Narra, sotto forma di romanzo anche se da prendere con le dovute cautele vista la difficoltà di tradurlo dal testo aldino dell’epoca, più che altro dovute alle molteplici interpretazioni che ne furono date, compresa la contesa tra Roma e Venezia sulla paternità del Colonna stesso, la disperata ricerca da parte di Poliphilo, di Polia o Polianna come si scoprirà poi, figura misteriosa con varie facce destinate a varie interpretazioni. Con il libro, ho riscoperto alcuni appunti e annotazioni da me fatte, durante e dopo la lettura.

“Il sogno è un luogo oscillante tra terra e cielo, tra le aspirazioni materiali che ne compongono la visione e quelle dell’anima, volta ad aprirsi alla conoscenza e al viaggiare nello spazio. Questa premessa serve parzialmente a spiegare gli estremi del viaggio di Poliphilo e la sua lotta estremamente umana, per lasciarsi alle spalle tutti quei legami carnali e riuscire a trasformarli in una sorta di amore purificato, ovvero la trasposizione dell’anima oltre il corpo. Ovviamente è una strada lunga e difficile, piena di insidie, anche perché l’intelligenza umana si divide tra la debolezza della carne, le illusioni di facili piaceri e l’attrazione spirituale, verso la virtù e  le sue derivazioni immortali. Poliphilo, personaggio narrante, si ritrova conteso tra le tentazioni della ceca libidine e l’iniziazione sublime di una Madre Cosmica, pronta a guidarlo alla meta del suo amore, ovvero Polianna; ovvio che le immagini oniriche di Poliphilo, vanno osservate attentamente, visto che il sogno è considerato uno specchio dove l’anima si guarda e soddisfa le sue curiosità.      
I livelli onirici vissuti da Poliphilo, sono sostanzialmente tre:
1° La passione, vera irrazionalità nel giovane.
2° La libertà d’amore, cioè la cancellazione della passione infantile,   tramutata in capacità di scelta fatta da uomo libero.
3° La ricerca dell’amore nella sua duplice manifestazione spirituale e  di godimento materiale
Poliphilo, riuscirà, alla fine, a ritrovare Polianna, dopo una battaglia estenuante tra libido e spiritualità, anche se combattuta, quasi esclusivamente, a livelli onirici. L’unico dubbio che permane, è, se sia riuscito a cancellare i legami carnali o meglio ancora purificarli attraverso l’anima e, se, quest’ultima è uscita dal corpo, unendosi a Polianna, in questo caso divenuta la grande Madre Cosmica.
E’ un libro piuttosto ponderoso, che dispone di un’introduzione lunga e molto esauriente sotto il profilo classico, visti i numerosi riferimenti e di un profilo del Colonna e altre notizie minori. Non è di facile lettura, come ho già detto, io stesso che di solito divoro letteralmente i libri, l’ho letto in più volte e quando avevo la giusta concentrazione per farlo. Lascia molto spazio alla ricerca dei significati nascosti tra le righe e, sicuramente aiuta a comprendere la psiche umana sotto certi punti di vista molto attuale anche se sono passati 500 anni dalla sua stesura.

CheccusWriter



martedì 13 dicembre 2011

DEL PASSATO




Farfalle impazienti
si posano sulle mie
ferite, si cibano
di un nettare sconosciuto
mentre osservo distratto
le mille onde del mare,
la loro schiuma
bianca sugli scogli;
quante volte il ricordo
si è immerso nell’acqua,
quante immagini
senza veli
nel buio della notte.
Vorrei cancellare
i mille occhi
che ti guardano,
asciugare la tua pelle
con le mie mani.
Cani randagi si affollano
In cerca di cibo,
desideri insoddisfatti
mentre ridi divertita.


CheccusWriter


CERCHIO




La luna ha allargato
il suo cerchio,
è entrata in uno stagno,
ha illuminato animali
incredibili,
divorato pesci di ferro.
Ha chiuso a chiave
l’acqua sporca,
fatto entrare la
folla impaziente;
vuoto il pozzo
dei desideri,
ha lasciato al sole
il compito di asciugare
le lenzuola.


CheccusWriter

FIORE VIOLACEO



Notti e notti nell’oscurità,
le trascorro osservando 
gli astri.
Ho ridotto il mio corpo
a prato dolorante,
un fiore violaceo
cerca la sua preda,
vuole la tua bocca
dolce e profumata,
è stanco di inghiottire aria.
E’ un agonia che spezza la carne,
frammenta il desiderio,
fa parlare in modo osceno
la mia lingua,
cancella le note di un pianoforte.
Osservo da lontano Venere
accarezzare quel fiore
con mano calda,
masticarne i petali,
chiudere la porta ai ricordi.


CheccusWriter

lunedì 12 dicembre 2011

CENTO RAMI



Sono figlia di un ruscello,
sono rapida, impetuosa
e poi lenta, pigra
tra le foglie morte;
accolgo desideri repressi,
passioni infinite;
cento rami spezzati
non fermano
i miei sogni.
L’acqua che salta
improvvisa da
una cascata, ride
del mio silenzio,
trasforma antiche voci,
nascoste tra dubbi e angosce.
Mille gocce s’infrangono
nell’aria, raccolgono
petali di rose appassiti,
ridanno vita al mio amore.

CheccusWriter 

L'estate dell'amore

Scendere profonde voragini
con pareti di madreperla
il corallo
che nasconde tra le cosce
conchiglia soffice
muschio e spugna
dove riposano
pensieri alati e baci.
Con l'anima
il cervello
il cuore
sulla punta delle dita
per cogliere
frutti non più vietati
dolci sapori
infiniti soli
per l'estate dell'amore.


di Franco Zagato

giovedì 8 dicembre 2011

NUDA SEI SEMPLICE


Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

- Pablo Neruda -

sabato 3 dicembre 2011

Dolo, l'ospedale e i suoi parcheggi

Mercoledì 30- 11, mi sono recato in ospedale a Dolo per una visita programmata. Conoscendo le problematiche per parcheggiare sono arrivato con largo anticipo e come ben sapevo, tutti i parcheggi per disabili erano occupati. Aspetto un po' pazientemente, poi visto che nessun avvicendamento è possibile, mi avvio alla ricerca di un "buco", si dice così, per risolvere il problema, visto anche l'avvicinarsi dell'ora della visita. Intravedo uno spiraglio all'inizio della stradina del vecchio pronto soccorso, ci sono i vecchi cartelli di divieto di sosta ma penso si riferiscano ancora a quando il P.S-. era funzionante. Non mi dilungo, a mezzogiorno, dopo la vista esco e trovo la sorpresa: macchina portata via dal carro attrezzi, che guarda caso opera all'interno dell'ospedale ma non nel parcheggio antistante. Nulla da eccepire, il torto è mio, c'erano i divieti ma... Questo è un problema che ho affrontato tempo addietro, ho scritto alla "Nuova Venezia" che mi ha pubblicato la lettera, ho scritto al Sindaco, senza ricevere risposta. La domanda è: "chi è il proprietario dell'area parcheggio dell'ospedale?"
Interpellati i Vigli Urbani sostengono che non è loro giurisdizione, in quanto proprietà dell'ULSS.
L'ULSS sostiene essere suolo pubblico, quindi non di sua competenza. La morale della favola è che a poco serve regolamentare quel parcheggio se nessuno ha l'autorità per far rispettare il codice della strada. Si può notare, infatti, oltre alla sosta selvaggia in ogni dove, l'assoluta tranquillità di "certa gente" che parcheggia sul posto disabili e poi se ne va, magari correndo, per i fatti suoi, tanto il buon senso o l'educazione civica, non hanno nessun valore. L'importante è non prendere la multa e far vedere che si è più furbi degli altri.
L'unica legge che funziona, chissà perché, è quando danno la caccia all'immigrato, parcheggiatore abusivo che sicuramente rompe le scatole a chi vuole essere lasciato in pace ma che, in fin dei conti, cerca solo di sopravvivere. Sto meditando una denuncia alla Procura della Repubblica, tanto per vedere se si riesce a risolvere l'enigma della proprietà di quest'area. Che, poi, a voler ben vedere ci sarebbe un altro parcheggio libero e mal utilizzato, si trova in piazza mercato presso l'ingresso di servizio dell'ospedale ma quello è a pagamento, il comune deve fare cassa, anche se è perennemente vuoto: chissà perché.

Tienimi per mano - Hermann Hesse -

martedì 29 novembre 2011

Isn't It A Pity / George Harrison & Eric Clapton

George Harrison - Behind That Locked Door (Early Take)

Beware Of Darkness (George Harrison Demo)

What Is Life - George Harrison

George Harrison - My Sweet Lord

Something - George Harrison & Eric Clapton

GEORGE HARRISON & ERIC CLAPTON - While My Guitar Gently Weeps

Ken Russell

Parlare di Ken Russell, morto ieri a 84 anni, vuol dire , non solo, rendere omaggio ad un grande regista ma, pure al provocatore per eccellenza, al regista dello scandalo, con il quale voleva scuotere gli spettatori. Di lui si è detto che era: il ”selvaggio del cinema inglese”, in realtà con il suo modo di lavorare del tutto anticonvenzionale, voleva stimolare la gente a non considerare il cinema con la stessa noiosa indifferenza con cui si fa una passeggiata domenicale. Nei suoi film, ha sempre voluto grandi attori, da Oliver Reed a Vanessa Redgrave, a Glenda Jackson, la sua preferita. Nel 1971 presentò al Festival del cinema di Venezia, “I diavoli”, pellicola fortemente criticata dal Vaticano che, di fatto, costrinse il Governo di allora a censurarla prima e sequestrarla poi; seguirono negli anni, altri film di successo, compresa la regia  dell’opera rock “ Tommy”, musicata dai “The Who”. Vorrei, però soffermarmi su uno dei suoi migliori film, con protagonista Glenda Jackson, che con la sua superba interpretazione vinse l’Oscar: “Donne in amore”, tratto dal romanzo “Donne innamorate” di D.H. Lawrence, altra bestia nera, nella convenzionale e perbenista società inglese dei primi decenni del 900. “Donne in amore” all’epoca, 1969, fece scandalo per la sequenza della lotta senza esclusione di colpi, tra i due protagonisti, nudi, nella biblioteca dove si erano chiusi a chiave (Oliver Reed e Alan Bates).
Nelle intenzioni dello scrittore, rappresentava la purezza dell’uomo, contro il tipo di esistenza sbiadita, ipocrita, della società inglese di quel periodo, sopravvissuta indenne perfino al “dandismo” di fine 800. L’odio sempre più montante di Gerald nei confronti delle due sorelle, con una delle quali, Gudrun, pensava di intrattenere un rapporto meccanico/sessuale, quasi ossessivo, si scontra con le loro emozioni quasi pagane, la luna piena, la cancellazione dei ritmi ordinari nello scorrere del tempo, come e quando esse vogliono, mentre tutt’intorno, la vita continua regolare, meccanica senza di loro. Alla fine l’odio di Gerald lo porterà alla morte, quasi cercata come liberazione, mentre Birkin riuscirà a capire e ritrovare una sua collocazione e alla fine rimpiangerà l’amico perso.
Hanno detto che Russell non è riuscito a traghettare felicemente l’opera di Lawrence dal libro allo schermo ma è una cosa non certo semplice, visto che lo scrittore, dopo essere stato bastonato dagli intellettuali inglesi del tempo, che si erano riconosciuti nei personaggi, da lui descritti, è stato inserito a pieno titolo, tra i grandi della letteratura del 900. Se non altro ci ha provato, e, secondo me l’unico che poteva farlo, era proprio lui che con la sua arte selvaggia, era in perfetta simbiosi con Lawrence, fino allora, in Italia, famoso per l’altro suo romanzo: “L’amante di Lady Chatterley” .

Checcuswriter,   29 Novembre 2011      

Jimi Hendrix - Voodoo Child

martedì 22 novembre 2011

tuttiicoloridellanima: GOCCE DI EMOZIONI

tuttiicoloridellanima: GOCCE DI EMOZIONI: Venerdì scorso, 18 novembre, in una serata umida e nebbiosa mi sono infilata nella mia Mini e, scortata dal prode/fido amico Danieletto Fran...

lunedì 21 novembre 2011

Ti amo



Vorrei dirti ti amo, amica mia
ma sono parole
che non dico più a nessuna donna,
da tanto, troppo tempo.
Ne hanno abusato fino alla noia,
sono diventate logore,
impossibili da giustificare.
Voglio cambiarle,
voglio che urlino
l’immenso amore che ho per te.
Quando le ripeterò:
dieci, cento, mille volte,
capirai le mie carezze,
i miei desideri,
la mia dolcezza.
Sentirai il tuo cuore ribollire
di bianca schiuma,
come il mare infinito.
Vivrai quei momenti meravigliosi,
ringraziando l’universo 
di questa nostra felicità.

sabato 19 novembre 2011

Underground


Carrozze impazzite,
corrono a velocità folle,
sprofondano nella terra.
Assomigliano a talpe gigantesche,
inghiottono uomini e donne,
pronti a scavare nuove gallerie.
Le loro ruote, scivolano
su binari infiniti, privi di luce,
inutile omaggio al progresso;
cercano amori violenti,
sognati cento volte,
fatti di sussulti mai realizzati,
proiettati sui muri delle case.
Vivono nel buio la loro
eterna giovinezza,
una frenesia sotterranea
fatta di orgasmi veloci,
consumati tra sedili sudici
e vetri appannati.
Emergono con arroganza
alla luce del sole,
simili a balene che
escono dall’acqua,
gli occhi chiusi,
pronti a bruciare
la loro folle corsa.


domenica 13 novembre 2011

Una felicità perduta



E’ un precipizio infinito che
affascina i miei occhi,
pochi sassi che
roteano nell’aria;
il vuoto di un volo,
senza ali che pone
fine ai miei pensieri.
L’unica delusione
è per te amica mia,
avrei voluto
farti volare in alto,
leggera tra le nuvole,
lambire il sole,
esistere nel suo calore.
Hai preferito cancellare
il tuo sorriso, in un freddo
pomeriggio di novembre,
nel silenzioso abbraccio
di una malinconia mai gradita.
Non cerchi più spazi infiniti,
dove liberare la tua gioia,
sorridi al sole, alla luna,
alle stelle, sei padrona
di te stessa, hai lasciato
la tristezza nel cuore
di chi ti ha sempre cercata.


giovedì 10 novembre 2011

Goccia d'acqua




Osservo una goccia d’acqua 
danzare sotto i miei occhi,
 mi guarda irriverente, 
scorre veloce. 
Mi chiedo se sia sempre 
la stessa o mille 
altre tutte uguali. 
All’improvviso salta 
sul dorso della mia mano, 
mi rivolge la parola 
chiedendomi chi sono 
e cosa vorrei essere. 
Non le rispondo, 
la faccio scivolare 
nuovamente nel ruscello, 
seguendola con lo sguardo 
il più a lungo possibile.
Poi, osservando la mia 
immagine riflessa, 
capisco che il tempo passa 
più felicemente quando 
non si pensa al domani 
ma si vive il presente.

CheccusWriter

domenica 6 novembre 2011

Può anche succedere che in una giornata di triste pioggia un po' di felicità faccia capolino nel tuo animo, tanto da farti scrivere qualcosa di dolce e positivo, contrariamente al tuo modo d'essere.


Per sempre

Mi hai lasciato accarezzare
la tua pelle, liscia come la seta.
Mi sono smarrito nel bagliore dei tuoi occhi,
colori di un tramonto indescrivibile,
nelle tue labbra, dolcissimo frutto
in ogni stagione,
nel tuo corpo, splendida armonia
che ci accompagna.
Ho atteso il brivido della passione
che ci avvolge tutte le notti,
le tue parole che penetrano nel mio cuore,
la luce che rischiara un cielo
sempre più buio:
sarò tuo per sempre.

lunedì 31 ottobre 2011

Visualizzazioni

OGGI IL MIO BLOG HA PASSATO LE 4000 VISUALIZZAZIONI.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO
CHECCUS

sabato 29 ottobre 2011

Silloge


“Marghera”  -  “Casa e famiglia”  -  “Bottiglia”  -

Fanno parte di un’unica silloge, dedicata all’entroterra veneziano

Quanto scritto, sicuramente potrà sembrare datato,
E’ innegabile che Marghera, attualmente è diventata il fantasma
di quel polo chimico/industriale, attorno al quale gravitavano
migliaia di operai che in gran parte ci vivevano.
Io, però, voglio ricordarla com’è stata, un crogiolo di contraddizioni; amata, odiata, con la sua nebbia, spesso artificiale, con il suo stile di vita.
                        Dall’operaio che, con il magro stipendio, voleva mantenere una sua dignità,
alla famiglia numerosa e senza regole, dove regnava il: “si salvi chi può”;
alla Marghera degli sbandati che vivevano di espedienti ma dotati di uno spirito di solidarietà unico nel bisogno; con i suoi amori surreali, le speranze di tanti giovani bruciate nell’illusione che qualcosa cambiasse.
E’ un piccolo omaggio a quella che è sempre stata considerata sobborgo di Mestre, con la ferrovia a dividerla, se mai ce ne fosse stato bisogno, e “Provincia di Venezia” da cui dista chilometri virtuali e di cui è una realtà scomoda e non cancellabile. 

L’autore.




Marghera

Strade appena segnate
da pozzanghere,
percorse da ruote insofferenti,
voci concitate;
è un terreno fertile
per atti innominabili.
Difficile che nasca un amore,
non ci sono fiori,
prati d’erba:
solo ciminiere.
La spiaggia è invisibile,
coperta da tubi di morte.
Panfili di petrolio
scaricano il carico prezioso
per scatole di acciaio.
I tuoi occhi chiari
vagano senza meta,
non t’interessa
quello che ti circonda,
cerchi lui, la sua
figura esile,
il suo parlare cantilenante,
le sue labbra dolci.
I fumi, l’odore insopportabile,
l’acido che a fine giornata
ha ricoperto ogni cosa,
tutto, pur di vederlo;
continuare un amore
che a molti fa sorridere
ma che, per te,
è la vita
                  


Casa e famiglia

Hai sognato per anni
le tante cose belle
che ti circondano.
Hai aspettato in silenzio,
hai accarezzato, più volte,
l’impossibile idea di far parte
di quel mondo.
Sai che non c’è
il principe azzurro
alla porta di casa.
Vedi tua madre,
stanca affaticata,
ancora giovane
ma già vecchia,
nel fisico e nello spirito,
ti rivedi allo specchio,
uguale a lei.
Ed eccoti in ciabatte,
ventun’anni finiti,
sei già al capolinea,
due figli, un terzo in arrivo;
ti sforzi di amarli, non ci riesci,
fanno parte dei sogni
svaniti nella realtà
che ti ostinavi a non credere.
Vivi in un grigio palazzo,
anonimo, tranne le liti
e le urla quotidiane;
quattro mura al quarto piano,
la tentazione è forte,
potresti interrompere una catena
che si allunga sempre più.
                    
                     

Bottiglia

Avevi bevuto molto
quella sera, troppo.
Ma volevi divertirti,
cancellare quell’ansia
che stava trasformando
la tua vita in incubo.
Sei riuscita a spogliarti
con il tuo ragazzo
o, forse, era il primo,
capitato al momento giusto.
Non lo sai! Non ti ricordi,
nemmeno il piacere,
quello che cerchi nella vita.
Quando sei tornata a casa,
hai vomitato,
insultato tua madre,
maledetto tuo padre,
poi te ne sei andata
a letto, soddisfatta.
Aspetti un nuovo giorno,
una nuova notte,
gli incubi che ritornano,
senza tregua.
Sogni una nuova bottiglia,
la tua medicina.