domenica 30 gennaio 2011

vecchie poesie, stessa realtà.


 
Quadri parigini  o quadri milanesi! Come sei sempre attuale caro vecchio Charles


IL GIOCO

In poltrone stinte, vecchie cortigiane, pallide, con le sopracciglia dipinte e leziosi occhi fatali, che vezzose fanno cadere dalle magre orecchie un tintinnio di metallo e pietra;
intorno a verdi tappeti, volti senza labbra, senza colore, mascelle senza denti e dita agitate da febbre infernale che frugano la tasca vuota o il seno palpitante;
sotto sporchi soffitti, una fila di fiochi lampadari e lucerne enormi che proiettano bagliori su fronti tenebrose di poeti illustri che vengono a sprecare sudori sanguinanti;
ecco la nera scena che vidi svolgersi in un sogno notturno sotto il mio sguardo perspicace.
Anch’io, in un angolo dell’antro taciturno, mi vidi coi gomiti sul tavolo, freddo, muto, invidioso:
invidiavo la passione tenace di quella gente, la funebre gaiezza di quelle vecchie troie, mentre tutti allegramente trafficavano davanti a me la loro bellezza o il vecchio onore!
Povera gente! Cuore mio, che vuoi invidiare?
Gente in fervida corsa verso l’abisso spalancato che, ebbra com’è del proprio sangue, preferirebbe alla morte il dolore e al nulla l’inferno!

C. Baudelaire da "I fiori del male"

giovedì 27 gennaio 2011

memoria


Oggi 27 Gennaio è la "Giornata della memoria" è una ricorrenza fortemente carica di simboli che dovrebbe comunque fare riflettere su tutte le violenze e su tutti gli abusi che quotidianamente vengono perpetrati nel mondo e spesso fatti passare per legalità con grande dispendio di paroloni inutili e stupidi. Se ognuno di noi nel suo piccolo evitasse qualsiasi gesto violento anche il più banale tra le mura domestiche, sono sicuro che crescerebbe una generazione di persone dotate di grande equilibrio e sensibilità. Combattere la violenza con la violenza stessa, vuol dire accettare quest'ultima e darle una patente di legittimità che, a parole nessun vuole ma che nella pratica quotidiana è sempre presente; salvo che, poi, ci meravigliamo quando arriva alle estreme conseguenze tra lo stupore di tutti. 

esercito di ragni

Il cielo nero, l'aria greve di pioggia avevano frettolosamente cancellato il mio buon umore. La speranza da me tanto invocata appariva come un pipistrello che picchiava la testa sul soffitto, le ali sui muri. A poco serviva l'allegria delle campane, sembravano fantasmi, prigioniere tra sbarre di vetro. C'era un esercito di ragni pronti a scattare con furia contro il cielo, contro uomini inermi, armati solo di parole, ostinati nel fare udire i loro lamenti; seguono carri funebri privi di musica, aspettano che un cerchio abbracci l'orizzonte, accenda una luce nera invisibile nella notte.

Lo scrivere



Scrivere non è facile, vuol dire saper trasmettere idee, stati d'animo, a volte scomodi, quasi sempre reali. Personalmente lo faccio per un bisogno mio, personale, quasi fisiologico. Non sono uno scrittore che si siede al tavolo di lavoro e comincia a pensare cosa scrivere, magari mordicchiando la penna. Scrivo d'istinto, quando ne ho voglia, oppure sento un ispirazione. Magari scrivo per una settimana e poi per mesi tutto tace. Non ho, avrete capito, un interruttore che accendo e spengo a seconda del bisogno. 
Scrivo indifferentemente poesie o racconti, non sono ancora riuscito a preparare un romanzo unico intero, sono troppo sintetico, non mi piace riempire le pagine per fare il libro grosso, anche se, prima o dopo, riuscirò a fare anche questo. La poesia che troverete più avanti è una delle tante che aggiungo di continuo sul mio computer, non aspettatevi rime o cadenze classiche, i miei sono più che altro pensieri in libertà, specchi di realtà che possono essere crude ma reali, oppure parole dolci che fanno volare la mente tra le nuvole, dove a volte anzi spesso, sarebbe giusto rifugiarsi per una salutare parentesi da questo mondo in cui viviamo.

ragazza dai capelli rossi


Hai la pelle bianca, i capelli rossi, ti guardano tutti con compassione, il tuo vestito lacero fa intravedere la miseria, non quella comune nella buona società, quella che devi subire tuo malgrado. Qualcuno squadra la tua bellezza con occhio da intenditore, forse immagina facili conquiste con poca fatica. Il tuo corpo magro è pieno di dolcezza, il tuo viso pallido ricorda antichi ritratti, principesse svanite nel tempo, potresti buttare le scarpe consumate, indossarne un paio di cristallo.
Le tue dita maliziose sanno accarezzare con maestria, contano perle luccicanti; lasci intravedere i tuoi seni, sembrano piccole gemme sbocciate tra l'erba, sicuramente riservati a qualche nascosto amante, il tuo corpo, chissà, destinato ad un soffice letto.
Ti regalo un soldo, è un elemosina che non vorrei fare: ti chiedo scusa. Vai mendicando in mezzo a gente arrogante, puzzolente del suo orgoglio, vanitosa dei suoi denari, viscida nei suoi sguardi:
per fortuna non sei in vendita.