lunedì 24 febbraio 2014

Appuntamento con la poesia

APPUNTAMENTO CON LA POESIA

Come nella lirica arcaica, da Saffo ad Anacreonte fino a Teognide, l'omoerotismo compare nella poetica di Kavafis con una frequenza costante; eppure, se in quell'antico universo affondano le sue radici genetico-letterarie e quel modo diretto di riferire a se stesso esperienze profondamente intime, Kavafis vive la propria omosessualità alla luce della condanna cristiana: ecco, dunque, la comparsa di quella 'voluttà vietata', appagabile solamente in contesti squallidi, in qualche angolo malfamato di un anonimo sobborgo di Alessandria d'Egitto, nel più inconfessabile segreto, come un delitto. Quell'amore divenuto proibito, infando, che un tempo trovò nell'ambito simposiale e nell'educazione del tiaso una impareggiabile freschezza, si fa, sotto il flagello di un dio crudele, innominabile colpa: questo è il prezzo che il poeta è costretto a pagare, in termini di censura sociale, ad un moralismo tanto diffuso quanto disatteso. E, in quanto fiore del peccato, quei medesimi versi, che da tale 'nefanda venus' traggono origine, non trovano speranza alcuna di sottrarsi a quella rigida legge del silenzio, che ne tradisce, in ultima analisi, gli oscuri natali. (Daniele)

L'ORIGINE

Ormai la loro voluttà vietata
è consumata. S'alzano, si vestono
frettolosi e non parlano.
Sgusciano via furtivi, separati. Camminano
per via con una vaga inquietudine, quasi
sospettino che in loro un non so che tradisca
su che sorta di letto giacquero poco fa.
Ma dell'artista come s'arricchisce la vita!
Domani, doman l'altro, o fra anni, saranno
scritti i versi gagliardi ch'ebbero qui origine.

KONSTANTINOS KAVAFIS
 — con Ignacio Cortes Martinez.

Cinema, Harold Ramis è morto

Cinema, Harold Ramis è morto

Disabili in sedia a rotelle: la diversità a scuola fa crescere - CULTURA

Disabili in sedia a rotelle: la diversità a scuola fa crescere - CULTURA

giovedì 20 febbraio 2014

Vi spiego i veri motivi della rottamazione renziana di Letta. Parola di Emanuele Macaluso - Formiche

Vi spiego i veri motivi della rottamazione renziana di Letta. Parola di Emanuele Macaluso - Formiche

SENSI

Pablo Neruda - Saprai che t’amo e non t’amo - Sonetto XLIV- ©2014

Pablo Neruda - Saprai che t’amo e non t’amo - Sonetto XLIV- ©2014

Bibbia, quando gli insegnamenti sono pericolosi - CULTURA

Bibbia, quando gli insegnamenti sono pericolosi - CULTURA

pistole intelligenti

Non sarebbe più semplice eliminare ogni arma per uso personale, oltre ovviamente a quelle utilizzate nelle "così dette" guerre? E magari spendere quei soldi, utilizzati nella ricerca di armi adatte ad uccidere in modo intelligente, per altri nobili scopi? Tipo sconfiggere fame, miseria, ignoranza (che aumenta sempre più), salute, cultura, civiltà (parola ormai in disuso)? Il fatto che questi studi avvengano in America non ci deve illudere, presto arriveranno anche da noi, convinti assertori che tutto ciò che è americano: "is good"!

Lasciala parlare


Gramellini a Sanremo


Victor Hugo

.

giovedì 13 febbraio 2014

carnevale di venezia


Dal 14 febbraio al 4 marzo, ritorna il Carnevale di Venezia. Il tema di quest'anno è La natura fantastica. ...Visualizza altro

Verità assolute

Mai parole furono più vere.
«Ho orrore di tutte le verità assolute, delle loro applicazioni totali, dei loro presunti detentori d’ogni risma. Prendete una verità, portatela con cautela ad altezza d’uomo, guardate chi colpisce, chi uccide, cosa risparmia, cosa elimina, annusatela a lungo, accertatevi che non puzzi di cadavere, assaggiatela tenendola un po’ sulla lingua, ma siate sempre pronti a sputarla immediatamente. L’uomo libero è questo: il diritto di sputare».

Albert Camus

Miserabili




Qualcuno ricorda perché Jean Valjean, l'eroe de "I Miserabili" di Victor Hugo fu arrestato e condannato ai lavori forzati? Perché preda della fame rubò un pezzo di pane viste le condizioni miserrime cui versava il popolo nella Francia del XIX° secolo. Stiamo ad ampi passi tornando a quei livelli? Qui si tratta di pensionati, a quando capiterà anche a giovani com'era allora Jean Valjean ? Meditiamo bene su questi episodi che si stanno ripetendo con triste frequenza.

Empatia

martedì 11 febbraio 2014

FOIBE



 Purtroppo la Storia è una cruda descrizione di fatti che spesso sono scomodi a più persone interessate. Sarebbe troppo bello che si dicesse: hanno sbagliato da tutte e due le parti, fermiamoci e onoriamo i morti, punto. Ci saranno sempre gli utili idioti che daranno la colpa maggiore agli uni o agli altri, dimenticando che a monte di tutto vi fu un Regno d'Italia il cui Re per voracità di potere incoraggiò la distruzione di identità nazionali in nome di un nazionalismo Mussoliniano che ci avrebbe portati alla rovina. Senza volere essere quello che sale in cattedra, voglio ri-postare una nota fatta da un signore, del quale non ricordo il nome, in un altro sito ma sempre nel medesimo contesto. Non si vuole stabilire il torto o la ragione, ma solamente far capire che le cose non arrivano a conclusioni feroci per caso ma per volontà ben precise e che la Storia spesso e volentieri si ripete; ignorarla significa ripeterne gli errori e la seconda volta, non ci sono giustificazioni.   


FOIBE

Penso che il “ricordo” e la “memoria” non servano a nulla se non sono accompagnati da una coscienza storica obiettiva. Una coscienza che non dev’essere in alcun modo manipolata al fine di ottenere persone poco informate sulla verità, creando un pensiero comune vago e disordinato. Per non cedere alla disinformazione diffusa, bisogna saper inquadrare il “fenomeno delle foibe” nell’ambito della secolare disputa fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale. In epoca contemporanea, dopo la prima guerra mondiale, quando i nazionalismi si affermarono fino a sfociare nei razzismi di Stato, l’allora Regno d’Italia iniziò una politica di italianizzazione forzata delle terre “irredente”. Le durissime condizioni imposte dal Regno si fecero ancora più rigide ed intolleranti con l’avvento del fascismo. La lingua obbligatoria divenne l’italiano, i dialetti e le lingue dei popoli presenti sul territorio vennero proibiti, i cognomi “italianizzati”, interi villaggi vennero saccheggiati e poi incendiati, mentre migliaia di uomini, donne e bambini vennero torturati e deportati in massa nei campi di concentramento, altri venivano addirittura bruciati vivi su roghi di fascine. La ferocia fascista obbediva ai dettami di Mussolini, che nel 1920 aveva dato sfogo alla sua efferatezza dicendo che “di fronte ad una razza inferiore e barbara come quella slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone”. E così fu. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Jugoslavia sarà uno dei paesi che avrà pagato il più alto tributo di morti, da calcolarsi in circa 1 milione e mezzo di persone su 16 milioni di abitanti. Di questi, sono da attribuirsi alla responsabilità diretta delle truppe di occupazione italiana almeno 250 mila morti, che le fonti serbe però portano ad un totale di 300 mila. Crollato il regime fascista, si verificò un fenomeno alquanto strano e significativo: le “terre irredente” vennero precipitosamente abbandonate. Dopo decenni di repressione e violenze, i partigiani jugoslavi di Tito insorsero contro tutto ciò che era “fascismo”, purtroppo spesso identificato con “italiano”. Come accade sempre, l’odio attira e crea altro odio, facendo degenerare tutto in violenza. Il Comitato Rivoluzionario compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, nella quale, tuttavia, apparivano anche persone estranee al partito e che non ricoprivano cariche nello Stato italiano. Vennero tutti arrestati e giustiziati per poi successivamente essere scaraventati nelle “foibe”, aperture carsiche del terreno tipiche di quella regione geografica. Gli “infoibati” furono in tutto circa cinquemila, ma la stragrande maggioranza delle perdite italiane nella guerra derivano dai bombardamenti angloamericani su Trieste, Pola, Istria e Fiume. Siccome credo che non esistano morti da ricordare e altri che non meritano di essere ricordati, non è giusto fare distinzioni in questo caso, ma per i revisionisti, per i professionisti della cantilena anticomunista, i morti dei bombardamenti non contano. Non vuole essere, la mia, una sintesi “di parte” sul fenomeno delle foibe, piuttosto una nota storica che tenga viva la memoria “ricordando tutto”, per aiutarci a comprendere quanto atroce e inarrestabile sia quell’infinito circuito che crea la violenza generando altra violenza.

Checcuswriter
11 Febbraio 2014

Shirley Temple è morta - CRONACA

Shirley Temple è morta - CRONACA

giovedì 6 febbraio 2014

reputazione

Non rinuncerò mai a nulla per la reputazione. Io spero che coloro che mi sono amici, o personali, o in quanto lettori, o come compagni di lotta (e nei cui occhi, lo so, cala un'ombra, ogni volta che la mia reputazione è in gioco: un'ombra che mi dà un dolore terribile) siano così critici, così rigorosi, così puri, da non lasciarsi intaccare dal contagio scandalistico: se così fosse, gli sconfitti sarebbero loro: se solo cedessero per un attimo e dessero un minimo valore alla campagna dei nemici, essi farebbero il gioco dei nemici.

Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell'intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti.

Pier Paolo Pasolini

A proposito di Davis, la vita di Dave Van Ronk secondo i Coen - CULTURA

A proposito di Davis, la vita di Dave Van Ronk secondo i Coen - CULTURA

lunedì 3 febbraio 2014

partigiani del terzo millennio

I partigiani del Terzo millennio

Caro Beppe Grillo,

Lei è naturalmente libero di fare non solo politica, ma di fare la politica che vuole. Può candidare un presidente della Repubblica grazie a 5mila voti presi sul web, può sostenere che nel suo Movimento uno vale uno, e che lei e Casaleggio siete come tutti gli altri attivisti, né più né meno. Puo’ sostenere che il futuro è suo e che gli altri sono tutti morti schifosi putridi e puzzolenti. Può sostenere che tutto quello che non è Lei (o da lei certificato) fa schifo. Puo’ chiamare l’ostruzionismo costruzionismo e i presidenti della Camera zombie, e può dolcemente attendere il momento in cui si rivedran le stelle.

Può dire, infine, che partiti e giornali ed elettori che non votano per lei sono uno stesso sistema di corrotti compromessi e prezzolati, un sistema che non le piace per niente e che lei vuole legittimamente cambiare.

Siamo in democrazia, e Lei, caro signor Grillo, si puo’ permettere di dire ciò che vuole. Anche che Lei e il suo Movimento siete i nuovi partigiani.

Solo mi faccia una cortesia. Quest’ultima cosa abbia il coraggio di venire a dirla davanti alla tomba di mio nonno, massacrato di botte e ricinizzato per mesi ogni sabato dai fascisti.

Se verrà le dirò delle storie che mi raccontava quando ero bambino. Quando mi prendeva in braccio e mi narrava delle ronde, dei proclami e delle camice nere.

Quelle sere gli chiedevo che voleva dire essere fascisti, e lui se ne restava un po’ in silenzio e poi mi guardava, bambino di otto anni, e mi rispondeva che essere fascisti significava non tollerare la possibilità che un‘altra persona la pensasse in modo diverso da te.

“E se lo facevi lo stesso, nonno, i fascisti che ti facevano?”. E lui: a volte ti picchiavano, ma più spesso facevano un’altra cosa. “E cosa, nonno?”, insistevo io con la petulanza dei ragazzini. E lui pazientemente mi spiegava che i fascisti si mettevano a gridare minacciosamente e in pubblico dicendo che tu la pensavi diverso da loro perché qualcuno ti pagava per farlo, mentre loro non erano pagati da nessuno; oppure perché avevi qualcosa da nascondere, mentre loro erano puri e senza macchia; o ancora perché eri contro la patria, mentre loro amavano la bandiera; o infine perché eri un ladro mentre loro erano onesti.

Le ricorda qualcosa, Signor partigiano?

Ora io non voglio scomodare i morti, l’esperto di zombie e cadaveri del resto è lei. Ma sono abbastanza sicuro che se mio nonno ora la ascoltasse, sorriderebbe con la serenità di chi siede in paradiso, la lascerebbe parlare e non la insulterebbe. Perchè la differenza tra fascisti e partigiani, lui, la conosceva bene.

(Marco Bracconi)

http://bracconi.blogautore.repubblica.it/2014/01/31/partigiano-del-duemila/

Foto: I partigiani del Terzo millennio

Caro Beppe Grillo,

Lei è naturalmente libero di fare non solo politica, ma di fare la politica che vuole. Può candidare un presidente della Repubblica grazie a 5mila voti presi sul web, può sostenere che nel suo Movimento uno vale uno, e che lei e Casaleggio siete come tutti gli altri attivisti, né più né meno. Puo’ sostenere che il futuro è suo e che gli altri sono tutti morti schifosi putridi e puzzolenti. Può sostenere che tutto quello che non è Lei (o da lei certificato) fa schifo. Puo’ chiamare l’ostruzionismo costruzionismo e i presidenti della Camera zombie, e può dolcemente attendere il momento in cui si rivedran le stelle.

Può dire, infine, che partiti e giornali ed elettori che non votano per lei sono uno stesso sistema di corrotti compromessi e prezzolati, un sistema che non le piace per niente e che lei vuole legittimamente cambiare.

Siamo in democrazia, e Lei, caro signor Grillo, si  puo’ permettere di dire ciò che vuole. Anche che Lei  e il suo Movimento siete i nuovi partigiani.

Solo mi faccia una cortesia. Quest’ultima cosa abbia il coraggio di venire a dirla davanti alla tomba di mio nonno, massacrato di botte e ricinizzato per mesi ogni sabato dai fascisti.

Se verrà le dirò  delle storie che mi raccontava quando ero bambino. Quando mi prendeva in braccio e mi narrava delle ronde, dei proclami e delle camice nere.

Quelle sere  gli chiedevo che voleva dire essere fascisti, e lui se ne restava un po’ in silenzio e poi mi guardava, bambino di otto anni, e  mi rispondeva che essere fascisti significava non tollerare la possibilità che un‘altra persona la pensasse in modo diverso da te.

“E se lo facevi lo stesso, nonno, i fascisti che ti facevano?”. E lui: a volte ti  picchiavano, ma più spesso facevano un’altra cosa. “E cosa, nonno?”, insistevo io con la petulanza dei ragazzini.  E lui pazientemente mi spiegava che i fascisti si mettevano a gridare minacciosamente e in pubblico dicendo che tu la pensavi diverso da loro perché qualcuno ti pagava per farlo, mentre loro non erano pagati da nessuno; oppure perché avevi qualcosa da nascondere, mentre loro erano puri e senza macchia; o ancora  perché eri contro la patria, mentre loro amavano la bandiera; o infine perché eri un ladro mentre loro erano onesti.

Le ricorda qualcosa, Signor partigiano?

Ora io non voglio scomodare i morti, l’esperto di zombie e cadaveri del resto è lei.  Ma sono abbastanza sicuro che se mio nonno ora la ascoltasse, sorriderebbe con la serenità di chi siede in paradiso, la lascerebbe parlare e non la insulterebbe. Perchè la differenza tra fascisti e partigiani, lui, la conosceva bene.

(Marco Bracconi)

http://bracconi.blogautore.repubblica.it/2014/01/31/partigiano-del-duemila/

Boldrini/grillo

Mentre Beppe Grillo vendeva yogurt in televisione Laura lavorava nelle piantagioni di riso in Venezuela.
Mentre il primo spaccava computer con l'arroganza tipica dei miliardari che da sempre affabulano il nostro paese Laura era portavoce dell'Alto Commissario Onu per i rifugiati.
Mentre il suddetto cafone vagava con il suo Ferrari in giro per l'Italia raccontando di avere in tasca la verità per risolvere i problemi del nostro paese a Laura veniva riconosciuto il merito per il suo costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.

Pasolini e i giovani

Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.

In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente - figuriamoci il futuro - a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare... A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.

Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…».

Pier Paolo Pasolini
 — con Mariani Massimo.