mercoledì 30 marzo 2011

Confusione

Il Governo della confusione e del ridicolo: ovvero come speculare sulle disgrazie della gente.

Cosa dire, che tristezza seguire quotidianamente le eroiche imprese dell’armata Brancaleone che ci governa.
Ci troviamo costretti a fare una guerra non voluta dai nostri politici, preoccupati delle conseguenze economiche che potrebbero derivarne, mentre il contributo umanitario è considerato assolutamente secondario. Da due settimane il Ministro dell’Interno, leghista naturalmente, annuncia che arriveranno decine di migliaia di immigrati e senza prevenire il problema o prendere gli opportuni provvedimenti, una volta  arrivati, lascia lievitare il numero fino 6000 persone e li lascia marcire per giorni a Lampedusa, portando all’esasperazione i suoi abitanti; forse voleva far capire agli Italiani cosa potrebbe succedere se si è deboli con quei poveri disgraziati; quindi, lasciandoli senza cibo, senza acqua, senza servizi igienici, portandoli cioè alla disperazione, la repressione potrà essere senz’altro più severa, senza contare che aumenterebbero le giustificazioni per non averli nella nostra e in altre regioni d’Italia.
L’ultima barzelletta è dividerli tra profughi e clandestini, per la cronaca ci sono solo due funzionari che dovrebbero provvedere all’identificazione,  senza tener conto che molti sono scappati dai lager di Gheddafi, dove erano stati rinchiusi dopo il famoso accordo con Berlusconi; il quale se ne sta zitto, zitto, in attesa dello sviluppo degli eventi, non si sa mai, dovesse ritornare in sella il colonnello, potrebbe dire: “Io ti ho sempre amato ma ho dovuto cedere alla ragion di stato”.
E infatti, a livello internazionale contiamo meno del due di briscola, ci avvisano delle decisioni prese a cose fatte. E che dire dell’ineffabile Bossi, preoccupato di dover usare una politica umanitaria nei confronti degli immigrati. Cosa direbbe la base? Sarebbe un cedimento di fronte all’unico argomento politico che hanno: il resto è vuoto.
Aggiungo una chicca dell’ultima ora; dopo lo show milanese, fuori dal Palazzo di Giustizia, assieme alle papi girls, questa volta un po’ avanti con gli anni, (si sa che l’amore è cieco), anziché presiedere il Consiglio dei Ministri per prendere adeguate soluzioni che gli abitanti di Pantelleria aspettano furibondi, per l’inettitudine del Governo, ha ben pensato di rinviare il tutto e di scendere nell’isola carico di promesse, una più bella di quell’altra: ha comperato una nuova casa nell’isola, ha chiesto la cittadinanza all’anagrafe, tanto per non essere considerato un clandestino, ha comperato pescherecci in ogni rivendita possibile e immaginabile, così eventuali altri intrusi potranno arrivare solo a nuoto, e, udite, udite, ha proposto che Lampedusa venga dichiarata patrimonio dell’umanità e i suoi abitanti proposti per il Nobel per la Pace.
Mi fermo qui, anche perché non vorrei ostacolare il lavoro dei canonici in Vaticano, dove è stata avviata la pratica per la beatificazione: escort permettendo. 
Checcus Writer

venerdì 25 marzo 2011

occhi in ascolto

                                   Il gufo nei suoi pensieri disse....

Una giovane mamma, in cucina preparava la cena,con la mente             
totalmente concentrata su ciò che stava facendo:
preparare le patatine fritte.
Stava lavorando sodo, proprio per preparare un piatto
che i bambini avrebbero apprezzato molto.
Le patatine fritte erano il piatto preferito dai bambini.
Il bambino più piccolo, di quattro anni,
aveva avuto un’intensa giornata alla scuola materna
e raccontava alla mamma quello che aveva visto e fatto.
 La mamma gli rispondeva distrattamente con monosillabi e borbottii.
Qualche istante dopo, si sentì tirare la gonna e udì:
"Mamma...".
La donna accennò di sì col capo e borbottò anche qualche parola.
 Sentì altri strattoni alla gonna e di nuovo:
"Mamma...".
Gli rispose ancora una volta brevemente,
e continuò imperterrita a sbucciare le patate.
Passarono cinque minuti.
Il bambino si attaccò alla gonna della mamma
e tirò con tutte le sue forze.
La donna fu costretta a chinarsi verso il figlio.
Il bambino le prese il volto fra le manine paffute,
lo portò davanti al proprio viso e disse:
"Mamma, ascoltami con gli occhi!".
Udire è raccogliere un’informazione;
ascoltare è essere attento ad un’altra persona.
Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli:
"Tu sei importante per me!".
Tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi...
 

giovedì 17 marzo 2011

Riforma epocale


La: “Riforma epocale”

Non passa giorno che sui giornali non si legga della grande riforma della giustizia, presentata dalla premiata maggioranza Berlusconi & c. Leggiamo che i magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri dipendenti dello Stato.
Leggiamo che viene stravolto l’art. 104 della Costituzione, laddove scrive che: “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.” Mi risulta, qualcuno mi corregga se sbaglio, che con il nuovo ordinamento la magistratura è sottoposta al potere dell’ esecutivo, mi riferisco al C.S.M, ai pubblici ministeri, alla polizia giudiziaria. Ma, voglio soffermarmi sulla prima parte di quanto scritto, ovvero sulla violazione dei diritti al pari degli altri dipendenti dello Stato.
La maggioranza che ci governa attualmente, cambia le regole e fa in modo che un altro dipendente dello Stato possa essere condannato per i propri errori.
I processi sono lunghi, i tribunali non ce la fanno a smaltire tutto l’arretrato? Nell’epocale riforma che, se tutto va bene, vedrà la luce tra due/tre anni, non si parla di risolvere le croniche deficienze di organico e di risorse materiali, nei tribunali visto che in certi casi manca perfino la carta per fotocopie, senza contare il processo di riordino informatico, ancora alla preistoria.
Un giudice costretto a decidere sotto la spada di Damocle: “se sbagli, paghi di tasca tua”, cosa dovrebbe fare? Assolvere un imputato e farsi querelare dal denunciante o viceversa
La maggioranza guidata da questo “signore”, ha tanta voglia di far pagare gli errori commessi dalle toghe rosse nei suoi confronti (leggi delitto di lesa maestà). E i danni che ha fatto lui e la sua cricca, compresi gli alleati fedeli, chi li paga? Leggi votate da gente che non sa neanche cosa sta votando, restituite al mittente dal Capo dello Stato (e per fortuna che c’è ancora lui). Se invece di sedere in Parlamento, profumatamente pagati dagli italiani, anche quelli che non si riconoscono tali, lavorassero in una comunissima azienda privata, pensate che sarebbero ancora al loro posto?
Io sono fiero e orgoglioso di essere Italiano, ma, a volte, mi vergogno di esserlo, come quando, sempre quel “signore”, ha baciato la mano all’infame che adesso sta massacrando il suo popolo e che dovrà rispondere di crimini contro l’umanità. Io, Italiano mi sono sentito offeso e umiliato, da quel gesto che ci ha diffamato presso il mondo intero, facendoci fare una delle più penose figure a livello internazionale (ormai siamo noi la barzelletta, altro che quelle che racconta lui). Chi paga per tutto questo?
Lasciando perdere le grandi opere promesse, e, sulla cui fattibilità , non crede più nessuno, dov’è finita la gestione ordinaria della cosa pubblica? Viene eseguita regolarmente, o viene lasciata all’ormai consueto sport nazionale del fai da te? Facciamo qualche esempio banale:
Forze dell’ordine prive di mezzi e senza benzina, con straordinari arretrati e ancora da pagare, per non parlare di scarpe e divise.
Disastri ambientali come il terremoto dell’Aquila, le inondazioni in Veneto e in altre parti d’Italia, ancora in attesa   di vedere mantenute le promesse fatte a bocca piena.
Un minimo di rilancio economico, che non si riduca solo ai tagli indiscriminati delle risorse, ma a una maggiore offerta, in maniera che qualche azienda rimanga in Italia invece di andarsene in cerca di posti migliori?
Le migliaia di cassintegrati, vera bomba atomica, assieme a chi, il lavoro lo ha perso veramente, dove li mandiamo quando saranno finiti gli ammortizzatori sociali? E, poi, la scuola, con le classi da primo dopoguerra, di 30/40 bambini, visti i tagli effettuati nell’organico insegnanti; la sua divisione tra pubblica e privata, ovvero tra chi non può permettersi un istruzione adeguata visto che hanno tolto tutto, e chi invece i soldi ce li ha e paga per istruire il figlio. La cultura con il nostro patrimonio artistico, che tutti ci invidiano e che lasciamo marcire. Chi paga per tutti questi errori? Quel “signore” assieme alla sua cricca, che umilia il parlamento con i suoi comportamenti? E vorrebbe essere eletto alla massima carica dello stato: al Quirinale dove siede una delle poche, se non l’ultima, figura istituzionale, che gode credito presso gli italiani? Mi auguro tanto di no! Sarebbe un triste regalo per questa povera Italia.   
Potrei continuare all’infinito, tante sono le cose che si potrebbero/dovrebbero scrivere ma a volte mi chiedo se ne valga la pena, se a qualcuno interessa di più il suo orticello privato, in attesa di tempi migliori o se qualcun altro ha voglia di lottare e non solo festeggiare l’unità di questo Paese.




mercoledì 16 marzo 2011

Libia cronaca di un genocidio



Libia: cronaca di un genocidio

L’Europa aspetta che si muova la NATO,
la NATO aspetta decisioni dall’ONU,
l’ONU aspetta di vedere cosa farà l’America,
Obama si rivolge all’Europa.
Gheddafi ringrazia e continua il suo massacro indisturbato; i giovani libici sbigottiti, si chiedono dov’è la fratellanza e la solidarietà internazionale. Ricordano che in Irak fu scatenata una guerra per il controllo del territorio e del petrolio, in Afghanistan per ritorsione contro il fanatismo religioso; per loro che lottano in nome della democrazia e della libertà non c’è nulla, tranne la soddisfazione di essere citati tra qualche decina d’anni, nei libri di storia a perenne memoria delle lotte per l’indipendenza del loro paese.
Le ultime notizie ci dicono che la comunità internazionale, dopo aver gareggiato a chi si indignava di più, è arrivata alla conclusione che fare una guerra per salvare i rivoltosi è impossibile, mancano i presupposti di utilità economica a parte il gas e quel poco di petrolio che viene esportato, certificando così il massacro in atto. Il terremoto sul Giappone ha steso un insperato silenzio sui media; a me, e, spero, a tanti altri, non resta che osservare con profondo disgusto quanto vale la vita umana e la libertà per la quale lotta un popolo   
Gli Italiani che osservano con preoccupazione quanti barconi viaggiano alla volta di Lampedusa, si accodano in silenzio: gli hanno detto di non disturbare.
Per quanto riguarda le minacce di Gheddafi, che presto riavrà il pieno controllo del paese, non c’è da preoccuparsi, il nostro Presidente del Consiglio, in una riunione segreta del  Governo, ha deciso che al primo incontro utile con il macellaio, gli bacerà la mano tre  volte in segno di totale devozione. Ma non deve saperlo nessuno, è un segreto!

martedì 15 marzo 2011

la libertà


La libertà

La libertà dondola nell’aria, martella il mio viso, stordisce i miei pensieri, mi insegue correndo, poi  scappa,  non riesco a raggiungerla; la strada si allunga, le gambe sono pesanti. Uno stretto ponte mi trasporta in un'altra riva, in un altro mondo. Getto la spada, cado in ginocchio, le mie mani tremano, i nostri occhi si incrociano, se questa è la felicità: ringrazio Dio.     


il ballo del sabato sera


Il ballo del sabato sera

Fiera della sua perfetta figura, portava con noncuranza guanti e stola di visone; il suo vestito quasi regale, sovrastava tutte al ballo del sabato sera.
Vita snella, piede magro, bella come una diva, fu subito notata da cento occhi avidi e superbi. Sparì più volte quella sera, tra un ballo e l’altro, suscitando invidia, lazzi e commenti lascivi. A notte inoltrata, gli occhi gonfi, cerchiati, vagava nel vuoto; in giro non c’era più niente di appetibile, la borsetta già gonfia di moneta, sembrava sazia.
Se ne andò con anonima eleganza, caricatura di uno scheletro con sembianze umane.                              


domenica 13 marzo 2011

mostri invisibili


Mostri invisibili

Quel mattino la nebbia fitta avvolgeva ogni cosa, rendeva invisibili le case; la strada, trafficata di macchine, sembrava un fiume in piena, sporco di fango. Incrociai uno sbandato, vagabondo, barba lunga, giallastra, pochi denti, la mano aperta in cerca di qualche soldo o sigaretta. Gli occhi erano vivi, lo sguardo acuto, irriverente, il gelo sembrava avere incurvato la sua figura, anche se, lui, non se ne curava; camminava lentamente, l’incedere distaccato di chi si sente superiore, suscitando in me sentimenti di ridicola curiosità. Ma, ecco, che, fatti pochi passi, un altro lo seguiva, e poi un altro e un altro ancora, il sorriso  sempre più beffardo, la schiena sempre più china, come fossero partoriti tutti dalla stessa madre: mostri inafferrabili, liberi di circolare. Mi fermai a guardare una vetrina, non avrei sopportato di vederne ancora; osservai compiaciuto il mio aspetto elegante e curato  e mi chiesi cosa potevo temere. Camminando in mezzo a loro mi sentivo umiliato, confuso, quasi ubriaco; cercavo invano di chiedere spiegazioni a me stesso, ero svuotato, la mia anima ballava sopra le onde di un mare in tempesta.
Ridevano tutti: barboni, vecchiette con i vestiti laceri; mi trascinarono in mezzo a loro camminando per le strade come in una processione satanica.
Svanirono nella nebbia, a sera inoltrata, lasciandomi con i vestiti laceri, la barba
lunga, la mano tesa a chiedere l’elemosina.

venerdì 11 marzo 2011

Una favola antica

 Una favola antica

L’alba aspettava tranquilla, sapeva attendere con pazienza, sicuramente le molte domande che si poneva avrebbero avuto risposta.
Dal canto suo la notte tappava le finestre, sbarrava le porte, cercava disperatamente di mantenere il buio, ogni lampo di luce la terrorizzava, riduceva il suo potere. Vinse la luce, per troppo tempo soffocata e repressa e fu un esplosione di gioia, di speranza, di felicità; la coscienza che la vita degli uomini stava cambiando, si stava riscrivendo la storia.
“Nonno perché ti sei fermato? Come andò a finire? Vinse la luce?”
“No! Nessuno dei due, la notte si alleò con l’inchiostro e divenne più buia di prima; l’alba non seppe approfittare dei lampi di luce che riusciva a mandare nell’aria. Ne approfittò il tramonto, grigio e anonimo che continuò a smorzare la luce e a fermare le tenebre.”                              

Libia: cronaca di un genocidio


Libia: cronaca di un genocidio

L’Europa aspetta che si muova la NATO,
la NATO aspetta decisioni dall’ONU,
l’ONU aspetta di vedere cosa farà l’America,
Obama si rivolge all’Europa.
Gheddafi ringrazia e continua il suo massacro indisturbato; i giovani libici sbigottiti, si chiedono dov’è la fratellanza e la solidarietà internazionale. Ricordano che in Irak fu scatenata una guerra per il controllo del territorio e del petrolio, in Afghanistan per ritorsione contro il fanatismo religioso; per loro che lottano in nome della democrazia e della libertà non c’è nulla, tranne la soddisfazione di essere citati tra qualche decina d’anni, nei libri di storia a perenne memoria delle lotte per l’indipendenza del loro paese.
Gli Italiani che osservano con preoccupazione sull’altra sponda dell’oceano Mediterraneo, si accodano in silenzio: gli hanno detto di non disturbare.

giovedì 10 marzo 2011

prostituta


Prostituta

Dovevo essere proprio ubriaco quella sera, tanto da infilarmi in un letto con una squallida prostituta; quello che volevo lei lo sapeva bene e i suoi gesti meccanici avevano soddisfatto abilmente il mio desiderio, questione di pochi attimi ed era tutto finito.
Distesi nel letto sembravamo due cadaveri, ognuno con i suoi problemi irrisolti; l’osservavo accendersi una sigaretta mentre riponeva i soldi nella sua capace borsa. Fantasticavo su quel corpo venduto più volte e ormai sfatto, buono solo per appagare con misera moneta, pruriti indecenti.
La immaginai giovane, come sicuramente un tempo lei era stata.
I suoi capelli curati e profumati, la sua pelle morbida e vellutata, la sua bellezza arrogante e sicura; la tristezza nel vederla sparire giorno dopo giorno, davanti a uno specchio. Lo splendore dei suoi occhi invecchiati, ormai freddi: rare volte velati di lacrime.                                                                                                   

Arcore 2051

lunedì 7 marzo 2011

L'irrefrenabile voglia di essere libero


Questa non è una poesia come la si può intendere comunemente
ma il grido di dolore di un ragazzo che si nutre di speranza pur vivendo in mezzo alla barbarie. Il suo è un amore per la vita che lo spinge a sfidare la morte, l’amore per i suoi genitori, offesi e umiliati, l’amore per una donna mai avuta ma sempre desiderata. Dedicato a tutti i giovani che gridano il loro amore per la libertà, unica, impagabile protagonista dei nostri pensieri, delle nostre azioni, del nostro vivere quotidiano.



L’irrefrenabile voglia di essere libero

Una carezza leggera mi sfiora una guancia, è quasi l’alba, mia madre mi sveglia con delicatezza, mi alzo come sempre, osservo i suoi occhi velati di tristezza, senza più lacrime; le dò un bacio, mi vesto in fretta e scendo in piazza. Ho una borsa di tela piena di pietre, l’unica arma che ho per combattere contro gente che spara anche alle foglie. Dovrebbero essere fratelli di sangue ma ci ammazzano come cani: pagati per questo.
Hanno ammazzato anche una ragazza che ho conosciuto  la settimana scorsa, neanche il tempo di dirle che le volevo bene, che avrei voluto vivere insieme a lei in un altro mondo, sicuramente diverso da questo.
Sto lottando per la libertà, la voglio con tutte le mie forze; è passato il tempo in cui  facevo fatica a capirne il significato, in cui la mia vita scorreva uguale, giorno dopo giorno, come una pecora inutile, buona solo per fare numero. Non so se questa sera sarò ancora vivo, mio fratello ha un fucile è più bravo di me, io con le pietre e la fionda mi sento ridicolo. Ma la mia rabbia non è ridicola, se devo morire lo faccio a testa alta, davanti al mondo intero. Ogni giorno, ogni ora che passa, quella voglia mi penetra sempre più nel cervello, esalta le mie azioni supera perfino la fame e la miseria. So che in tanti mi guardano: non giudicate! Voi vivete nella libertà, siete dei privilegiati, se mi aiuterete a conquistarla allora potremo essere veramente fratelli.                                

giovedì 3 marzo 2011

Auguri Italia

Osservo stupita la gente camminare frettolosa, i continui cambiamenti a cui si adatta senza rendersene conto, come il tempo che passa veloce.
Io vivo tranquilla, non mi curo dei mesi o degli anni, nessuna nostalgia del passato. Cerco di guardare sempre al presente, il futuro è sicuramente un incognita; a volte rimango ferita dalle sorprese amare che mi vengono riservate, guerre inutili, in cui tanti, troppi figli muoiono. Sogno sempre prosperità, amicizia, pace, anche se quest’ultima è figlia della morte; basta raggiungere il benessere, diventarne schiavi e l’ozio ci trascina verso nuove intolleranze, nuove barbarie; inutile il mio urlare al mondo i principi in cui ho sempre creduto: Giustizia, Libertà, Eguaglianza, parole al vento, durano lo spazio di una cerimonia, poi tutto ritorna come prima.
Ormai gli anni sono passati, chissà se mi considerano una vecchia saggia o una povera donna da compatire, cerco di comprendere, a volte sembrano sopportarmi. Li tratto tutti come figli anche se vedo sparita la saggezza che avevo cercato di trasmettere, trionfa l’indifferenza, la frenesia di vivere senza regole, senza mai fermarsi, addirittura qualcuno litiga, vorrebbe andar via di casa. Mi guardo attorno tristemente, faccio fatica a riconoscerli,  mi chiedo in cosa ho sbagliato, quali siano stati gli errori che mi hanno portato a dover subire tutto questo.
Mi hanno detto che tra  poco ci sarà una grande festa in mio onore, ne sono lusingata, felice, l’aspetto con emozione; ed ecco finalmente arrivare il  giorno tanto atteso. Mi sono fatta bella, ho curato particolarmente il mio abbigliamento; esco in strada fiduciosa ma nessuno mi guarda, neanche un saluto frettoloso, un sorriso di circostanza: nulla.
Una lacrima triste riga il mio viso, sto per tornare tra le mie mura, umiliata, offesa; Ma ecco che un bambino si avvicina, mi fa una carezza, mi prende per mano, ciao Italia, auguri: finalmente ti conosco.