Questa non è una poesia come la si può intendere comunemente
ma il grido di dolore di un ragazzo che si nutre di speranza pur vivendo in mezzo alla barbarie. Il suo è un amore per la vita che lo spinge a sfidare la morte, l’amore per i suoi genitori, offesi e umiliati, l’amore per una donna mai avuta ma sempre desiderata. Dedicato a tutti i giovani che gridano il loro amore per la libertà, unica, impagabile protagonista dei nostri pensieri, delle nostre azioni, del nostro vivere quotidiano.
L’irrefrenabile voglia di essere libero
Una carezza leggera mi sfiora una guancia, è quasi l’alba, mia madre mi sveglia con delicatezza, mi alzo come sempre, osservo i suoi occhi velati di tristezza, senza più lacrime; le dò un bacio, mi vesto in fretta e scendo in piazza. Ho una borsa di tela piena di pietre, l’unica arma che ho per combattere contro gente che spara anche alle foglie. Dovrebbero essere fratelli di sangue ma ci ammazzano come cani: pagati per questo.
Hanno ammazzato anche una ragazza che ho conosciuto la settimana scorsa, neanche il tempo di dirle che le volevo bene, che avrei voluto vivere insieme a lei in un altro mondo, sicuramente diverso da questo.
Sto lottando per la libertà, la voglio con tutte le mie forze; è passato il tempo in cui facevo fatica a capirne il significato, in cui la mia vita scorreva uguale, giorno dopo giorno, come una pecora inutile, buona solo per fare numero. Non so se questa sera sarò ancora vivo, mio fratello ha un fucile è più bravo di me, io con le pietre e la fionda mi sento ridicolo. Ma la mia rabbia non è ridicola, se devo morire lo faccio a testa alta, davanti al mondo intero. Ogni giorno, ogni ora che passa, quella voglia mi penetra sempre più nel cervello, esalta le mie azioni supera perfino la fame e la miseria. So che in tanti mi guardano: non giudicate! Voi vivete nella libertà, siete dei privilegiati, se mi aiuterete a conquistarla allora potremo essere veramente fratelli.
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