venerdì 28 dicembre 2012

desideri avverati


Ogni desiderio che si avvera, ogni sogno che si realizza, ogni si urlato, ogni sorriso, ogni 

no deciso, ogni sguardo al cielo, ogni mano tesa, ogni lacrima di gioia, ma anche di 

dolore, ogni partita vinta, ma anche persa, ogni sospiro ... tutto ciò che di noi riusciamo a 

realizzare, nel bene e nel male, a prescindere dalle aspettative degli altri, cercando solo in 

noi stessi ... ci conduce alla libertà.

BUKOWSKI


Aspettando la morte
come un gatto
che sta per saltare sul letto
mi dispiace così tanto per
mia moglie
lei vedrà questo
corpo
rigido e
bianco
lo scuoterà una volta,

 e poi forse
ancora "Hank!"
Hank non
risponderà.
Non è la mia morte che
mi preoccupa, è lasciare
mia moglie con questa
pila di
niente.
Però vorrei che
lei sapesse
che tutte le notti
dormite
accanto a lei
anche le discussioni
inutili
erano sempre
cose splendide
e le più difficili
delle parole
che ho sempre avuto 

paura a dire
ora possono 

essere dette:
ti amo.



Charles Bukowski - "Confessione"
KOWS

LIBRI IN GONDOLA


E' una singolare libreria la "Libreria Acqua Alta" su un canale di Venezia che inonda ogni 

anno. Così l'eccentrico proprietario tiene i suoi libri in barche, vasche da bagno e in una 

gondola in disuso ...

Luxury Bookshelf

RIMBAUD


Una sera, ho preso la Bellezza sulle mie ginocchia.

E l’ho trovata amara.


(Arthur Rimbaud)

"L'Amour fou"


Tel un ange, tombé du ciel

Il vient vers moi: peut-être je rêve ?

Blues étrange, sourire mortel

Il vient vers moi, le jour se lève


Piano Bar - extrait de "L'Amour Fou" http://bit.ly/FHardy

NON ESISTE


Foto

Trasfigurazioni (della metafisica dei corpi)

mercoledì 26 dicembre 2012

Al di là dell'amore


Un amore al di là dell’amore,

al di sopra del rito del vincolo,

aldilà del sinistro gioco

della solitudine e della compagnia.

Un amore che non ha bisogno di ritorno,

ma neppure di partenza.


Un amore non esposto

agli sbalzi dell’andare e venire,

dell’essere svegli o addormentati,

del chiamare o tacere.

Un amore per stare insieme

O per non starci

ma anche per tutte le posizioni

intermedie.

Un amore come aprire gli occhi.

e forse anche come chiuderli.



Roberto Juarroz

CHECCUSWRITER: LE RAGIONI DELLA FOLLIA

CHECCUSWRITER: LE RAGIONI DELLA FOLLIA:                                                                                          Nota dell’autore Le poche persone che ...

lunedì 17 dicembre 2012

Amnesia


>>> Amnesia <<<

LE RAGIONI DELLA FOLLIA


                                 

                                   






Nota dell’autore






Le poche persone che hanno avuto modo di leggere questo mio libro, in attesa che venisse pubblicato, hanno pensato che questi racconti fossero ispirati al genere “Noir”, o giallo, per intenderci, con qualche dubbio sul risultato; tengo a precisare che, non è mai stata mia intenzione scrivere questo genere di libri; se l’avessi fatto, avrei usato ben altri argomenti, anche se la base avrebbe potuto prestarsi egregiamente allo scopo. Quello che mi ha spinto a collegare i cinque racconti con un unico filo comune, è stato, invece, la follia dell’uomo, vista nei suoi diversi aspetti che vanno dai comportamenti estremi del serial-killer, via, via, scemando, fino alla quasi banalità dei fatti quotidiani. Ci troviamo di fronte una società che si è sviluppata, economicamente e tecnologicamente, molto in fretta, travolgendo stili di vita che si pensavano immutabili e che non hanno avuto un adeguato spazio per potersi evolvere al passo dei tempi. Sembra quasi che il nostro vivere quotidiano sia scandito, più che dall’antica saggezza che cercava di dare spazio a tutto quello che poteva servire al progresso, con armonia di scelte, dalla frenesia di cancellare il passato, specie quel che di buono si può conservare, quasi fosse un impedimento. Se, agli inizi del secolo scorso, c’era un’etica con delle regole rigide nel modo di vivere delle persone, con fatti estremi abbastanza rari e additati al pubblico sdegno, oggi la norma si è invertita: ci troviamo a considerare, quasi con indifferenza, certe azioni riprovevoli, anzi, si cerca di giustificarle con mille ragioni che poi, a mente fredda, facciamo fatica a sostenere, special modo se la cosa ci tocca da vicino, nei nostri affetti. Vediamo le cose sotto altri punti di vista, quasi che il fatto di esserci modernizzati sia stato un vaccino sufficiente a cancellare le vecchie e riprovevoli azioni compiute in altre epoche, da gente ignorante, analfabeta e priva di qualsiasi morale. Vorremmo che, nell’era in cui viviamo, tutto scorresse via liscio e tranquillo come se fossimo in una specie di Paradiso. Il fatto che certe azioni, compiute da persone apparentemente normali, diventino quasi ordinaria amministrazione, ci spinge a chiederci perché avvengano, nonostante la modernizzazione e l’evoluzione della società abbiano portato a un benessere prima mai riscontrato nelle categorie sociali più basse. Ecco, quindi, la necessità, non di giustificare, ma di accettare passivamente l’ordinaria follia quotidiana, indignarsi al momento, per poi relegare il tutto nella consuetudine, cancellarlo dal cervello, in modo che non esista; lasciando che la vita continui a scorrere tranquilla. Emblematico, come esempio, la storia di “Nero è bello”, dove il protagonista dopo aver passato una vita “normale”, con una moglie infedele, scopre il piacere di ammazzarla, per cancellare la vecchia normalità, e, molto probabilmente rifarsene un’altra a suo uso e consumo, con una prostituta, infinitamente migliore di lei, convinto che quella sia l’unica strada ragionevole che gli resta da percorrere. Ritorno, quindi, a temi a me cari, quali sono la realtà, a volte mistificata o, non accettata, e all’eterna ricerca di quell’equilibrio che dovrebbe essere un punto fondamentale di ogni uomo; equilibrio che non deve venire inteso come formalità nel confronto con altri (la cosiddetta “signorilità” nei gesti) ma capacità di analizzare i tanti aspetti che la vita ci mette di fronte tutti i giorni, nei suoi lati umani e materiali; accettarli per cercare di trovarvi una soluzione, o adattarli a nuove esigenze, evitando di sfociare in quell’isteria collettiva che ormai sembra essere la nuova frontiera di questo secolo.







“Cos’è la vita se non una commedia, un’illusione nascosta da una maschera, dietro la quale ci si sente attori pronti ad interpretare un ruolo, una finzione: mai noi stessi.”


Francesco Danieletto









Prefazione










Questo libro era stato pensato come un unico romanzo, in seguito lo scrittore ha preferito dividerlo in racconti per assecondare il suo naturale ritmo di scrittura “a getto”.
Il corpus unicum rimane leggibile in un filo conduttore che lega i racconti: la presenza di un morto. I protagonisti delle storie sono delle persone comuni che vivono situazioni quotidiane, fatte di insoddisfazione sul lavoro e difficoltà sentimentali; hanno tutti un elemento di follia caratteriale, che si attenua storia per storia.
Nel racconto “Le ragioni della follia” sono esaltate la complessità della mente umana e la capacità di dimostrare che la verità è, per molti versi, interpretabile. Gli eventi drammatici si spingono al limite del paradossale, il protagonista trova nella sua mente l’unica verità in grado di salvarlo; la sua identità rimane sospesa tra quella dell’assassino e quella dell’incompreso.
L’altro elemento importante per lo scrittore è l’amore che, spesso, si rivela salvifico per i protagonisti, e porta linfa vitale nelle vite piatte. Questo è il caso del protagonista di “Nero è bello” che, grazie all’amore di una prostituta, riesce a ritrovare se stesso e a iniziare una nuova vita. L’amante prostituta è una donna pura e sincera, in contrapposizione alla moglie corrotta e bugiarda.
Il racconto “Una vacanza con il morto”, narra la storia di un gruppo di ragazzi che, terminata la maturità scolastica, decidono di regalarsi una settimana al mare. La voglia di divertirsi e di fare esperienza, comune all’età dei protagonisti, caratterizza la prima parte della storia che subisce una tragica svolta con la morte di uno di loro. I membri del gruppo sono apparentemente ragazzi normali, in realtà celano dei terribili segreti; gli eventi passati hanno segnato inesorabilmente le loro giovani vite. Lo scrittore sviluppa ogni personaggio, nei tratti caratteriali e nelle problematiche individuali, dimostrando un’inesauribile capacità inventiva e un occhio attento alla società attuale. La morte appare quasi un rito iniziatico che porta i giovani al passaggio obbligato per diventare adulti. I sani presupposti caratteriali determinano la felicità individuale e la conclusione felice.
“Intrigo internazionale” racconta la storia di due donne che intraprendono un viaggio alla ricerca di avventure, si imbatteranno in un misterioso complotto. La protagonista si lascia travolgere dal caso, in maniera emotiva e fisica, e la narrazione assume caratteri erotici passionali che scostano il lettore dai cliché degli altri racconti.
Il racconto “Una giornalista in punta di penna” è stato inserito all’ultimo momento dallo scrittore ed è anche l’unico dedicato. Gli elementi narrativi rimangono gli stessi: i personaggi sono ispirati a persone reali così come le ambientazioni; presente ancora una volta un morto. La protagonista è una giornalista che trova un’opportunità per uscire dall’eterna gavetta della professione.
Quest’ultimo lavoro di Danieletto lo conferma nuovamente, dopo la precedente raccolta “Luigia e altre storie”, uno scrittore in grado di toccare le punte più alte della sfera del reale, in una lucida capacità di analizzare e raccontare i fatti della vita senza mezzi termini.
Lo scrittore persegue la verità utilizzando la forma di comunicazione diretta; questi elementi richiedono una notevole capacità di analisi. Guardare le cose in faccia e chiamarle con il loro nome, per molti, potrebbe essere sinonimo di pessimismo, ma Danieletto non teme critiche.


Roberta Pasqualetto









Estratto dal primo racconto "Le ragioni della follia" che da anche il titolo al libro





Mi misi a fissare il cielo azzurro fino a che i miei occhi non si dilatarono in un’ unica immensa macchia di colore in mezzo alla quale apparve un’immagine che mi ossessionava da giorni: la toilette di una metropolitana e un orologio posto all'ingresso, all'angolo di un incrocio, che segnava le due del pomeriggio o della notte, non lo sapevo.
Dovevo assolutamente muovermi, reagire, cercare di risolvere questo incubo, capire perché la sua visione mi atterriva e che sicuramente era all'origine di tutti i miei mali, coscienti o immaginari che fossero. Mi alzai e mi misi in cammino, lentamente, come facevo di solito, senza azzardarmi ad allontanarmi troppo ma, dopo aver nuovamente sognato quel posto, quell'ora, volli rendermi conto se esisteva davvero e così vagai un paio di giorni senza una meta precisa, poi concentrai i miei sforzi di notte anche perché c'era meno confusione, che io detestavo fortemente. Il mio vagabondaggio mi portava da una parte all'altra della città, usavo la metropolitana, la macchina mi era stata interdetta anche se era parcheggiata sotto casa e mia moglie ne custodiva gelosamente le chiavi: ma dov'era finita mia moglie? L'ultima volta che ci eravamo parlati, se così si può dire, era stato alcuni giorni prima o settimane? Non ricordavo, stavamo ritornando da Firenze dove eravamo stati in vacanza seguendo il consiglio del medico, sembrava che la visita ai musei, assieme al riposo nelle dolci colline toscane, avesse avuto un benefico effetto sulla mia salute: esaurimento nervoso, dicevano il dottore e gli amici, guardandomi con compassione; sicuramente lei, povera donna, era scappata via, stanca di vedermi ostaggio dei miei incubi. Notai per primo l'orologio, era fermo alle due, anche se ormai era sera, quel posto era piuttosto lontano dal centro, squallido e deserto. Poco distante c'era un cinema e osservai la pubblicità del film in programma. Entrai e, acquistato il biglietto, attesi diligentemente che finisse la proiezione:
"Questa é la prima, disse la maschera, tra poco il film finisce e potrà entrare."
La ringraziai, me ne andai alla toilette e, poco dopo, presi posto nelle ultime file così da essere comodo nel defilarmi in qualsiasi momento. Era una vecchia riedizione di "Jack lo squartatore" e, dopo un po' di tempo, nauseato dalla vista del sangue che scorreva a fiumi, me ne andai; era cominciato a piovere e, raggiunto l'ingresso della metropolitana, scesi velocemente le scale prendendo al volo il primo convoglio in arrivo; girai per un'ora, le carrozze erano deserte, tranne la mia, dove negli ultimi sedili una coppia faceva sesso senza tanti pudori, probabilmente una prostituta con l'occasionale cliente ( alle due di notte succede di tutto, sotto terra)! Scesi alla prima fermata utile e mi avviai alla toilette, anche se non capivo il motivo di tutta questa incontinenza e, avvicinandomi, provavo angoscia, come un presagio di qualcosa di terribile. Dopo essere entrato, mi guardai attorno, espletando i miei bisogni in una delle tazze a muro; fissavo il pavimento senza rendermi conto di cosa fosse quel liquido rosso che scivolava nello scarico, fino a convincermi che si trattava di sangue. Uscii di corsa e mi fermai accanto ai binari, ansimante; si avvicinò un uomo giovane, un coltello in mano e minacciandomi disse:
"Tu non hai visto e sentito niente: capito? Altrimenti ti faccio a pezzi, bastardo!"
Quando fui sicuro che se n'era andato, ritornai alla toilette, il sangue era sparito, come fosse stato lavato in fretta; in compenso, in uno dei bagni c'era il corpo di una donna fatta a pezzi, con precisione scientifica, mancava solo la testa.



Leggi il seguito nel libro...








IL NUOVO LIBRO DI FRANCESCO DANIELETTO,

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domenica 16 dicembre 2012

Sei la goccia...


Sei la goccia che scivola

la virgola tra la pelle


l'emozione della distanza

la mancanza di un brivido


rubato la notte.




(Samantha Terrasi)

sabato 15 dicembre 2012

Infanzia





Beethoven da piccolo veniva legato al clavicembalo la sera prima di natale. I genitori all’ora di pranzo davano da mangiare prima al clavicembalo e poi a lui. Liszt, dentro la pancia della mamma già si esercitava al piano mentre il babbo con l’orecchio appoggiato sulla pancia, ascoltava, correggendolo quando sbagliava. Nessuna festa di compleanno con i palloncini per il piccolo Chopin. Niente TV per Rimbaud. Niente cartoni animati per Poe. Van Gogh scriveva a Babbo Natale che gli portasse dei tubetti di giallo. Ma Babbo Natale non gli portò mai niente. Quando per sbagliò gli portò una patata, ridiscese dal camino per riprendersela. A Baudelaire nessuno regalò mai la Playstation. Sopperiva con la sua percezione sensoriale. Divenne bravissimo in certi giochini. Per la Befana, Wittgenstein riceveva solo la calza senza niente dentro. Però era così fantasioso che passava ore a frugarci pensando che ci fosse nascosto qualcosa. All’età di due anni i genitori regalarono a Montaigne per Natale un dizionario di latino. Poveri piccolini…. Impossibili nominarli tutti, troppo lunga la lista dei geni senza infanzia, per non parlare di tutti quelli che, orfani, non videro mai da vicino neanche un albero di Natale. Meno male che poi, con la fantasia, moltiplicarono quelle loro fantasie di bambini durante tutta la vita . Chi ha conosciuto una sola infanzia, non sa cosa sia averne cento.

venerdì 14 dicembre 2012

Compleanno Polo Sud


E comunque oggi è il "compleanno" del Polo Sud (a proposito di freddo... polare)!
Il primo a raggiungerlo - anche se già nell’800 ci furono le prime spedizioni - fu infatti il norvegese Roald Amundsen proprio il 14 dicembre del 1911.
Anche

 l’inglese Robert Scott aveva la stessa meta e tra i due esploratori ci fu una sfida tanto avvincente quanto tragica. Scott arrivò sul posto pochi mesi dopo, trovando un messaggio lasciato dall'equipaggio norvegese. L'inglese e i suoi compagni trovarono anche la morte sulla via del ritorno: furono ritrovati assiderati a soli 18 km dal campo base.

Une jolie sélection de photos de Françoise Hardy

c'est par ici:
http://pinterest.com/emimusicfrance/francoise-hardy/

Francoise


Tel un ange, tombé du ciel
Il vient vers moi: peut-être je rêve ?
Blues étrange, sourire mortel
Il vient vers moi, le jour se lève

Piano Bar - extrait de "L'Amour Fou" http://bit.ly/FHardy
http://fulviobeltramiafrica.wordpress.com/2012/12/14/il-papa-benedice-la-promotrice-ugandese-della-pena-di-morte-per-gli-omosessuali/

domenica 2 dicembre 2012

Proust



"Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso."

-Marcel Proust-

giovedì 29 novembre 2012

La tua bocca



Che cosa è per me la tua bocca?
Un calice di incenso desolato,
un albero di foglie smaniose,
un alto vascello impaziente,
una faretra di splendide frecce.

("Che cos’è per me la tua bocca" - Edward Estlin Cummings) zb

painting by Alyssa Monks - mouth -

Pissing off a frog...


You HAVE to watch this - I laughed out loud. Only 25 seconds. ThanksScott Greenberg, Made my afternoon!

mercoledì 28 novembre 2012

Domani


“Ho qualcosa dentro che mi fa andare avanti. Credo sia qualcosa che ha a che fare con il domani, con il fatto che c’è sempre un domani, e che quando arriva tutto può cambiare.”
• A. Burroughs-

lunedì 26 novembre 2012

Cent'anni prima






Il tuo corpo era mio 
cent'anni prima di appartenerti, 
ti ho salvato molte volte 
in altre vite, 
ho stritolato il tuo cuore 
e nessuno può restituirgli 
la forma originaria.
Eravamo una cosa sola, 

tanto che nessuno 
potrà stare con te 
senza avere 
anche un po' di me.

(Efraim Medina Reyes)

Cos'è l'amore?




Così è l’amore umano.
Si ama solo ciò 
che si può mangiare. 
Quando qualcosa cessa 
di essere commestibile, 
non lo si ama più e 
lo si lascia a chiunque 
può a sua volta 
trovarvi un alimento. 
Noi non amiamo un essere 
umano in quanto fame 
ma in quanto nutrimento.
Amiamo da cannibali. […] 
Gli esseri amati, 
con la loro presenza, 
le loro parole, 
le loro lettere 
ci apportano conforto, 
energia, uno stimolo. 
Hanno su di noi 
lo stesso effetto 
di un buon pasto dopo
una giornata spossante di lavoro. 
Li amiamo dunque come nutrimento. 
Si tratta proprio di un amore da antropofagi.


Simone Weil

2012 Orfani di guerra


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