sabato 15 dicembre 2012

Infanzia





Beethoven da piccolo veniva legato al clavicembalo la sera prima di natale. I genitori all’ora di pranzo davano da mangiare prima al clavicembalo e poi a lui. Liszt, dentro la pancia della mamma già si esercitava al piano mentre il babbo con l’orecchio appoggiato sulla pancia, ascoltava, correggendolo quando sbagliava. Nessuna festa di compleanno con i palloncini per il piccolo Chopin. Niente TV per Rimbaud. Niente cartoni animati per Poe. Van Gogh scriveva a Babbo Natale che gli portasse dei tubetti di giallo. Ma Babbo Natale non gli portò mai niente. Quando per sbagliò gli portò una patata, ridiscese dal camino per riprendersela. A Baudelaire nessuno regalò mai la Playstation. Sopperiva con la sua percezione sensoriale. Divenne bravissimo in certi giochini. Per la Befana, Wittgenstein riceveva solo la calza senza niente dentro. Però era così fantasioso che passava ore a frugarci pensando che ci fosse nascosto qualcosa. All’età di due anni i genitori regalarono a Montaigne per Natale un dizionario di latino. Poveri piccolini…. Impossibili nominarli tutti, troppo lunga la lista dei geni senza infanzia, per non parlare di tutti quelli che, orfani, non videro mai da vicino neanche un albero di Natale. Meno male che poi, con la fantasia, moltiplicarono quelle loro fantasie di bambini durante tutta la vita . Chi ha conosciuto una sola infanzia, non sa cosa sia averne cento.

Nessun commento:

Posta un commento