martedì 29 novembre 2016

Mario Margiocco




                        Grillo e Salvini non salvano l'Italia: ne sfregiano l'identità

Dichiarando guerra all'Ue, mettono in discussione un percorso seguito dalla nascita dello Stato unitario. Con varia intensità e una sola lunga parentesi: il ventennio fascista. Costasse poco direi "accomodatevi".

In un mondo ideale gli italiani il 4 dicembre andrebbero a votare su una riforma costituzionale e basta. In un mondo che è quello che è si vota per molto altro. Alla fine tanti sceglieranno nel merito della riforma, ma determinerà l’esito la conta tra chi è così contro Matteo Renzi da prendersi Beppe Grillo e chi non vuole saperne del comico come demiurgo di un nuovo governo (il ruolo che piace a Grillo è quello di ispirare senza il rischio di espiare) al punto da tenersi, per ora, il premier. Non è così? E allora come mai Grillo, arbiter elegantiarum, ha detto che Renzi è «una scrofa ferita» e quindi gli tocca il colpo di grazia? È un passaggio costituzionale?

SIAMO A UN BIVIO STORICO. Questo sarà il più importante voto politico italiano dopo quello Est-Ovest del 1948 e quello del 1976 (quando Enrico Berlinguer mancò il sorpasso) e come tale è seguito all’estero. Tutto però è molto meno chiaro di allora. E un voto-ombra politico affiancato a un referendum non aiuta: i termini costituzionali sono più o meno chiari, ma per il resto non ci sono candidati, non ci sono programmi, solo slogan, urla, offese. C’è più lotta politica che Costituzione. Rivolta contro i leader. All’ombra di altri leader o aspiranti tali. Grillo mette tutto sul tavolo, generazioni presenti e future, ambiente, gasdotti, libertà, democrazia, autonomia nazionale. Finché non comanderà lui (dietro le quinte) saremo in una dittatura, dice. Lo fa anche Silvio Berlusconi, preoccupato pure lui di una «deriva autoritaria». Ma guarda.

CHI VOTA "SÌ"? «FESSO» O «VENDUTO». Programmi - o meglio annunci - così vasti, filosofici, urlati in nome della morale, come sono quelli di Grillo, predicano un “nuovo” che essendo del tutto astratto può credere di difendere l’universale. La stessa dignità dell’uomo, insomma, che oggi sarebbe schiavo. Forse in parte è vero. Ma sarebbe una storia lunga e non solo italiana. Ci libererà Grillo in quattro mosse? Tanto zelo insospettisce non sull’onestà di chi lo professa, ma sul suo equilibrio. Una parte dei sostenitori del "No", una parte solo per fortuna, è così convinta della bontà della propria scelta e così incapace di accettare un parere contrario da diventare settaria e maleducata. Chi propende per il "Sì"? Un fesso. Se giornalista o simile, un venduto.


Angela Merkel, François Hollande e Matteo Renzi.

Sul Senato si è persa l’occasione di seguire alla lettera il modello del Bundesrat tedesco , e quindi il Senato è smagrito ma i suoi poteri ridotti in modo ambiguo e quindi alla fine possibile causa di confusione. Su questo e altro di costituzionale si andrà a votare ma fra i possibili risultati abbiamo anche: un voto politico anticipato con una vittoria, grazie anche all’Italicum, di una parte del variegato fronte del "No", i 5 Stelle magari alleati di fatto con Matteo Salvini a sostenere un governo dal volto oggi ignoto (qualcuno può escluderlo categoricamente di questi tempi?); il reddito di cittadinanza offerto non si sa da chi («i soldi si trovano», tuona Grillo); strategie rischiose sul debito pubblico; un referendum sull’euro. Dovesse passare, avremmo il ritorno alla lira, la fine dell’euro, la fine della Ue. Se questo per miracolo non accadesse, un’Italia isolata, auto isolata. Visto il nostro abnorme debito pubblico, gli altri non ci piangerebbero troppo sopra.

GRILLO HA LIMITI DI COMPRENSIONE. La lira era una volta la liretta e per 15 anni circa non ci ha servito male ma dal 1964 ha richiesto le stampelle del Fondo Monetario, degli Stati Uniti, dell’Europa perché in media ogni 10 anni è stata svalutata pesantemente e negli ultimi 30 della sua esistenza in quasi costante erosione di valore. Questo ha aiutato l’export, ha aperto un fronte (compensato da altro, ma l’ha aperto) di impoverimento del reddito fisso italiano e di chiunque non vendesse all’estero e ha drogato monetariamente il nostro sistema. Oggi aiuterebbe davvero l’export se fosse in continua svalutazione, perché l’export drogato (non quello sano, che per fortuna anche abbiamo) di questo ha bisogno. I risultati sono prevedibili. Per resistere, passata l’adrenalina iniziale da svalutazione, dovremmo vendere tanto e comperare poco. Si chiama autarchia. Ma è impossibile da spiegare a Salvini, Grillo e ad almeno 10 milioni di loro estimatori. Devono provare. Costasse poco diremmo "accomodatevi".

PIÙ CHE PATRIOTTICI, NAZIONALISTI. Lega e 5 Stelle lo chiedono, il ritorno alla lira, simbolo della nazione. Sono ragazzi molto nazionalisti, che è qualcosa di più che patriottici. I grillini da qualche settimana ne parlano meno, ma basta un’occhiata al Blog per cogliere gli umori veri. Quindi c’è anche la scelta tra partenariato europeo, incagliato ma non certo da liquidare, e via nazionale. Sarebbe l’uscita da un percorso che l’Italia ha seguito, con varia intensità e una sola lunga interruzione, dalla nascita dello Stato unitario a oggi. È stato il percorso di un aggancio all’Europa tipico di un Paese ultimo arrivato. Siamo stati all’inizio uno stato “cliente” della Francia, militarmente (senza le loro truppe non avremmo mai nel 1859 battuto gli austriaci) e finanziariamente. L’orbita britannica nel Mediterraneo ci ha profondamente influenzato, attratto e irritato. Poi ci siamo avvicinati alla Germania e all’Austria. A Prima guerra mondiale iniziata siamo passati con Francia e Gran Bretagna. Giri di valzer.


Il leader della Lega Matteo Salvini.

La partita con le altre nazioni europee per infiniti motivi è stata sempre intensissima. Dopo la Seconda guerra arrivava la inedita e strettissima collaborazione, anche istituzionale e con cessioni di sovranità, con Ceca dai primissimi Anni 50 e poi Mec e poi Ue. E infine l’Uem, con l’euro. Di cui abbiamo disperatamente voluto far parte. Unica parentesi contraria in questo percorso, il nazionalismo mussoliniano, dal 22 al disastroso esito del 1943. È un dato storico.

LO ZELO DEGLI UNTI DEL SIGNORE. La linea che Salvini (in modo più chiaro) e Grillo (in modo volteggiante) propongono è strettamente nazionale. Anche da sinistra e da destra il "No" fa appello all’indipendenza nazionale. Angela Merkel, dicono, sostiene Renzi perché vuole tenere l’Italia in sottordine (e Barack Obama?). Facciamoci i fatti nostri. Già. Quindi l’esatto contrario di quello che sei nazioni prima, e poco meno di 30 oggi (troppe), hanno cercato di fare in Europa, affermando che i fatti nostri sono sempre più fatti dell’Unione. Salvini e Grillo promettono di «rompere le catene dell’Europa», a partire dall’euro, e di riprenderci la libertà. Se vince il "No" saranno loro, Grillo soprattutto, naturalmente per interposta persona, a volere il comando. Il tutto non di rado con lo zelo degli unti del Signore.

E SE IL SIGNORE HA LE SEMBIANZE DI BEPPE... Che se poi il Signore ha le sembianze di Grillo, come dicono nella sua (e di chi scrive) Genova, ti me u saviae dî, me lo saprai dire, letteralmente. E, come senso, siamo messi proprio bene. Certo, bisognerebbe aggiungere anche che cosa ci aspetta se vince il "Sì". Renzi fino al 2018. Contenti?


giovedì 24 novembre 2016

IL KILLER URLANTE


IL KILLER URLANTE
Il comico lancia un discorso alla nazione che è un delirio. Gli altri cavalieri del No lo seguono.
di GIUSEPPE TURANI | 22/11/2016
Intorno al referendum a pochi giorni dalla consultazione stanno accadendo cose strane, almeno due. La prima è l’improvviso “discorso alla nazione” del comico genovese dai toni insolitamente esaltati anche per uno come lui, che i solito usa toni molto alti, fuori registro. E’ arrivato a dire che quelli che votano sì sono dei serial killer. Battuta infelicissima, visto che l’unico serial killer (già condannato) di tutta questa storia è proprio lui. Tre persone le ha ammazzate. Tutti gli altri saranno meno onesti, gaglioffi patentati, ma non hanno ancora ammazzato nessuno. Lui è l’unico e quindi dovrebbe stare lontano mille miglia dalla parola killer.
Ma perché si è sbilanciato così tanto? La spiegazione esiste e non è difficile. Sta venendo fuori che a Palermo hanno combinato, i suoi meravigliosi ragazzi, porcate di ogni genere, allora lui fa come le squadre che stanno perdendo: butta la palla in tribuna, cerca di guadagnare tempo.
Ma, forse, c’è di più. Da due giorni non si possono più citare i sondaggi. Sondaggi che fino a due giorni fa davano il SI per liquidato e sepolto e il NO avviato verso una marcia trionfale con sottofondo di archi e trombe.
Spariti i sondaggi, i signori del NO, i cavalieri erranti di questa inutile battaglia, diventano improvvisamente nervosi. E quindi il comico va in studio, accende le sue macchine e si lancia in un comizio che nemmeno un malato di mente avrebbe osato fare. Minaccia sfracelli da tutte le parti, appunto come un pazzo.
Ma se è una marcia trionfale perché non se ne sta buono buono a godersi la sua casa e i suoi affetti?
Passano poche ore e scendono in campo anche gli altri cavalieri del NO. Vuoi mettere che si vince davvero, poi il merito va tutto al quel comico con la chioma bianca, che in vita sua non ha mai attaccato nemmeno un manifesto e che ha solo ammucchiato miliardi?
E allora anche loro, gli altri cavalieri, tirano fuori un piccolo bazooka comprato per i bimbi (siamo sotto Natale) e sparano il loro botto: se il SI dovesse vincere con il contributo del voto degli italiani all’estero, faremo ricorso. Nell’agitazione riescono persino a trovare un costituzionalista che va in tv a dare loro ragione. E così viene in mente che giorni fa quell’elegante nullafacente, primaredditozero, di Di Maio aveva addirittura proposto osservatori internazionali per certificare la regolarità del voto, come se l’Italia fosse una repubblica centroafricana.
Tutto questo, ripeto, suona strano: se il NO è così lanciato, perché non se ne stanno tutti questi qui a sfogliare le loro margherite in attesa del 4 dicembre? Forse i sondaggi erano taroccati?
Oppure temono che il diabolico ragazzo fiorentino vada di notte a aprire le buste provenienti dall’Argentina e dall’India, cambiando i NO in SI? Sono forse già ubriachi adesso? Tutti insieme?
La verità è che cominciano a realizzare un paio di cose. La prima è che se dovessero vincere anche con il 60 per cento, essendo tutti contro Renzi, Renzi potrebbe intestarsi il 40 per cento rimanente, andare alle elezioni e batterli tutti insieme. Figura di merda di proporzioni cosmiche.
La seconda cosa è che i cavalieri del NO cominciano solo ora a capire (non sono mai stati molto svegli) che se Renzi dovesse essere battuto il 4 dicembre, il vincitore sarebbe il comico pazzo e non certo dei fantasmi come Bersani, D’Alema, Speranza, Salvini, Meloni, tutta roba già vista e scartata.
E allora hanno mandato in tintoria il lenzuolo bianco dei fantasmi, hanno indossato abiti civili e hanno cominciato a urlare e a sparare scemenze.
Ma rimangono sempre 90 decibel sotto il comico pazzo, l’unico vero killer (reale) della politica italiana.

mercoledì 23 novembre 2016

LEA

Quali sono gli ausili inseriti nel nuovo Nomenclatore? Ecco la lista!
In questi giorni le testate giornalistiche parlano molto del nuovo Nomenclatore Tariffario e dei Nuovi Lea.…
disabiliabili.net

martedì 22 novembre 2016

Art. 57 consiglieri regionali

D’ALEMA E TRAVAGLIO A BRACCETTO RACCONTANO
BUGIE SUL SENATO RIFORMATO

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E ' appena finita la trasmissione 8 e mezzo con D’ALEMA e Severgnini .Dopo le dichiarazioni rilasciate nella trasmissione su Rai 3 dalla Annunziata sulla possibilità effettiva di modificare in soli 6 mesi la costituzione ,dimenticando che l 'art 138 vuole una doppia lettura- approvazione a distanza di 3 mesi ,questa sera ha ripetuto un’ altra sua abituale bugia : i senatori non sono eletti ma nominati dai consigli regionali. A questo punto mi pare possibile che non abbia davvero letto e approfondito l'art 57 della Costituzione riformata ,.il quale al V comma stabilisce esattamente : ‘La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti’ e poi il testo specifica che senatori dovranno essere eletti "‘In conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi"’.
In sostanza , al momento del rinnovo dei Consigli regionali, con il loro voto, i cittadini avranno non solo la responsabilità di eleggere i propri rappresentati locali, ma anche di indicare chi tra questi debba rappresentare il proprio territorio a livello nazionale. Senza alcun compenso aggiuntivo, beninteso.
In perfetta sintonia con D’Alema il tuttologo Travaglio nella trasmissione “DI MARTEDI “ non ha voluto essere di meno ed ha ripetuto la sua sistematica bugia : “non sono eletti ,ma nominati dai consigli regionali “- I LETTORI SONO IN GRADO DI LEGGERE ED INTERPRETARE L’ART 57 RIPORTATO – VA AGGIUNTO CHE NON C’E’ ANCORA UNA LEGGE ELETTORALE PER IL SENATO E CHE la proposta esistente del pd SARA’ DISCUSSA ED APPROVATA SOLO SE LA RIFORMA SARA’ APPROVATA -
vincenzo d’agostino
"non ho particolari talenti ,sono solo appassionatamente curioso"
ALBERT EINSTEIN

Renoir

merope generosa


Oggi la grande Anna Marchesini avrebbe compiuto 63 anni, e noi abbiamo scelto la mitica sessuologa Merope Generosa per celebrarla col sorriso

Gondola docet

Carla Vedovato a I luoghi meno noti di Venezia e della sua laguna

lunedì 21 novembre 2016

RIMBORSI

DI BATTISTA E LA FREGNACCIA "NON RICEVIAMO SOLDI PUBBLICI "-MESSAGGIO FALSO E INGANNEVOLE .FRULLATO DI DEMAGOGIA E SUPERFICIALITA'
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a DI MARTEDI il ragazzotto Di Battista , alla domanda di Floris se avesse studiato la Costituzione ammette e corregge la minchiata detta qualche giorno fa e dichiara che per la approvazione della Costituzione nel 1947 si riferiva alla Assemblea costituente -Resta quella affermazione sul suffragio universale che Floris sbadatamente non corregge . Poi in merito al suo tour in corso con Di Maio , usando i treni regionali per discutere con i cittadini la riforma e fare propaganda per il NO, dichiara che loro non ricorrono in questo caso al privilegio riservato ai parlamentari del trasporto gratuito e pagano i biglietti con denaro proprio ,quindi senza rimborsi -Aggiunge baldanzoso che il movimento non gode di finanziamenti pubblici : la solita menzogna colossale che vanno ripetendo da sempre ,anche riportando in modo ingannevole sul sito di Beppe Grillo la dicitura " non riceve alcun finanziamento pubblico "-
Se il “no” dei grillini riguarda i cosiddetti “rimborsi elettorali”, ben diverso è l’atteggiamento nei confronti degli altri contributi, sempre pubblici, che il gruppo M5s, come tutti gli altri partiti, percepisce alla Camera ed al Senato per il proprio funzionamento,in tutti i consigli regionali e nei comuni piu' grandi - da non confondere con il finanziamento pubblico ai partiti politici la cui concreta cessazione, così come impostato dalla l. 96/2012, avverrà solo nel 2017.
Dall’ultimo dossier di Openpolis dal titolo “paga pantalone ” - che analizza il contributo che le varie forze che siedono in Parlamento ricevono per le loro attività istituzionali e il loro funzionamento - emerge come, fra Camera e Senato, il Movimento 5 stelle abbia percepito tra il 2013 e il 2014 ben 13,4 milioni di euro per il funzionamento del partito in Parlamento.
Se questa è la realtà dei fatti è evidente che la affermazione di Di Battista contiene un messaggio falso ed ingannevole verso tutti i cittadini.
La legge vigente prevede l’obbligo di sottoporre i bilanci dei partiti al giudizio di società di revisione iscritte nell’albo della CONSOB. Il controllo dei bilanci revisionati è affidato ad una Commissione di nuova istituzione composta da 5 magistrati designati dai vertici delle massime magistrature (Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei conti). E’ previsto un articolato sistema di sanzioni che possono arrivare anche alla decurtazione dell’intero importo dei contributi nel caso di mancata presentazione del bilancio.
. Per il rispetto della trasparenza i documenti di bilancio devono essere pubblicati (anche in formato open data) sul sito internet del partito o del movimento e in apposita sezione del sito della Camera. .Ma per accedere ai contributi loro spettanti i partiti devono dotarsi di uno statuto, conforme ai principi di democrazia interna e prevedere regole che garantiscano i diritti degli aderenti a quel Movimento , e di un atto costitutivo che trasmettono ai Presidenti delle Camere.
In nessuno di questi tre punti il Movimento 5S rispetta la legge sui partiti politici.
Onestamente, e francamente, le affermazioni Di Battista e dei grillini sono dunque chiacchiere da bar- Quel che Di Battista si è dimenticato di dirci è che il M5S non rinuncia ai soldi del rimborso elettorale, perché, non ne ha diritto. E nessuno può rinunciare a qualcosa che non ha. Per gli amanti del genere, la risposta è nel testo della legge che regola i rimborsi elettorali: l’articolo 5 della legge n. 96 del 6 luglio 2012.
Il Movimento 5S non ha uno statuto e nemmeno vuole volerne uno. Si è dotato solamente di quello che provocatoriamente viene chiamato “non statuto”. E, infatti, dello statuto non ne ha le caratteristiche o il contenuto.Non c’è traccia della cosa principale: la democrazia della vita del movimento.Perché, con buona pace della regola romantica dell’uno vale uno e della consultazione permanente, la verità è che nel M5S tutto viene deciso da una sola persona.
"Una persona che si ispira ad un semplice principio che un altro Grillo, il marchese, aveva già riassunto in una felice espressione: “io sò io e voi non siete un cazzo!”. Un principio legittimo incarnato dal novello Grillo, ma di certo non uno statuto.
Vincenzo D'Agostino

Cavoli rifritti per Di Maio

I cavoli rifritti del giovane studente aspirante statista Di Maio
Ripetere sempre le stesse cose fa male: chi parla come un disco incantato non sa ascoltare, si specchia nelle proprie ansie e si impoverisce-
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Ho visto anche ieri sera la trasmissione Piazzapulita e mi considero davvero fortunato avendo potuto ascoltare il dotto e sempre più originale intervento del giovane Di Maio .E a parte i cavoli rifritti sul reddito di cittadinanza ,cui ci ha abituato da tempo,ha voluto ricordarci che un.voto al Si sarebbe pericoloso perché causerebbe una deriva autoritaria. Detto da lui che è uno studente esponente autorevole del.M5s mi sono sentito davvero tranquillo .Come è risaputo il Movimento 5S non ha uno statuto.
Si è dotato da poco solamente e provocatoriamente di un “non statuto”.E così nella vita del movimento non c'è traccia della democrazia . Perché con buona pace della regola romantica "dell’uno vale uno" e della consultazione permanente, la verità è che nel M5S tutto viene deciso da una sola persona che si chiama Grillo ,il quale si ispira al marchese del Grillo e in quel principio ’ riassunto nella colorita espressione : “io sò io e voi non siete un cazzo!”.
Poi .parlando del referendum ,da buon pappagallo discepolo del
tuttologo Travaglio, ha sentenziato che l'art 70 della costituzione riformata scritto in.burocratese è incomprensibile .
.Fermo restando che con molta probabilità Di Maio conosce molto poco della costituzione, la cosa non deve fare meraviglia: uno che ha avuto difficoltà a leggere e capire una e-mail e' comprensibile che abbia difficoltà a capire l'art 70, che necessariamente ha dovuto dettagliare il rapporto tra Camera e Senato,come e’ avvenuto anche in Germania con il corrispondente articolo -Chi agisce con approssimazione si abitua anche a parlare con approssimazione, e il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza anche il pensiero .Pavel Florenskij, Lettere, 1933/37

VINCENZO D'Agostino

VACCINI

Tra scienza ed approssimazione.
Calano ovunque le vaccinazioni. Dopo le panzane dei tuttologi grillini , ha destato scalpore l’informazione fanta-autistica di Red Ronnie ed Eleonora Brigliadori -Non se ne puo’ piu’ di questi ciarlatani . Ormai le tre regole d'oro del diritto romano "honeste vivere", "alterum non ledere" , "Unicuique suum tribuere" a ciascuno il suo ,non hanno piu ‘ diritto di cittadinanza nel nostro Paese .
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“In Italia circola la difterite. Lo sappiamo perché si è verificato un primo caso di nodulo difterico, spia di un contatto con il batterio che non si è evoluto nella malattia, perché il microrganismo è stato contrastato dal sistema immunitario.”. Lo ha dichiarato il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, riferendosi ad un attacco di difterite,parlando dei rischi connessi al calo dei vaccini, nel corso del suo intervento a un congresso di pediatria a Firenze. A causa del calo delle vaccinazione, ha ribadito Ricciardi, "ci attendiamo anche in Italia casi di poliomielite e difterite". Ricciardi ha poi parlato del morbillo, spiegando come in Italia momento ci siano 670 mila bambini che rischiano di contrarlo poiché non vaccinati. "A questi - ha detto - vanno aggiunti circa un milione e mezzo di giovani adulti a rischio, per un totale di circa 2 milioni di persone suscettibili all'infezione". Ormai ben oltre 5 bambini su 100 sfuggono alla profilassi antipolio, tetano, difterite, epatite B, pertosse. Addirittura il 14 per cento si sottrae ai vaccini contro morbillo, rosolia e parotite. Questi dati sono davvero PREOCCUPANTI , se si considera che da molti anni la soglia di copertura necessaria, che è all’incirca del 95% di vaccinati, sembrava essere a portata di mano. "Se non ci si colloca stabilmente entro i confini di quella soglia del 95%, virus e batteri non saranno mai debellati, potrebbero presentarsi rinvigoriti e perfino causare epidemie. Tre casi di meningite, oltre una decina di varicella e altrettanti di pertosse, uno di morbillo e svariati di polmonite con gravi complicanze." Sono le patologie diagnosticate ai bimbi passati per il pronto soccorso di Padova, punto di riferimento veneto per i casi più gravi, nel 2015.
Questi dati hanno mobilitato i medici: «Ci troviamo di fronte a malattie che da molti anni, forse decenni, non vedevamo. E questo combacia con il fatto che la copertura vaccinale sta diminuendo in modo preoccupante. In Veneto come altrove», spiega Liviana Da Dalt, professore di Pediatria al Bo e direttore del Pronto Soccorso Pediatrico di Padova. Ricciardi, dell' Istituto superiore della sanita’ ,aggiunge : «I batteri circolano ed essendoci migliaia di bambini non protetti contro poliomielite, difterite, tetano, morbillo, parotite, rosolia è ovvio che ci saranno, oltre ai casi che noi normalmente conosciamo, nuove infezioni.. Con la circolazione di persone e la scarsa copertura vaccinale il pericolo è evidente».
La preoccupazione è dunque alta. «Il Veneto è penultimo in Italia per numero di vaccinati. È sotto la soglia del 95% per le obbligatorie e dell’85% per le non obbligatorie», afferma il professor Giorgio Palù, presidente della Società Europea di Virologia. Che condivide con Ricciardi la preoccupazione di future epidemie a fronte di ulteriori cali delle percentuali di copertura.
«Vediamo casi di complicanze da morbillo che non registravamo da decenni», dice la professoressa Da Dalt, «È ricomparsa la pertosse e i casi sono diversi. L’abbiamo rilevata nei bimbi grandi, ma anche nelle mamme e nei neonati. Si tratta di una malattia temibile in quanto può dare crisi di apnea, arresto respiratorio e può compromettere le funzioni vitali. E poi la varicella, la meningite, casi severi di polmonite. Io faccio lezione ai futuri medici: ogni giorno cerco di parlare loro dell’importanza dei vaccini. In Veneto non è obbligatorio, ma a contare veramente sono la comunicazione e la sensibilizzazione. Il vaccino è un diritto alla salute, non un dovere”
Le teorie del complotto che legano i vaccini all’autismo (smentite scientificamente da anni) hanno PURTROPPO spaventato i genitori e alcuni bambini tornano a morire di malattie antiche come il morbillo o la pertosse.
Ha fatto discutere la frase della senatrice grillina Paola Taverna ai giornali: «A volte i vaccini servono più alle case farmaceutiche che ai bambini». Non sono frasi estemporanee, il M5s ha da sempre un rapporto conflittuale con le vaccinazioni. Critico nei confronti dei vaccini è sempre stato, ad esempio, Beppe Grillo.
Grillo ha contestato il fatto di avere IN iTALIA dieci vaccini obbligatori. Per lui è come se avessero obbligato le persone a giocare d’azzardo. Contesta il vaccino per l’epatite B, introdotto in Italia dall’ex ministro Francesco De Lorenzo, di cui ricorda i guai giudiziari e il coinvolgimento in Tangentopoli.Duro il suo attacco all’efficacia vera e propria dei vaccini: «Il vaccino è: prendi un bambino sano, di neanche un anno, col suo sistema immunitario perfetto. Gli inoculi un virusino, in modo che lo abitui un po’. Nel caso che arrivi un virus grosso, il virusino che son anni che gira gli fa un culo così. Se però il virus grosso non arriva, il virusino rimane lì in giro. Oltre al virusino c’è anche un po’ di mercurio: allora non abbiamo più difese immunitarie»- Contro il MoVimento 5 Stelle Paolo Mieli, ex direttore ed oggi editorialista del Corriere della Sera, ha sferrato un duro attacco dalla prima pagina del quotidiano. «Vaccini e falsi complotti: il caso Cinquestelle» è il titolo dell’articolo in cui Mieli ha cominciato rammaricandosi che dal palco di Imola i 5 Stelle non abbiano compiuto una Bad Godesberg contro i cospirazionisti che sono nel DNA del loro movimento.-NON LO FARANNO MAI .LORO NON SBAGLIANO E SANNO TUTTO -

vincenzo d'agostino

Art. 71


IL POTERE ATTRIBUITO DALLA COSTITUZIONE RIFORMATA
ALLA INIZIATIVA LEGISLATIVA DEI CITTADINI
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L’articolo 71 riguarda l’iniziativa legislativa istituzionale e individua, direttamente o indirettamente, tutti gli organi dello Stato legittimati ad effettuare proposte di legge.:
“.Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno centocinquanta-mila elettori, di un progetto redatto in articoli. La discussione e la deliberazione conclusiva sulle proposte di legge d’iniziativa popolare sono garantite nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari. “
L’originario secondo comma dell’articolo 71 stabiliva che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli”. Questo secondo comma, tuttavia, ha trovato scarsa applicazione, soprattutto per quanto concerne il momento finale, della approvazione. Oltre la metà dei progetti popolari non sono nemmeno stati esaminati dalle Camere e circa l’1% si è trasformato in legge, peraltro solo grazie al fatto che sono state abbinate a proposte di legge di iniziativa parlamentare.
La riforma costituzionale interviene ORA nella direzione di conferire efficacia,importanza e dignita’ all’iniziativa popolare, in modo che questa non costituisca una mera dichiarazione programmatica, ma un momento vivo di partecipazione al processo democratico.che deve portare alla discussione obbligatoria -
La riforma interviene stabilendo I’aumento del numero DI FIRME richiesto per la validità di una proposta popolare (da cinquantamila si passa a centocinquantamila )ma anche stabilendo tempi certi per la discussione e la deliberazione in Aula, che dovranno avvenire secondo le modalità stabilite dai regolamenti parlamentari. La nuova Costituzione restituisce finalmente importanza e dignità, istituzionale, alle proposte dei cittadini, che dovranno essere obbligatoriamente discusse.. Una democrazia partecipata che prevede l’obbligo per il Parlamento di discutere ed esprimersi sulle proposte di legge di iniziativa popolare., è bene tenerlo rilevarlo , è una democrazia più forte.
Vincenzo D’Agostino

Articolo di GIUSEPPE TURANI

Articolo di GIUSEPPE TURANI .
"È tempo di sgonfiare la bolla grillina trattandola non come un fatto episodico su cui esercitarsi via Twitter. Non dicendo “sono come gli altri”, ma mettendo in luce cosa non sono (un partito democratico), cosa non possono fare senza far fallire il paese (andare al governo) e cosa non possono vantare (la superiorità morale).
Per questo va rioccupato lo spazio che loro hanno occupato abusivamente, lasciare ai grilloidi la stella dello sceriffo, la Bibbia, la Colt (e la forca) non è una buona idea. Il loro curriculum vitae parla chiaro: zero tituli in law and order. Quelli del partito dell’onestà hanno scarsa esperienza di governo, ma una densità di pasticci giudiziari stellare (ovvio) in rapporto ai pochi incarichi ricoperti. Dove governano si distinguono per familismo e assenza (Raggi), per contraddittoria presenza (Appendino), per dissidenza dal vertice (Pizzarotti), per rodomontesca eccezione (Nogarin). Roma, Torino, Parma e Livorno sono la prova che il Movimento 5 stelle è un partito da laboratorio dell’Isola del Dottor Moreau (H.G. Welles) che si sconfigge facendo politica, uscendo dallo sloganificio nel quale loro sono imbattibili. L’antipolitica ha un solo grande e temibile avversario: la politica. Il caso siciliano è notevole per la piccolezza dei suoi protagonisti, la sciatteria perfino nel maldestro tentativo di “ricopiare” (stiamo fermi al generatore automatico di gaffe di Di Battista) e la rovinosa caduta di tutti: attivisti e dirigenti altolocati del partito (la deputata regionale Claudia La Rocca) presentano gli stessi sintomi, sono inadeguati anche quando si esercitano nella violazione delle regole dello Stato. E per soprammercato non hanno neppure il talento comico de I soliti ignoti. Sono senza talento".

domenica 20 novembre 2016

Berlino 39 Film completo

Aleppo, raid governativi mettono fuori uso gli ospedali

Aleppo, raid governativi mettono fuori uso gli ospedali

Stupro minorile legale? Boicottiamo la Turchia

Stupro minorile legale? Boicottiamo la Turchia

Potessero le mie mani sfogliare la luna

Federico Garcia Lorca - Potessero le mie mani sfogliare la luna


Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
t'amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

venerdì 18 novembre 2016

ALICE


 A volte capita di conoscere delle persone in occasioni decisamente insolite e ti accorgi che una persona in particolare che non hai mai visto o quantomeno conosciuto personalmente, dimostra una capacità di analisi acuta e, perché no, anche intrigante. Eccomi quindi a salvare questo post che mi riguarda personalmente di una ormai sicura amica che ho conosciuto non più tardi di una settimana fa in circostanze non certo serene per me e per lei. 
Ciao Alice e grazie ancora


Sono state giornate difficili.
Tra la foga delle continue corse in ospedale, dove è ricoverato il nonno, mi sono capitate delle cose strane: dei regali che la vita mi fa anche nelle difficoltà.
Ieri, per esempio, ho conosciuto il nuovo compagno di stanza di mio nonno.
Una di quelle persone che incarna nel suo fisico la fatica di un'intera vita; una di quelle persone che io, nella mia ingenua curiosità, ascolto e osservo per ore.
Questa mattina mi ha fatto trovare un regalo, i suoi libri.
Una raccolta di poesie e un romanzo.

Lo apro, guardando il cielo, e scopro che la protagonista di questa storia così sofferta si chiama proprio Luna.
Chissà quanti sguardi questa notte sono rivolti al cielo.
Quante storie si intrecciano in una notte.
Chissà se anche lui sta guardando la luna e se la sua luce gli sta rendendo la sofferenza un po' più leggera.
E intanto, con un piccolo gesto, la sua storia e i suoi segreti si sono intrecciati con la mia: mi fanno sentire un po' più grande e un po' più luminosa.
Ora la mia luna parla anche di lui.

mercoledì 2 novembre 2016

martedì 1 novembre 2016

nature nice


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Nature's Lover

ALDA MERINI



1 Novembre 2009

Muore a Milano nel reparto oncologico dell’Ospedale S.Paolo, Alda Merini. Malata da tempo qualche settimana prima aveva scritto nei suoi appunti:

“Mi chiedo come mai la vita si risveglia ogni mattina quando io avrei giurato a tutti che sarei morta ieri sera




Ieri ho sofferto il dolore

 
Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,     
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d'orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perché l'immobilità mi fa terrore? 



Addio Alda Merini Il suo racconto degli anni in manicomio



I rapporti con il marito, i farmaci, l'elettroshock. Ecco l'articolo scritto per OK dalla grande poetessa, scomparsa a 78 anni

La grande poetessa Alda Merini è scomparsa domenica 1° novembre 2009 a Milano, a 78 anni.
Ecco l’articolo che aveva scritto per OK, con il racconto degli anni duri in manicomio, dei farmaci e dei rapporti con il marito.

Testo di Alda Merini
«Quando venni ricoverata per la prima volta in manicomio, ero poco più di una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito, in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte; del resto, ero poeta e trascorrevo il mio tempo tra le cure delle mie figlie e il dare ripetizione a qualche alunno, e molti ne avevo che venivano e rallegravano la mia casa con la loro presenza e le loro grida gioiose.
Insomma, ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio
esaurimento si aggravò e, morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio, tanto che un giorno, esasperata dall’immenso lavoro e dalla continua povertà e poi, chissà, in preda ai fumi del male, diedi in escandescenze e mio marito non trovò di meglio che chiamare un’ambulanza, non prevedendo certo che mi avrebbero portata in manicomio.

Fu lì che credetti di impazzire
Ma allora le leggi erano precise e stava di fatto che ancora nel 1965 la donna era soggetta all’uomo e che l’uomo poteva prendere delle decisioni per ciò che riguardava il suo avvenire.

Fui quindi internata a mia insaputa, e io nemmeno sapevo dell’esistenza degli ospedali psichiatrici perché non li avevo mai veduti, ma quando mi ci trovai nel mezzo credo che impazzii sul momento stesso: mi resi conto di essere entrata in un labirinto dal quale avrei fatto molta fatica a uscire.

Mi ribellai. E fu molto peggio
La sera vennero abbassate le sbarre di protezione e si produsse un caos infernale. Dai miei visceri partì un urlo lancinante, una invocazione spasmodica diretta ai miei figli e mi misi a urlare e a calciare con tutta la forza che avevo dentro, con il risultato che fui legata e martellata di iniezioni calmanti.
Non era forse la mia una ribellione umana? Non chiedevo io di entrare nel mondo che mi apparteneva? Perché quella ribellione fu scambiata per un atto di insubordinazione? Un po’ per l’effetto delle medicine e un po’ per il grave shock che avevo subito, rimasi in istato di
coma per tre giorni e avvertivo solo qualche voce, ma la paura era scomparsa e mi sentivo rassegnata alla morte.

Quella scarica senza anestesia
Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, ma io non volli seguirlo. Avevo imparato a risconoscere in lui un nemico e poi ero così debole e confusa che a casa non avrei potuto far nulla.
E quella dissero che era stata una mia seconda scelta, scelta che pagai con dieci anni di coercitiva punizione. Il manicomio era sempre saturo di fortissimi odori. Molta gente addirittura orinava e defecava per terra. Dappertutto era il finimondo. Gente che si strappava i capelli, gente che si lacerava le vesti o che cantava sconce canzoni.
Noi sole, io e la Z., sedevamo su di una pancaccia bassa, con le mani raccolte in grembo, gli occhi fissi e rassegnati e in cuore una folle paura di diventare come quelle là.
In quel manicomio esistevano gli orrori degli
elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l’anticamera, dove ci preparavano per il triste evento.
Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del
curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L’attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra.
Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all’elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l’atroce ricordo».
Alda Merini
scritto per OK La salute prima di tutto nel maggio 2006