Osservo stupita la gente camminare frettolosa, i continui cambiamenti a cui si adatta senza rendersene conto, come il tempo che passa veloce.
Io vivo tranquilla, non mi curo dei mesi o degli anni, nessuna nostalgia del passato. Cerco di guardare sempre al presente, il futuro è sicuramente un incognita; a volte rimango ferita dalle sorprese amare che mi vengono riservate, guerre inutili, in cui tanti, troppi figli muoiono. Sogno sempre prosperità, amicizia, pace, anche se quest’ultima è figlia della morte; basta raggiungere il benessere, diventarne schiavi e l’ozio ci trascina verso nuove intolleranze, nuove barbarie; inutile il mio urlare al mondo i principi in cui ho sempre creduto: Giustizia, Libertà, Eguaglianza, parole al vento, durano lo spazio di una cerimonia, poi tutto ritorna come prima.
Ormai gli anni sono passati, chissà se mi considerano una vecchia saggia o una povera donna da compatire, cerco di comprendere, a volte sembrano sopportarmi. Li tratto tutti come figli anche se vedo sparita la saggezza che avevo cercato di trasmettere, trionfa l’indifferenza, la frenesia di vivere senza regole, senza mai fermarsi, addirittura qualcuno litiga, vorrebbe andar via di casa. Mi guardo attorno tristemente, faccio fatica a riconoscerli, mi chiedo in cosa ho sbagliato, quali siano stati gli errori che mi hanno portato a dover subire tutto questo.
Mi hanno detto che tra poco ci sarà una grande festa in mio onore, ne sono lusingata, felice, l’aspetto con emozione; ed ecco finalmente arrivare il giorno tanto atteso. Mi sono fatta bella, ho curato particolarmente il mio abbigliamento; esco in strada fiduciosa ma nessuno mi guarda, neanche un saluto frettoloso, un sorriso di circostanza: nulla.
Una lacrima triste riga il mio viso, sto per tornare tra le mie mura, umiliata, offesa; Ma ecco che un bambino si avvicina, mi fa una carezza, mi prende per mano, ciao Italia, auguri: finalmente ti conosco.
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