martedì 29 novembre 2011

Ken Russell

Parlare di Ken Russell, morto ieri a 84 anni, vuol dire , non solo, rendere omaggio ad un grande regista ma, pure al provocatore per eccellenza, al regista dello scandalo, con il quale voleva scuotere gli spettatori. Di lui si è detto che era: il ”selvaggio del cinema inglese”, in realtà con il suo modo di lavorare del tutto anticonvenzionale, voleva stimolare la gente a non considerare il cinema con la stessa noiosa indifferenza con cui si fa una passeggiata domenicale. Nei suoi film, ha sempre voluto grandi attori, da Oliver Reed a Vanessa Redgrave, a Glenda Jackson, la sua preferita. Nel 1971 presentò al Festival del cinema di Venezia, “I diavoli”, pellicola fortemente criticata dal Vaticano che, di fatto, costrinse il Governo di allora a censurarla prima e sequestrarla poi; seguirono negli anni, altri film di successo, compresa la regia  dell’opera rock “ Tommy”, musicata dai “The Who”. Vorrei, però soffermarmi su uno dei suoi migliori film, con protagonista Glenda Jackson, che con la sua superba interpretazione vinse l’Oscar: “Donne in amore”, tratto dal romanzo “Donne innamorate” di D.H. Lawrence, altra bestia nera, nella convenzionale e perbenista società inglese dei primi decenni del 900. “Donne in amore” all’epoca, 1969, fece scandalo per la sequenza della lotta senza esclusione di colpi, tra i due protagonisti, nudi, nella biblioteca dove si erano chiusi a chiave (Oliver Reed e Alan Bates).
Nelle intenzioni dello scrittore, rappresentava la purezza dell’uomo, contro il tipo di esistenza sbiadita, ipocrita, della società inglese di quel periodo, sopravvissuta indenne perfino al “dandismo” di fine 800. L’odio sempre più montante di Gerald nei confronti delle due sorelle, con una delle quali, Gudrun, pensava di intrattenere un rapporto meccanico/sessuale, quasi ossessivo, si scontra con le loro emozioni quasi pagane, la luna piena, la cancellazione dei ritmi ordinari nello scorrere del tempo, come e quando esse vogliono, mentre tutt’intorno, la vita continua regolare, meccanica senza di loro. Alla fine l’odio di Gerald lo porterà alla morte, quasi cercata come liberazione, mentre Birkin riuscirà a capire e ritrovare una sua collocazione e alla fine rimpiangerà l’amico perso.
Hanno detto che Russell non è riuscito a traghettare felicemente l’opera di Lawrence dal libro allo schermo ma è una cosa non certo semplice, visto che lo scrittore, dopo essere stato bastonato dagli intellettuali inglesi del tempo, che si erano riconosciuti nei personaggi, da lui descritti, è stato inserito a pieno titolo, tra i grandi della letteratura del 900. Se non altro ci ha provato, e, secondo me l’unico che poteva farlo, era proprio lui che con la sua arte selvaggia, era in perfetta simbiosi con Lawrence, fino allora, in Italia, famoso per l’altro suo romanzo: “L’amante di Lady Chatterley” .

Checcuswriter,   29 Novembre 2011      

2 commenti:

  1. Per sapere se ha reso bene l'opera bisognerebbe leggere il libro e vedere il film. Di D.H. Lawrence ho letto poco ma, figlia dei miei anni, non ho certo trovato Lady Chatterly così scandalosa come la facevano anni fa. Trovo che un bravo artista debba sempre puntare a rendere la verità, proprio quella che i più fanno finta di non vedere. Io ad es. amo moltissimo Dickens, che non é certo 'scandaloso' nel senso in cui lo è D.H. Lawrence, ma lo é alla grande se si considera che nelle sue opere fa una sorta di 'documentario' dell'epoca sulla condizione dell'infanzia bistrattata ai tempi della rivoluazione industriale. Altro libro che per me é un vero e proprio cult é Tess of the D'Urbervilles...anche qui, convenzioni che si disgregano e che annullano, ahimé, la protagonista. Ne é stato fatto un film bellissimo (e lo confermo perché ho letto il libro in inglese) da Polansky, che, guarda caso, ha realizzato anche un ottimo Oliver Twist....potremmo fare un cineforum:-))))

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  2. D.H. Lawrence.è stato sempre considerato l'ape fastidiosa della società inglese, perché ne ha sempre descritto con sarcasmo anche se in punta di penna, tutte le ipocrisie e contraddizioni, tipiche di quel popolo. Ha vissuto le sue esperienze letterarie, nel primo dopo guerra, parliamo di prima guerra mondiale, e, se all'inizio fu accolto bene dagli intellettuali dell'epoca che vedevano in lui un vento nuovo nella letteratura, poi si guadagnò le loro ire perché li collocò nei suoi romanzi, special modo "Donne innamorate", collocandoli nelle stesse situazioni che loro credevano di combattere. Non sapendo come levarselo di torno, accusarono la moglie tedesca, figlia del famoso "Barone rosso", asso dell'aviazione austriaca di spionaggio. Fu lui che fece i bagagli e se ne andò per sempre dall'Inghilterra, dove non ritornò mai più e dove, tutt'ora, nessuno lo ama moltissimo. Senza aver niente di personale nei confronti degli inglesi,purtroppo sono un popolo che ha fatto dell'ipocrisia uno stile di vita anche se, adesso, sembra siano un po' cambiati.
    "Donne innamorate" secondo me è superiore come libro a "L'amante di Lady Chatterley" anche perché è un librone molto voluminoso, il mio consta di 700 pagine in corpo 8 edito da BUR.
    Per quanto concerne il fatto che tu abbia letto poco di Lawrence, pur non essendo all'indice, a quei tempi si cercava di non farlo circolare più di tanto. Io stesso ho visto prima il film e poi sono riuscito a comperare il libro e, naturalmente, per quanto bravo sia stato Russell, la differenza tra cinema e verbo scritto, è enorme perché ha trattato temi tipici di quel tempo, usando le due sorelle come leva per scardinare il perbenismo dei due giovani. Ma ne parleremo con calma la prima volta che ci vediamo. Ciao

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