"Ci vuole coraggio a prendere voti a Taranto promettendo la chiusura di Ilva e poi fare l’intesa con Mittal. Bravo Di Maio"
Carlo Calenda all'HuffPost: "Oggi per me è una giornata bellissima"
Nel giorno dell'Ilva Carlo Calenda giura
che si congratula con Luigi Di Maio, senza polemica. "Ho visto che mi ha
risposto in modo maleducato ("oggi non gli rispondo" aveva dichiarato
il suo successore alle agenzie), ma va bene lo stesso. Bene che non
abbia chiuso l'Ilva, come aveva promesso in campagna elettorale, bene
che sia confermato il piano ambientale per Taranto, bene che i sindacati
abbiano trovato l'intesa. Oggi per me è una giornata bellissima". E
sull'ipotesi di illegittimità della gara l'ex ministro è tranchant: "Di
Maio pubblichi il parere, oppure spieghi perché oggi è diventato
complice nel delitto perfetto di Calenda".
Lei sostiene che il suo piano prevedeva più occupati. Dobbiamo pensare che i sindacati siano improvvisamente tutti impazziti?
"Per carità, non lo direi mai. I sindacati sono arrivati all'intesa in zona Cesarini. Il mio piano prevedeva che una parte dei dipendenti lavorasse per una società formata da Invitalia e gli enti locali di Genova e Taranto, e dunque prevedeva più lavoro, meno trattamenti con ammortizzatori".
Ma sapevate che il sindacato non avrebbe mai accettato che i lavoratori uscissero dal perimetro di Ilva.
"Sapevamo che stavamo garantendo più occupazione: 10.000 assunzioni Mittal e 1.500 nella Newco. Faccio notare che Mittal da sempre sostiene di riuscire a produrre con 8.500, 9.000 lavoratori: oggi siamo davvero sicuri che di qui a 5 anni ne entreranno altri? Vedremo, me lo auguro".
Difficile pensare che i suoi complimenti a Di Maio siano sinceri.
"Devo riconoscere che ci vuole coraggio a cambiare idea, ci vuole coraggio a prendere voti a Taranto promettendo la chiusura dell'impianto e poi fare l'intesa con Mittal. Per questo dico: bravo Di Maio"
Oggi si sente tradito da una parte del sindacato?
"No. Noi abbiamo fatto 32 incontri sull'Ilva. Alla fine abbiamo avanzato una proposta che era complicata da far accettare, in una situazione come quella. C'era chi voleva trattare, come Marco Bentivogli, chi preferiva passare la mano al nuovo governo. Legittimo, bene così".
Il sindacato sostiene che le garanzie dell'articolo 18 e quelle sui livelli salariali non erano mai state ottenute.
"Ecco, su questo voglio essere chiaro. Loro hanno tutto il diritto di difendere questo accordo, ci mancherebbe altro. Ma non possono farlo raccontando balle. Le garanzie sui diritti, incluso l'articolo 18, e quelle sui livelli salariali c'erano. Forse qualcuno dimentica che la bozza dell'intesa è sul sito del Mise e quindi consultabile. Io la sto diffondendo via Tweet. Basta leggerla per verificare quello che sto dicendo. Quelle garanzie erano assicurate fin dal primo giorno in cui abbiamo aperto il tavolo".
Ha qualcosa da rimproverarsi oggi sulla strategia che ha adottato in sede di negoziato?
"Assolutamente no. Sull'Ilva noi abbiamo fatto un lavoro enorme, contro molti soggetti, contro il Movimento 5 Stelle e persino contro Michele Emiliano (il quale mi pare sia sparito dopo aver protestato per la mancata convocazione al tavolo). Abbiamo fatto un percorso di successo: abbiamo trovato un soggetto pronto a investire, abbiamo tutelato l'ambiente, io come ultimo atto ho persino lasciato la cassa piena a Di Maio (uno stanziamento di 100 milioni per i commissari), che con quei soldi è riuscito a allungare per mesi la trattativa. Cosa dovevamo fare di più?"
Oggi il ministro insiste ancora sull'illegittimità della gara.
"E' semplicemente ridicolo che continui ad arrampicarsi sugli specchi, sostenendo che la gara è irregolare ma che l'affidamento è irrevocabile per l'interesse pubblico. Intanto pubblichi il parere, come ha promesso, poi ne riparliamo. La verità è che lui ha dovuto cambiare idea, e si è dovuto fare complice del delitto perfetto di Calenda".
Lei ha ringraziato i commissari e i tecnici del ministero (Simonetta Moleti, Enrico Laghi e Giampiero Castano). Pensa che in questa vicenda i tecnici abbiano superato il politico?
"I tecnici hanno superato il politico anche quando c'ero io come ministro. Sono persone eccezionalmente preparate, quel riconoscimento è riferito all'intera vicenda Ilva, non solo a questa ultima fase".
Lei sostiene che il suo piano prevedeva più occupati. Dobbiamo pensare che i sindacati siano improvvisamente tutti impazziti?
"Per carità, non lo direi mai. I sindacati sono arrivati all'intesa in zona Cesarini. Il mio piano prevedeva che una parte dei dipendenti lavorasse per una società formata da Invitalia e gli enti locali di Genova e Taranto, e dunque prevedeva più lavoro, meno trattamenti con ammortizzatori".
Ma sapevate che il sindacato non avrebbe mai accettato che i lavoratori uscissero dal perimetro di Ilva.
"Sapevamo che stavamo garantendo più occupazione: 10.000 assunzioni Mittal e 1.500 nella Newco. Faccio notare che Mittal da sempre sostiene di riuscire a produrre con 8.500, 9.000 lavoratori: oggi siamo davvero sicuri che di qui a 5 anni ne entreranno altri? Vedremo, me lo auguro".
Difficile pensare che i suoi complimenti a Di Maio siano sinceri.
"Devo riconoscere che ci vuole coraggio a cambiare idea, ci vuole coraggio a prendere voti a Taranto promettendo la chiusura dell'impianto e poi fare l'intesa con Mittal. Per questo dico: bravo Di Maio"
Oggi si sente tradito da una parte del sindacato?
"No. Noi abbiamo fatto 32 incontri sull'Ilva. Alla fine abbiamo avanzato una proposta che era complicata da far accettare, in una situazione come quella. C'era chi voleva trattare, come Marco Bentivogli, chi preferiva passare la mano al nuovo governo. Legittimo, bene così".
Il sindacato sostiene che le garanzie dell'articolo 18 e quelle sui livelli salariali non erano mai state ottenute.
"Ecco, su questo voglio essere chiaro. Loro hanno tutto il diritto di difendere questo accordo, ci mancherebbe altro. Ma non possono farlo raccontando balle. Le garanzie sui diritti, incluso l'articolo 18, e quelle sui livelli salariali c'erano. Forse qualcuno dimentica che la bozza dell'intesa è sul sito del Mise e quindi consultabile. Io la sto diffondendo via Tweet. Basta leggerla per verificare quello che sto dicendo. Quelle garanzie erano assicurate fin dal primo giorno in cui abbiamo aperto il tavolo".
Ha qualcosa da rimproverarsi oggi sulla strategia che ha adottato in sede di negoziato?
"Assolutamente no. Sull'Ilva noi abbiamo fatto un lavoro enorme, contro molti soggetti, contro il Movimento 5 Stelle e persino contro Michele Emiliano (il quale mi pare sia sparito dopo aver protestato per la mancata convocazione al tavolo). Abbiamo fatto un percorso di successo: abbiamo trovato un soggetto pronto a investire, abbiamo tutelato l'ambiente, io come ultimo atto ho persino lasciato la cassa piena a Di Maio (uno stanziamento di 100 milioni per i commissari), che con quei soldi è riuscito a allungare per mesi la trattativa. Cosa dovevamo fare di più?"
Oggi il ministro insiste ancora sull'illegittimità della gara.
"E' semplicemente ridicolo che continui ad arrampicarsi sugli specchi, sostenendo che la gara è irregolare ma che l'affidamento è irrevocabile per l'interesse pubblico. Intanto pubblichi il parere, come ha promesso, poi ne riparliamo. La verità è che lui ha dovuto cambiare idea, e si è dovuto fare complice del delitto perfetto di Calenda".
Lei ha ringraziato i commissari e i tecnici del ministero (Simonetta Moleti, Enrico Laghi e Giampiero Castano). Pensa che in questa vicenda i tecnici abbiano superato il politico?
"I tecnici hanno superato il politico anche quando c'ero io come ministro. Sono persone eccezionalmente preparate, quel riconoscimento è riferito all'intera vicenda Ilva, non solo a questa ultima fase".
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