venerdì 6 aprile 2018

Il Pd è una balena spiaggiata



06 aprile 2018

Il Pd è una balena spiaggiata

L'ala governista dem è attratta da un dialogo con Di Maio. Che però ha già stretto un accordo con Salvini. Con tutti i suoi limiti, l'unico che tenta di arginare i populismi è Renzi. La sinistra invece di opporsi all'ex segretario pensi a riforme vere. E lasci perdere le sirene della responsabilità.


L’ala governista del Pd, che comprende anche autorevoli suggeritori esterni, propone soluzioni che sono figlie dell’ “eccezionalismo” (devastante cultura di sinistra) e non di una visione liberale delle istituzioni, del governo e della vita pubblica. Pensiamo a due temi su cui la discussione si è accesa. Il primo è il dialogo con Di Maio. Con tutta evidenza Di Maio ha già in tasca l’accordo con Salvini e i due stanno tendando il colpo grosso: l’uno di disintegrare Forza Italia, l’altro di fagocitare un pezzo del Pd. Il Pd, se pure decidesse di appoggiare Di Maio, non gli darebbe una vera maggioranza e ci sarebbe sempre bisogno dell’aiutino di Salvini.
NON SI GOVERNA CON PROGRAMMI CONTRAPPOSTI. I “cattivi maestri” (grandi teste d’uovo della sinistra) che stanno dando suggerimenti a Martina, reggente del Pd, lo vogliono in realtà morto. Trascuro il fatto che non si governa con programmi contrapposti, che non si sta sempre al governo con Monti, Verdini, e domani con Di Maio-Salvini se si vuol ricostruire una immagine di partito e non confermare quella di burocrati attaccati al potere. Infine lascio perdere l’ultimo sussulto della cultura della superiorità antropologica di alcuni personaggi di sinistra che pensano di essere in grado di addomesticare il nostrano lepenista e il buffo populista. Ogni volta che questa parte di sinistra presuntuosa ha preso il sopravvento, la sinistra ha preso botte da orbi.
L'OSSESSIONE PER RENZI. La seconda tematica assai poco liberale riguarda la polemica su Renzi. Non devo dire qui la mia avversione verso l’ex premier. Come tanti avevo avuto una iniziale curiosità e desiderio che portasse aria nuova e come tanti, forse ancora di più, dopo pochi mesi, mi sono collocato fra i suoi critici più severi. Ha perso e si è dimesso, ma molti, con tutti i guai che ha l’Italia, sono attratti da un unico interrogativo: si sarà dimesso davvero?
La linea renziana di contrapposizione ai populismi, se verrà mantenuta, è l’unica che colloca il Pd in acque dove si può pescare e non in quel pezzo di mare in cui Salvini e Di Maio pescano a strascico
Vorrei rivelare alcuni segreti. Il primo è che l’eliminazione del perdente è il frutto incivile di una cultura post-Prima Repubblica, nella quale invece il perdente, pensate ai vari leader della Dc, aveva sempre una seconda o terza occasione se godeva dell’appoggio di settori della società e della politica. Secondo: per eliminare Renzi definitivamente, escludendo l’omicidio, proibito dal codice penale, resta solo la strada della costruzione di una linea più convincente della sua e di una candidatura al vertice più forte di quelle che piacciono a lui. Vorrei infine ricordare che Renzi è protetto dalla Costituzione e fino a che non sarà interdetto dall’attività politica è legittimo che la faccia. Non so se sia una scelta da parte sua molto utile, visto che gli servirebbe, invece, stare fuori dalle scene per un buon periodo di tempo.
SERVE UN ARGINE VERO CONTRO I POPULISMI. Quindi Renzi c’è. E sapete perché Renzi c’è? Perché la sua linea di contrapposizione ai due populismi, se verrà mantenuta, è una vera linea politica ed è l’unica che colloca il Pd in acque dove si può pescare e non in quel pezzo di mare in cui Salvini e Di Maio pescano a strascico o con le bombe di profondità. In secondo luogo perché si sta lasciando a Renzi il tempo e lo spazio per definire una prospettiva. Il “macronismo” è una cialtronata del povero Gozi anche perché nessuno sa se il presidente francese ce la farà e se arriverà al secondo mandato. Non è, invece, una cialtronata l’idea di una forza moderata aggressiva verso i populisti e non più verso la sinistra. Voglio dire che se per un certo periodo di tempo è facile immaginare che i due populisti saranno ancora sulla cresta dell’onda, arriverà il momento in cui la società si stancherà di chiacchiere, di finti provvedimenti sociali, di tira e molla sulla politica estera.
In Italia i capi dello Stato, anche quando sembravano orientati ad arginare la destra, hanno dissanguato la sinistra. Il presidente «ce lo chiede» non è un precetto divino. Lui chiede e la sinistra gli dice no
Renzi scommette su questo scenario al quale vuole arrivare con il suo Pd, intero o a pezzi. Chi gli si oppone pensa a un Pd, magari allargato a quelli di LeU, che sia più di sinistra. Questa non è una linea. È una linea di sinistra quella di stabilire le riforme che possono scassare il meccanismo che ha portato al fallimento l’economia italiana. Più Mazzuccato e meno Nannicini, per così dire.

LE SIRENE DELLA RESPONSABILITÀ. Resta l’ostacolo del «presidente ce lo chiede». In Italia i capi dello Stato, anche quando sembravano orientati ad arginare la destra, hanno dissanguato la sinistra. Il presidente «ce lo chiede» non è un precetto divino. Lui chiede e la sinistra gli dice no. Non è responsabile, urleranno i governisti. Perché vi pare responsabile mettere un ministro piddino nel caravan serraglio grillino ad approvare un programma tutto chiacchiere e distintivo e con priorità decise fuori dal parlamento da un giovane orfano che parla per slogan?

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