sabato 22 luglio 2017

PALAZZI VENEZIANI INFESTATI DA FANTASMI



PALAZZI VENEZIANI INFESTATI DA FANTASMI
Nel sestiere di Cannaregio, in fondamenta Gasparo Contarini sorge il maestoso palazzo detto dei Contarini dal Zaffo, conosciuto come “il Casin dei Spiriti”. Non lasciatevi trarre in inganno dalla parola “casin” che non è sinonimo di “bordello” ma casa di incontro di personaggi di prestigio nella quale si praticava legalmente anche il gioco d’azzardo, oggi lo diremmo alla francese “casinò”. Non è del gioco d’azzardo che vi voglio parlare ma della leggenda che aleggia su tale palazzo. La tradizione vuole che il palazzo sia infestato da spiriti irrequieti. Fin dal 500 si narra che tra le stanze dell'edificio, il celebre pittore Pietro Luzzo da Feltre si incontrasse molto spesso con altri artisti, come Tiziano Vecellio, Jacopo Tintoretto, Giorgione, Pietro Aretino, Jacopo Sansovino, Paolo Veronese) . Tra le sue mura si svolse un intreccio amoroso tra il Lusso che si innammorò della bella Cecilia, già amante del Giorgione, ma il suo amore non veniva corrisposto, e a causa dei suoi rifiuti, il Lusso una bella serà scomparve e il suo corpo non fu più ritrovato. Qualche giorno dopo il fantasma del pittore comparve ad una delle finestre del casin, allora i proprietari murarono la finestra, dopo di ciò il fantasma apparve alla finestra vicina. Una ad una i proprietari furono costretti a murare tutte le finestre e solo allora lo spettro sembrò scomparire.
Quando il palazzo fu abbandonato dalla famiglia Contarini e rimase disabitato, iniziarono a circolare voci tra i barcaioli e i pescatori, che si avventuravano di notte da quella parte della laguna: si udivano rumori, sibili, i rimbombi. Qualcuno disse che si trattava di una banda di falsari che per continuare i propri traffici cercava di spaventare i curiosi; altri parlarono di feste e orge sessuali, o addirittura cerimonie di sette che invocavano il diavolo; altri ancora pensarono che si trattasse degli spiriti degli artisti e dei letterati che nel cinquecento frequentavano il palazzo. Altri ancora rammetavano che al suo interno sorgeva l'antico Ospedale della Misericordia dove, appestati, morirono migliaia di veneziani per poi i morti venivano trasportati al cimitero di S.Michele in Isola.
Se si trattava di suggestioni derivanti da superstizioni non è dato a saperlo, di certo è che al suo interno nel 1929, furono rinvenuti i corpi di quattro persone, tutte senza la testa e senza la mano destra, i corpi risultarono appartenenti a due fratelli, a un sacerdote ed un gondoliere; delitto rimasto irrisolto.
La catena dei delitti non si esaurisce qui; intorno agli anni cinquanta del novecento al suo interno o nei suoi pressi fu commesso l’atroce delitto di Linda Civetta, residente a Belluno, dove gestiva un bar con la sua famiglia. Questo delitto è stato ricostruito nei minimi dettagli: giovedì 24 aprile 1947 Linda si trova a Venezia, per acquistare una partita di sigarette americane di contrabbando che poi avrebbe rivenduto al mercato nero. In tasca ha 110 mila lire, una somma notevole per l’epoca, sufficiente perché Bartolomeo Toma, quarantenne con il vizio del gioco, decida di ucciderla e di farne sparire il corpo. La polizia arrestò il colpevole che confessò di aver ucciso e fatto a pezzi la donna. Il corpo sarà ripescato l’8 maggio 1947, dalla rete a strascico di Luigi Robelli che si incagliò vicino alla sacca della Misericordia. Per liberarla, uno dei figli del pescatore si tuffa e nel fondale trova un baule ancorato a due masegni con corde e catene. Tirato su e aperto nella speranza di trovarvi un tesoro scoprirono al suo interno il cadavere di una donna segato a pezzi. Altri dicono che furo 2 gondolieri gli assassini di Linda Civetta e che furono dei ragazzi a rinvenire il baule, ma la sostanza non cambia su quel luogo maledetto e nessun veneziano si sognerebbe mai di andare a pescare da quelle parti, vuoi per tradizione, rispetto o paura.

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