Perché
La stanza deserta,
i banchi accatastati,
in disordine;
la vecchia lavagna
consumata,
con ancora inciso
il tuo nome,
l’eco dei ricordi
sospeso nell’aria.
E poi il prato,
dove ho disegnato
il tuo viso sull’erba
fradicia, un mattino
di tanti anni fa.
Ho camminato per ore
quel giorno;
negli occhi immagini
felici, nella mente solo
tristezza.
Il piccolo stagno
dove ci specchiavamo,
la tua immagine che
appare improvvisa
alle mie spalle.
Un sasso gettato nel mezzo,
mille cerchi che si
dilatano all’infinito;
parlano di un amore
mai dimenticato;
ha percorso strade polverose,
attraversato città deserte,
ora osserva sorridendo,
il mio tormento:
i tanti perché
senza risposta.
Checcuswriter
copyrigth Aprile 2012
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