sabato 4 giugno 2011

Tipico serpente a due teste dell'era post-atomica


Pensiamoci bene: non una ma cento volte!

Da sempre antinuclearista convinto, ho seguito con interesse, l’altra sera, una trasmissione televisiva imperniata sull’argomento. Ho, così, potuto gustarmi le parole di un ospite che, cercando di confutare i dati della controparte, sosteneva che, in fin dei conti, i morti per tumore negli ultimi incidenti nucleari, Chernobyl soprattutto, se confrontati all’entità della sciagura, sono stati insignificanti, riferendosi ovviamente agli abitanti delle zone interessate; ovvero se consideriamo le cose da un punto di vista statistico, rientrano nella normalità, anzi sosteneva che, i sopravissuti, erano sì ammalati di tumore ma, vivi per la miseria. Confesso di essere rimasto allibito nel sentire queste parole; hanno parlato di un tumore dovuto alle radiazioni nucleari, quasi fosse una forma influenzale che magari provoca qualche morto tra i soggetti più deboli ma rientra nella casistica: ma quanti morti deve provocare una tragedia per essere considerata sconvolgente? Sono queste le argomentazioni che vengono usate dai convintissimi nuclearisti per convincere la gente comune? Banalizzare i rischi per tranquillizzare il popolo che, preoccupato com’è di riempire la pignatta, preferisce la pancia piena, subito, agli inevitabili problemi futuri? C’è bisogno di energia elettrica? Cominciamo a risparmiare ma sul serio; cento anni fa si usavano ancora le candele e, in un secolo, in nome del progresso selvaggio, abbiamo bruciato tutto quello che di buono, la terra ci ha dato gratuitamente, fidandosi della nostra intelligenza. Il resto del mondo sta studiando alternative credibili per ottenere energia, salvaguardando l’ambiente, noi, in Italia, scoraggiamo i pochi che ci stanno provando, dobbiamo sempre seguire la strada più facile al momento, senza andare per il sottile; non importa se comporta rischi, tanto in questo gioco si può barare, anche a costo di rovinarci con le nostre mani. Tralascio per carità di patria gli enormi interessi economici in ballo, che alla fine sono quelli che determinano le scelte fatte sulle nostre teste. Devo spiegare, prendendo a prestito l’incidente avvenuto in Giappone, che gli abitanti di quella regione non potranno mai più ritornare a vivere nelle loro case? Che non potrà crescere più nulla che non sia contaminato? Comprendendo l’acqua del mare con i suoi fondali e la pesca che vi veniva effettuata. Che dipenda da un guasto all’interno della centrale o da un evento esterno, qualcuno è in grado di darmi certezze sulla possibilità di fermare o bonificare l’atomo una volta che questo è impazzito?  Domenica prossima si va a votare sull’argomento, spero proprio che gli Italiani, comincino a capire, come hanno fatto da poco, Tedeschi e Svizzeri, che, se morire è un fatto ineluttabile, alla fine di una vita vissuta godendosi le cose terrene, vivere quest’ultima come capita, facendo terra bruciata  tutto intorno, aspettando il gran finale con il botto, è cosa ben diversa.

Questo scritto è stato pubblicato dalla "Nuova Venezia" nella pagina delle  "Lettere alla Nuova", in data 05 giugno 2011. Checcuswriter.

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