“Era una giornata normalissima quando Roberto scomparve, e il fatto più insolito della sua scomparsa fu che nessuno la notò, nemmeno sua madre. Ma andiamo con ordine.”
“FUGA TRA CONFUSIONE E REALTA”
Avevo deciso di andarmene, ci avevo pensato sopra tutta la notte, non ne potevo più di questa situazione; c’erano giorni in cui mi sembrava di scoppiare dalla rabbia per l’incapacità di gestire il solito menù quotidiano, mi sentivo come prigioniero di un guscio; che fossi dentro o fuori casa era lo stesso, l’impotenza di non poter fare niente altro che le solite monotone cose, mi creava una profonda frustrazione che faticavo a scacciare, tanto che gli amici e i collaboratori di lavoro mi guardavano preoccupati, erano arrivati perfino a contattare mia madre e mia sorella, volevano capire cosa avessi e, se possibile, cercare di aiutarmi. Quale che fosse il mio male sicuramente non era curabile, da nessun dottore, l’unica cosa di cui sentivo il bisogno era di rimanere solo, senza rinchiudermi nella mia stanza naturalmente, dove chiunque poteva entrare a suo piacimento.
Erano le cinque del mattino e alla chetichella scivolai fuori dalla finestra della mia camera, sicuro che in quel modo nessuno si sarebbe accorto di nulla, nè mia sorella, nè tanto meno mia madre, e, naturalmente, speravo il più tardi possibile.
Camminavo con passo spedito, guardandomi attorno e sperando vivamente di non incontrare qualche conoscente, al quale non avevo certo voglia di dare spiegazioni; avrei potuto prendere l’autobus per Venezia, ma sarebbe stato pieno di lavoratori della zona industriale e io mi sarei ritrovato come una mosca bianca in mezzo a loro. Qualche chilometro a piedi e arrivavo al paese successivo, lì c’era più abbondanza di autobus e avrei deciso cosa fare e che direzione prendere, in lontananza si vedevano il fumo e le fiamme delle ciminiere del petrolchimico di Marghera: l’odiata Marghera, quella che ti fa vomitare ma che ti permette di vivere, quella che sta facendo esplodere le mille contraddizioni di questa società, che ti pone di fronte alla realtà, che ti mette con le spalle al muro: devi scegliere, senza mezzi termini, in maniera assoluta, senza se e senza ma; ci sono momenti nella vita in cui ci facciamo mille domande, mille perché e il castello di finzioni e di bugie dette a noi stessi crolla miseramente: era quello che mi stava succedendo.
Ero quasi arrivato e mi fermai per qualche istante, i miei polmoni erano in deficit di ossigeno, decisamente non ero più abituato a camminate di questo genere, anche se mi aveva fatto bene, a volte la stanchezza aiuta a rilassarti; alle otto ero davanti alla biglietteria della stazione di Mestre, dove acquistai un biglietto di sola andata e salii sul treno diretto a Calalzo, poi da lì in corriera sarei arrivato a S. Stefano di Cadore, anche se la mia meta era ancora più in alto: Costalissoio, piccola frazione di poche anime che dominava la vallata; i posti li conoscevo alla perfezione perché, da piccolo, venivo sempre con mia madre a passare le vacanze estive.
Riflettevo su quanto stavo facendo, pensavo a mia madre e a mia sorella, chissà se si erano accorte della mia scomparsa, o se avevano pensato a una delle mie solite assenze, senza preoccuparsi minimamente, prese com’erano dalle loro pressanti occupazioni quotidiane, sicuramente all’ora di cena si sarebbero rese conto che non c’ero più, ero sparito, mi sarebbe piaciuto vedere le loro facce, chissà che reazione: rabbia, sgomento, delusione per non essere riuscite a capire i motivi del mio gesto, apprensione per un mio eventuale incidente, disgrazia o altro, che avrebbe scosso e interrotto la loro frenetica quotidianità. Tutto sommato la cosa aveva ben poca importanza, si sarebbero dovute rassegnare, e comunque non avevo volutamente dato spiegazioni proprio per essere lasciato in pace, non ne volevo sapere di quell’affetto preoccupato e apprensivo, tipico di quei genitori vampiri che, se potessero riuscire a respirare al posto tuo, sicuramente sarebbero all’apice della felicità.
Volevo capire se ero diventato una ruota impazzita, incapace di fermarsi, se un uomo poteva ancora essere tale senza dover accettare situazioni ipocrite, che accontentano tutti con il falso sorriso sulle labbra, con la convinzione di essere nel giusto perchè quella è la regola, perchè così ti hanno costruito, se vuoi cambiare sei matto.
1° Continua ---- 10 Marzo 2012
Tratto da "Gocce di emozioni 1" Racconti di Francesco Danieletto
Copyright 2009
Tratto da "Gocce di emozioni 1" Racconti di Francesco Danieletto
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Quando la mancanza di amore (quello vero, gratuito e sincero, che accetta un individuo per quello che é)colpisce una persona troppo intelligente e sensibile, il risultato é una sorta di pazzia. Anche la fuga del tuo protagonista é un modo come un altro per dire 'ma insomma, volete accorgervi che io esisto oppure no?'
RispondiEliminaIl tuo commento al racconto è iniziato nel migliore dei modi. Con il seguito ti immedesimerai ancora di più. Grazie , ciao.
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