Salinger e 'Il giovane Holden': le ansie assolute della giovinezza nel romanzo icona del Novecento
Cent'anni fa nasceva uno degli scrittori più celebri del Novecento. Repubblica gli dedica un'iniziativa editoriale. Per ricordare l'importanza delle sue opere nel panorama letterario del Dopoguerra
di FRANCESCO PACIFICO
Cent’anni fa, il primo gennaio 1919, nasceva a New York lo scrittore J.D. (iniziali di Jerome David) Salinger, uno degli scrittori più celebri del Novecento, non solo per la sua produzione letteraria ma anche per l’aura di mistero che ha sempre circondato la sua vita fino alla morte, avvenuta il 27 gennaio 2010 a Cornish, paesino del New Hampshire nel quale visse ritirato e in solitudine fin dagli anni Cinquanta, senza mai rilasciare interviste, con un paio di eccezioni: la rivista scolastica The Daily Eagle di Cornish nel 1953 e il New York Times nel 1974.
La fama arrivò con la pubblicazione, nel 1951, del suo capolavoro più conosciuto, Il giovane Holden (titolo originale The catcher in rye), romanzo di formazione che ruota intorno alla figura di un adolescente newyorkese. Tutta la sua opera è concentrata nell’arco di pochi anni, fino al 1965, quando pubblicò il suo ultimo racconto sulla rivista New Yorker.
In occasione del centenario della nascita di J.D. Salinger, prenderà il via con Repubblica un’iniziativa per celebrarlo: insieme al quotidiano saranno disponibili in edicola quattro suoi titoli. Si comincia il 3 gennaio proprio con Il giovane Holden (euro 9,90 oltre al prezzo del giornale). Seguiranno Franny e Zooey (10 gennaio), Nove racconti (17 gennaio) e Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour (24 gennaio).
Nell’articolo che segue Francesco Pacifico, scrittore ed esperto di letteratura americana, spiega il significato e l’importanza di un’opera come Il giovane Holden nel panorama letterario del Dopoguerra.
Approfondimento
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Holden Caulfield è un’anima in pena di sedici anni che dopo l’espulsione dal collegio vaga per New York perché è rientrato in città troppo in anticipo sulle vacanze di Natale e non può farsi scoprire dai genitori. Vede gente, la giudica, s’angoscia, s’infuria. Da quasi settant’anni, Holden è per l’America il prototipo del giovane che avrebbe tutto per essere normale ma non lo è: gli stanno antipatici gli abitanti del suo mondo, dai liceali filistei ai professori che li servono come maggiordomi e ne consolidano la morale. Come mai questo giovane è angosciato e non si dà pace pur vivendo in anni di impareggiabile prosperità? Questa domanda la porrà sbigottita il sistema ai suoi figli irrequieti molto prima del Sessantotto.
Il romanzo di J.D. Salinger esce in sordina dopo la fine della seconda guerra mondiale: nella cultura americana non esistono ancora le opere che permetteranno di assorbirlo e continuare a farlo per decenni. Nel 1951 mancano quattro anni a Gioventù bruciata, tre all’Urlo di Allen Ginsberg e sei a Sulla strada di Jack Kerouac. Mancano cinque anni al primo singolo di successo di Elvis, Heartbreak Hotel, figuriamoci all’invasione britannica di Beatles e Rolling Stones; infine, ben sedici all’estate dell’amore che proporrà per la prima volta alla gioventù del ceto medio una via concreta e coerente - sesso droga e rock and roll - per uscire dall’angoscia.
Insomma, a partire dal Giovane Holden, nel mondo che ha sconfitto i regimi totalitari comincia a formarsi l’idea di giovinezza su cui ci basiamo ancora, quella per cui le ansie fisiologiche dell’adolescenza possono avere un valore esistenziale e politico permanente. Ovviamente il sistema imparerà in fretta come incorporare e rendere monetizzabili le ansie, ma che il mondo si possa giudicare con la lente della giovinezza è un fatto acquisito. Ed è come se Salinger ci fosse arrivato prima di tutti.
Pur derivando molte idee dal modernismo letterario americano di Hemingway e Fitzgerald, le porta dove i due maestri non erano stati: il primo aveva cercato nella guerra e nell’esotismo una vita più viva di quella urbana, mentre i personaggi di Fitzgerald erano vecchi ubriaconi in corpi giovani in attesa di ereditare. Le ansie di Salinger diventano assolute e risiedono nella giovinezza, in particolare nella tendenza a disprezzare il mondo degli adulti e dei conformisti: “Uno dei principali motivi per cui avevo lasciato Elkton Hills è che era pieno così di palloni gonfiati. Ecco tutto. Arrivavano a frotte da ogni parte”. Da dove nasce questa inadeguatezza al mondo in fin dei conti felice della trionfante America che ha appena salvato il mondo e sta per conquistarlo col soft power dello stile di vita consumistico?
Salinger in una delle rarissime foto che lo ritraggono
La risposta non viene rivelata nel libro e non è lineare o sociologica. Salinger fu coscritto dall’esercito nel 1942 e partecipò al D-Day in Normandia, lavorò con il controspionaggio e si trattenne in Germania anche dopo la fine della guerra. Soffrì di stress, ne scrisse: uno dei suoi più grandi personaggi, Seymour Glass, muore suicida, ex militare, nel racconto Un giorno perfetto per i pescibanana, uscito nel ’48 sul New Yorker. Tra l’altro quella pubblicazione valeva da virtuale risarcimento per il fatto che un racconto con Holden protagonista era stato accettato dalla rivista ma poi bloccato dopo l’entrata degli Stati Uniti in guerra.
Holden ritornò in un intero libro dopo la guerra, quando ormai Salinger era un veterano e aveva provato lo choc del ritrovare la vita spensierata americana dopo l’orrore. Ma davanti allo choc pensò che scrivere di minuscoli problemi di adattamento sociale potesse incanalare ciò di cui non avrebbe voluto scrivere direttamente. È evidente che il disprezzo di certi giudizi sulla gioventù dabbene venga da molto lontano: “A Pencey c'erano un sacco di farabutti. (…) Una scuola, più costa e più farabutti ci sono - senza scherzi”. Ed è perciò che Holden si fa espellere, per non partecipare: e dagli anni Sessanta lo stesso Salinger smetterà di partecipare alla scena letteraria, scomparendo a casa sua nel New Hampshire.
L’importanza del Giovane Holden oggi è tutta qui. Nel rendere mistico e universale lo sputare nel piatto in cui si mangia. Il futuro buddista Salinger trova un modo comicamente sapienziale di esprimere questi paradossi attribuendo a Stradlater, amico di Holden, una sudiceria nascosta: “Il rasoio con cui si faceva la barba (…) aveva sempre tanto così di ruggine, ed era pieno di sapone, di capelli e di lerciume”; se all’apparenza era in ordine, “in segreto era un sudicione lo stesso, a conoscerlo come lo conoscevo io”. Come i buddisti vedono la morte nella vita, Holden, un puro, vede la sporcizia nella pulizia morale degli americani, e si rifiuta di partecipare.
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