domenica 11 febbraio 2018
MA DIMMI TU QUESTI NEGRI
MA DIMMI TU QUESTI NEGRI
Ma dimmi tu questi negri che vengono a prendersi per disperazione ciò che noi ci prendemmo con la violenza, la spada e la croce santa, lasciandoci dietro solo disperazione
Ma dimmi tu questi negri che hanno cellulari e guardano le nostre donne, mentre noi da sempre ci fottiamo le loro un tanto a botta nelle strade nere delle periferie, e prendiamo il silicio dalle cave delle loro terre, e come osano poi questi negri avere desideri proprio uguali ai nostri manco fossero umani
Ma dimmi tu questi negri che attraversano il mare come se fosse messo lì per viaggiare e non per tenerli lontani, per galleggiare e non per affondare, per andare e non per tornare
Ma dimmi tu questi negri ex schiavi dei bianchi che vengono qui a rubarci il pane proprio ora che gli schiavi siamo noi messi in ginocchio e catene da politici e finanzieri bianchi con colletti bianchi e canini e incisivi sorridenti e perfettamente bianchi, che in meno di trent’anni ci hanno fatto schiavi
Ma dimmi tu questi negri che hanno scoperto ora che la terra è una, è rotonda, e che a seguire la rotta della loro fame si arriva dritti dritti alla nostra opulenza
Ma dimmi tu questi negri che facessero come i nostri nonni: cioè tornare nella giungla e sui rami alti visto che sono loro i nostri progenitori e che l’umanità è tutta africana
Ma dimmi tu questi negri che non rispettano i confini della nostra ignoranza e i muri della nostra paura
Ma dimmi tu questi negri che persino si comprano le sigarette dopo che noi ci siamo fumati le loro foreste, le loro miniere, il loro passato, il loro presente ma abbiamo commesso l’imperdonabile errore di lasciargli una vita e un futuro a cui dimmi tu, questi negri, non rinunciano mica
Ma dimmi tu questi negri che si portano il loro Dio da casa anziché temere il nostro, e sanno ninna nanne e leggende e favole più antiche delle nostre e parlano male la nostra lingua ma benissimo le loro che però noi non capiamo.
Ma dimmi tu questi negri a cui non vogliamo stringere la mano né far mettere piede in casa, sebbene a ben guardare abbiano i palmi delle mani e dei piedi perfettamente bianchi proprio come i nostri.
Andrea Ivaz Melis
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