lunedì 12 febbraio 2018

Almirante si vergognerebbe di Salvini

Almirante si vergognerebbe di Salvini
Il segretario della Lega ha creato una una destra diversa da quella tradizionale. Il suo è un reazionarismo simile a quello degli Usa, in cui le idee estremiste e razziste hanno piena cittadinanza. E la sinistra non può voltarsi dall'altra parte.

Questa campagna elettorale cattiva ha creato qualcosa di nuovo e, temo, di irreversibile nella scena politica italiana. Non a sinistra: qui siamo in piena confusione e dio solo sa che cosa potrà succedere. Forse al centro se Calenda riuscirà, magari con Emma Bonino, a dar vita a un gruppo stabile, ancorché piccolo, di liberali moderni. La cosa nuova è avvenuta a destra. Salvini è un personaggio buffo e si tende a non prenderlo sul serio. Probabilmente è astemio ma parla come dopo una serata in osteria. Neppure la storia lo prenderà sul serio e prima o poi arriverà un uomo di destra più solido a ereditarne il lavoro.
L'EREDITÀ DI ALMIRANTE. Ciò che ha fatto Salvini è abbastanza importante. La destra italiana è stata sempre osteggiata con l’arco costituzionale malgrado la Dc e Andreotti se ne siano serviti e spesso l’abbiano spaccata. Giorgio Almirante è stato un capo carismatico con un brutto passato repubblichino ma verso la seconda parte della sua vita politica avversò l’estremismo. Dopo di lui, raccogliendo anche un grumo culturale che nello stesso Msi si era creato e che andava da intellettuali veri (ne parla Gabriele Turi nel suo La cultura delle destre, Bollati Boringhieri) a Pinuccio Tatarella, questa destra si buttò nell’agone politico cercando e ottenendo la legittimazione. Con Fini fece il passo più difficile e contrastato, poi Fini fu distrutto dalla sua famiglia.
SALVINI E LA NUOVA DESTRA. Salvini, invece, crea una destra su basi diverse. Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che la prima destra era una destra nazionale, Salvini, per quanto possa ingannare gli elettori, è uomo della secessione, un nemico dell’Unità d’Italia e del Sud. Su questo ceppo, opportunisticamente celato, si regge l’impalcatura di una struttura e di una cultura politica che si alimentano di tutte le pulsioni più reazionarie. Niente di nostalgia e vecchi riti, sia chiaro, anche se Salvini non ama condannare il fascismo e tanto meno i neo-fascisti e addirittura vorrebbe un raduno nazionale per contestare la prossima manifestazione nazionale antifascista indetta per la fine del mese. Il reazionarismo di Salvini è molto simile a quello di tanti Paesi occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, in cui le idee della destra estrema e razzista hanno piena cittadinanza persino decenni dopo la sconfitta della segregazione razziale. Oggi nella gara Salvini tende a costituzionalizzare le due organizzazioni fasciste più inquietanti, come CasaPound e Forza Nuova.
Salvini ha posto le basi per inserire nel gioco politico una destra che cinguetta con il fascismo. E ambisce, come la Le Pen, a costruire un polo di governo. In nessun Paese europeo le forze moderate hanno accettato questo connubio
C’è dal lato di Salvini, anche se la cosa farà alzare il sopracciglio a più di una personalità di sinistra, una cultura forte, ben incastonata nella società, nella borghesia decadente e frustrata e soprattutto fra la povera gente. Il nazionalismo è declinato come separazione dall’altro, l’odio verso la sinistra porta alle estreme conseguenze il lavoro di altri (e non faccio i nomi, per carità di patria), torna un’idea di Stato che provvede a tutto, il contrasto sociale è immaginato con l’uso di maniere forti e di epurazioni (c’è pure la Meloni che vuole cacciare il direttore del Museo Egizio).
LA DERIVA AUTORITARIA DEL M5S. Salvini oggi viaggia su un risultato personale decente, per nulla clamoroso ma ha posto le basi per due cose: rendere stabile e inserita nel gioco politico una destra che cinguetta con il fascismo, ambire, come la Le Pen, a costruire un polo di governo. In nessun Paese europeo le forze moderate hanno accettato questo connubio. Berlusconi, con mal di pancia a giorni alterni, e gente come Stefano Parisi (che brutta fine!) stanno invece costruendo cose con questo mondo che i moderati europei contrastano. Questa destra in Italia non può che diventare autoritaria, come l’evoluzione dei 5 stelle, se non verranno distrutti dalla democristianizzazione di Di Maio, che non potrà che essere altrettanto antidemocratica a mano a mano che Casaleggio controllerà tutta l’organizzazione.
L'ERRORE CAPITALE DI BERLUSCONI. Idee reazionarie e xenofobe, sovranismo, indifferenza verso il fascismo, sottovalutazione dei fenomeni violenti e del nuovo squadrismo, radici separatiste: ecco la destra che Salvini lascerà al suo successore quando la “cupola” della destra deciderà di fare sul serio e non saprà che farsene del fidanzatino della Isoardi. Tutto ciò avverrà con strappi ed evoluzioni rapide in concomitanza con il declino fisico di Silvio Berlusconi. Per tanto tempo si è chiesto al leader di Forza Italia di nominare un successore o una classe dirigente. Non ha voluto o non ha saputo o non ha potuto. Adesso gli si chiede di non regalare, in un futuro che gli auguriamo lontano, la sua gente a personaggi che lui stesso ha creato. Arriva il momento in cui lo scienziato pazzo deve uccidere la sua creatura per salvarsi l’anima.
LA SINISTRA NON PUÒ SOTTOVALUTARE. La sinistra non può commettere l’errore di sottovalutare quel che sta accadendo soprattutto di non parlarne per il timore di amplificare le gesta dei nuovi fascisti. Questo blocco sociale ed elettorale ormai avrà una rappresentanza parlamentare robusta, non ha limiti costituzionali, non ha autorità morali, presenti o del passato, a cui rispondere. Ci sono solo due strade per fermarla: spiegare agli italiani spaventati che con questa destra l’Italia diverrà un Bronx, e in secondo luogo rimettere piede, costi quel che costi, nei loro territori. Ci sarebbe poi lo Stato a dover fare la sua ma il ministro vede solo i neri, quelli di pelle non quelli neri dentro.

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