Almirante si vergognerebbe di Salvini
Il segretario della Lega ha creato una una destra diversa
da quella tradizionale. Il suo è un reazionarismo simile a quello degli Usa, in
cui le idee estremiste e razziste hanno piena cittadinanza. E la sinistra non
può voltarsi dall'altra parte.
Questa campagna
elettorale cattiva ha creato qualcosa di nuovo e, temo, di irreversibile
nella scena politica italiana. Non a sinistra: qui siamo in piena confusione e
dio solo sa che cosa potrà succedere. Forse al centro se Calenda riuscirà,
magari con Emma Bonino, a dar vita a un gruppo stabile, ancorché
piccolo, di liberali moderni. La cosa nuova è avvenuta a destra. Salvini è un
personaggio buffo e si tende a non prenderlo sul serio. Probabilmente è astemio
ma parla come dopo una serata in osteria. Neppure la storia lo prenderà sul
serio e prima o poi arriverà un uomo di destra più solido a ereditarne il
lavoro.
L'EREDITÀ DI ALMIRANTE. Ciò che ha fatto Salvini è
abbastanza importante. La destra italiana è stata sempre osteggiata con l’arco
costituzionale malgrado la Dc e Andreotti se ne siano serviti e spesso
l’abbiano spaccata. Giorgio Almirante è stato un capo carismatico con un brutto
passato repubblichino ma verso la seconda parte della sua vita politica avversò
l’estremismo. Dopo di lui, raccogliendo anche un grumo culturale che nello
stesso Msi si era creato e che andava da intellettuali veri (ne parla Gabriele
Turi nel suo La cultura delle destre, Bollati Boringhieri) a Pinuccio
Tatarella, questa destra si buttò nell’agone politico cercando e ottenendo la
legittimazione. Con Fini fece il passo più difficile e contrastato, poi Fini fu
distrutto dalla sua famiglia.
SALVINI E LA NUOVA DESTRA. Salvini, invece, crea una
destra su basi diverse. Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che la prima
destra era una destra nazionale, Salvini, per quanto possa ingannare gli
elettori, è uomo della secessione, un nemico dell’Unità d’Italia e del Sud. Su
questo ceppo, opportunisticamente celato, si regge l’impalcatura di una
struttura e di una cultura politica che si alimentano di tutte le pulsioni più
reazionarie. Niente di nostalgia e vecchi riti, sia chiaro, anche se Salvini
non ama condannare il fascismo e tanto meno i neo-fascisti e addirittura
vorrebbe un raduno nazionale per contestare la prossima manifestazione
nazionale antifascista indetta per la fine del mese. Il reazionarismo di
Salvini è molto simile a quello di tanti Paesi occidentali, in primo luogo gli
Stati Uniti, in cui le idee della destra estrema e razzista hanno piena
cittadinanza persino decenni dopo la sconfitta della segregazione razziale.
Oggi nella gara Salvini tende a costituzionalizzare le due organizzazioni
fasciste più inquietanti, come CasaPound e Forza Nuova.
Salvini ha posto le basi per inserire nel gioco politico una
destra che cinguetta con il fascismo. E ambisce, come la Le Pen, a costruire un
polo di governo. In nessun Paese europeo le forze moderate hanno accettato
questo connubio
C’è dal lato di Salvini, anche se la cosa farà alzare il
sopracciglio a più di una personalità di sinistra, una cultura forte, ben
incastonata nella società, nella borghesia decadente e frustrata e soprattutto
fra la povera gente. Il nazionalismo è declinato come separazione dall’altro,
l’odio verso la sinistra porta alle estreme conseguenze il lavoro di altri (e
non faccio i nomi, per carità di patria), torna un’idea di Stato che provvede a
tutto, il contrasto sociale è immaginato con l’uso di maniere forti e di epurazioni
(c’è pure la Meloni che vuole cacciare il direttore del Museo Egizio).
LA DERIVA AUTORITARIA DEL M5S. Salvini oggi viaggia
su un risultato personale decente, per nulla clamoroso ma ha posto le basi per
due cose: rendere stabile e inserita nel gioco politico una destra che
cinguetta con il fascismo, ambire, come la Le Pen, a costruire un polo di
governo. In nessun Paese europeo le forze moderate hanno accettato questo
connubio. Berlusconi, con mal di pancia a giorni alterni, e gente come Stefano
Parisi (che brutta fine!) stanno invece costruendo cose con questo mondo che i
moderati europei contrastano. Questa destra in Italia non può che diventare
autoritaria, come l’evoluzione dei 5 stelle, se non verranno distrutti dalla
democristianizzazione di Di Maio, che non potrà che essere altrettanto
antidemocratica a mano a mano che Casaleggio controllerà tutta l’organizzazione.
L'ERRORE CAPITALE DI BERLUSCONI. Idee reazionarie e
xenofobe, sovranismo, indifferenza verso il fascismo, sottovalutazione dei
fenomeni violenti e del nuovo squadrismo, radici separatiste: ecco la destra
che Salvini lascerà al suo successore quando la “cupola” della destra deciderà
di fare sul serio e non saprà che farsene del fidanzatino della Isoardi. Tutto
ciò avverrà con strappi ed evoluzioni rapide in concomitanza con il declino
fisico di Silvio Berlusconi. Per tanto tempo si è chiesto al leader di Forza
Italia di nominare un successore o una classe dirigente. Non ha voluto o non ha
saputo o non ha potuto. Adesso gli si chiede di non regalare, in un futuro che
gli auguriamo lontano, la sua gente a personaggi che lui stesso ha creato. Arriva
il momento in cui lo scienziato pazzo deve uccidere la sua creatura per
salvarsi l’anima.
LA SINISTRA NON PUÒ SOTTOVALUTARE. La sinistra non
può commettere l’errore di sottovalutare quel che sta accadendo soprattutto di
non parlarne per il timore di amplificare le gesta dei nuovi fascisti. Questo
blocco sociale ed elettorale ormai avrà una rappresentanza parlamentare
robusta, non ha limiti costituzionali, non ha autorità morali, presenti o del
passato, a cui rispondere. Ci sono solo due strade per fermarla: spiegare agli
italiani spaventati che con questa destra l’Italia diverrà un Bronx, e in
secondo luogo rimettere piede, costi quel che costi, nei loro territori. Ci
sarebbe poi lo Stato a dover fare la sua ma il ministro vede solo i neri,
quelli di pelle non quelli neri dentro.
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