martedì 30 gennaio 2018

Con questi partiti la democrazia è in pericolo



Con questi partiti la democrazia è in pericolo
In questi anni si è passati dall’organizzazione capillare a formazioni politiche senza radicamento sociale e dirette da un leader. L'elettorato, i militanti e i territori vengono calpestati. Dal Pd al centrodestra, fino al M5s e LeU: nessuno escluso.
Bisogna intendersi bene quando si dice che i partiti dominano tutto ovvero, al contrario, che non ci sono più i partiti. Nella Seconda Repubblica i partiti sono profondamente cambiati. Non li paragono a quelli della Prima, neanche per dire se sono meglio o peggio. Sostengo che questa cosa che chiamiamo "partiti" ha mutato la struttura della nostra democrazia. Siamo passati dall’organizzazione capillare, iper-controllata o più a banda larga, su cui si fondava la Repubblica, a formazioni politiche senza radicamento sociale e dirette da un leader che in un solo caso, Berlusconi, è nato come tale ma che negli altri casi, dai 5 stelle al Pd, ma anche a Liberi e Uguali, lo è diventato perché ha prevalso la scelta oligarchica o perché uno di loro si è fatto strada battendo tutti i propri competitor.

SE I MILITANTI VALGONO ZERO. In questi partiti i militanti contano niente. Nelle formazioni politiche e nei sindacati del passato era vero il contrario. Di Vittorio tolse la propria firma a un accordo per le Acciaierie di Giovinazzo quando la Base si ribellò guidata da uno splendido capo-operaio poi diventato dirigente del Pci, Tommaso Sicolo. Nessun centralismo democratico avrebbe potuto far passare un candidato inopportuno calato dall’alto (in molti casi parliamo di persone come Guttuso o i cattolici che formeranno il gruppo parlamentare della Sinistra indipendente). Quando si sceglieva il paracadutato, lo si sceglieva sulla base delle affinità con la Base del partito, spesso veniva mandato per lungo tempo a farsi le ossa, come funzionario o, nel caso dei più bravi, come oratore domenicale nei comizi in piazza per creare una connessione sentimentale.
Considero il Pd di Renzi voto-repellente. Ho rispetto per i suoi sostenitori ma il loro partito si è collocato lontano da ogni idea di sinistra. C’è LeU. Bisognerà fare un ragionamento su di loro. Sulle aspettative che hanno suscitato e le delusioni che hanno procurato
Ora niente di tutto questo. Ora c’è una burocrazia che si è autoselezionata e viene selezionata dai leader (ma anche dai suoi funzionari che si sono assisi nelle stanze dell’organizzazione a Roma) che a sua volta sceglie chi deve seguirlo e chi no. Può persino capitare che le scelte siano fatte bene. Ciò che colpisce è la fedeltà al leader o il rigore di squadra. Con l’estrema offesa all’elettorato di candidati viaggiatori catapultati in collegi del Nord o del Sud. Non c’è solo lo scandalo di Boschi. Ho letto le liste di Pd e LeU e c’è da piangere a vedere con quanto disprezzo del territorio siano state moltiplicate le candidature.

LE LISTE SNATURANO IL PARTITO. Per la prima volta le liste modificano la natura di un partito. Il Pd per esempio, epurando la sinistra e tutti i critici o blandi sostenitori del segretario, è diventato il partito di un personaggio che ha al centro del proprio progetto l’alleaza con il centrodestra fino immaginare di fare con esso un partito unico, magari dopo la conclusione (che sia lontana Cavaliere!) dell’esperienza terrena del capo. A sinistra l’idea di un partito “ribelle” ha lasciato invece strada a un partito dell’establishment di una sinistra dalle belle intenzioni ma lontana mille miglia da Corbyn e Sanders e che lascia a terra il medico di Lampedusa, per tutelare candidati venuti dall’alto. Dall’altro lato dello schieramento la destra presenta compatta il suo corpus di idee. Non so se Forza Italia accetterà, ma da Salvini a Meloni corre la suggestione di abolire dopo il voto con le Unioni civili tutta le conquiste degli ultimi anni (unica cosa buona del renzismo).

INCOGNITA M5S. Stupisce come l’avvocato Bongiorno, che tanto si batte per la tutela delle donne con una propria organizzazione, accetti di essere entusiasta militante di un partito che vuole così arretrare la convivenza civile. Bisognerà probabilmente guardare alla signora non più come l’allieva del grande e discusso politico ma come la sorellina di Meloni. L’incognita diventa sempre più il Movimento 5 stelle. Ormai programmaticamente si sono rimangiati tutto, dalle alleanze desiderate a un programma che diventa ostaggio di quei criteri che il loro ribellismo sembrava contestare. Di Maio li ha parlamentarizzati, con una operazione sicuramente importante che in pochi anni li porterà a morire. In tutto questo bailamme che cosa fa un cittadino di sinistra? Ripeto che considero invotabile il Pd di Renzi, è voto-repellente. Ho rispetto per i suoi sostenitori, capisco che molti si dichiarino di sinistra (come molti organici esponenti di destra si proclamano socialisti), ma il loro partito con una brusca sterzata si è collocato lontano da ogni idea di sinistra. Persino Blair appare un pericoloso estremista. C’è Liberi e Uguali. Bisognerà fare un ragionamento su di loro. Sulle aspettative che hanno suscitato. Sulle delusioni che hanno procurato. Alla prossima puntata.


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