29 dicembre 2017
Gentiloni, il leader mite ora può fare le scarpe a Renzi
Se Matteo lo disereda perde consensi. Se invece lo
appoggia viene travolto. Il segretario Pd è sempre più vittima delle proprie
macchinazioni. E il premier ha tutto per provare lo sgambetto.
Paolo Gentiloni si avvia a diventare un primo ministro
molto longevo. Se i risultati elettorali non daranno una maggioranza, fino a
che non ci sarà una soluzione Gentiloni sarà al suo posto. Molti sperano anche
che duri di più, cioè che si formi una maggioranza per fare cose, cioè una
maggioranza costituente o di emergenza o altra diavoleria, alla cui guida ci possa
essere proprio l’attuale premier. Ormai Gentiloni ha il suo fan club, con sedi
anche all’estero, che è molto robusto sia nel mondo politico sia nei poteri
economici. Ciò lo deve alla sua qualità maggiore: non è un chiacchierone.
Tuttavia, vedremo meglio quale ruolo il “destino” sta ritagliando al successore
di Renzi. La sua biografia è abbastanza banale perché è come quella di tanti
suoi coetanei. Lui ha solo avuto di più. Ha avuto una famiglia di origini
nobiliari, ha avuto ruoli di responsabilità senza mai sporcarsi le mani nei
gruppi extraparlamentari più accesi. Ha inaugurato il ciclo dei leader
ecologisti. È stato il sindaco ombra di Roma con Rutelli e quando si era vicini
alla rottamazione, con felice intuizione, e prima di altri, si è fatto battezzare
alla Leopolda.
LE OMBRE IMMAGINARIE DI RENZI. Così dopo aver fatto
il ministro della Comunicazione con Prodi è stato ministro degli Esteri (un po’
in ombra) con Renzi. Insomma è sempre stato in cime alla piramide, con tante
sfumature di grigio. Chi lo conosce, io l’ho visto alcune volte, sa che lui è
quello che appare: poche parole, prevalentemente gentili, un fare curiale (è
anche cattolico), è reduce di quel mondo gauchista che ha capito prima di
tutto, e prima di tutti, che bisognava farla finita con i casini e che la lunga
marcia nelle istituzioni era un fatto personale. Renzi l’ha preso in squadra
perché ha l’aria di uno che non gli avrebbe mai fatto ombra. Povero Renzi, che
ha combattuto contro le ombre immaginarie della sua vita e non si è accorto di
averne creata una vera. Tuttora Gentiloni non dice una parola che possa
apparire in discontinuità o, peggio, in concorrenza col suo dante causa ma
lentamente, come una goccia cinese, gli sta scavando la fossa. Lui non ha il
rapporto con Renzi che ebbe Martelli con Craxi. Il renzismo è in fondo un
craxismo senza socialismo, pura affermazione di sé e disinvoltura politica.
Martelli a un certo punto vide la mala parata e prese le distanze dal capo, poi
un “pizzino” scoperto in una indagine ne fermò sia la dissociazione sia la
carriera. Oggi ci spiega perché “noi comunisti” abbiamo tradito Craxi. C’è
gente buffa in giro.
E LA RIVOLUZIONE CALMA DI GENTILONI. Gentiloni non
somiglia a Martelli, non ha la sua fantasia politica, il suo dinamismo, la sua
progettualità ma, come lui, vuole fare le scarpe, scusate l’espressione
dialettale, al suo capo. Non sarà facile. Renzi è caduto in trappola. Se
spodesta Gentiloni o lo disereda perde consensi, se lo appoggia e lo elegge
come suo successore viene travolto. Insomma, come diceva il vecchio Aldo
Tortorella, Renzi è caduto vittima delle sue macchinazioni. Gentiloni vede
quindi aprirsi una prospettiva a cui aveva forse timidamente pensato: resto
qua, faccio poco, parlo meno, mi comporto bene. Quest’ultimo punto è da sottolineare.
La politica italiana è stretta dalla voglia di far prevalere quelli che fanno
“ammuina” o la tentazione di tornare politici dal profilo democristiano, con
abiti di ordinanza, poche parole, qualche ponte da inaugurare, quintalate di
camomilla da spargere nell’aria. Se Gentiloni dovesse ancora risultare un
leader a cui i sondaggi danno consenso, c’è una lezione per tutti gli altri,
soprattutto a sinistra: se urli non funzioni. Puoi urlare solo se dici cose.
Una “sinistra di governo” ha bisogno come il pane di Gentiloni. Una “sinistra
al governo” forse preferisce vedere in tivù la maglietta della salute di
Maurizio Landini. Fate un po’ voi.
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