giovedì 31 dicembre 2015

se vuoi puoi

STORIE IMPOSSIBILI (Storia n. 98)
Questa è la storia di Paolo Anibaldi.
Paolo Anibaldi ha solo 17 anni quando il 2 maggio del 1983, la rottura di un angioma midollare gli provoca una paraplegia.
Sognava di diventare un pilota di caccia oppure di fare il chirurgo. Quando ha capito che il suo avvenire sarebbe stato su una sedia a rotelle, si è preso un anno per riflettere, poi si è iscritto a medicina e poi si è organizzato e realizzato.
In un’intervista racconta: “La disabilità non ha in alcun modo inciso sulla mia vita professionale: ho scelto una professione in cui mi confronto ogni giorno con i pazienti, concentrati sul proprio problema e sulla necessità di risolverlo. Poco importa che il chirurgo sia disabile: ciò che conta è solo la guarigione. Ed è giusto così».
Fino al 1996 ha operato i suoi pazienti seduto sulla sua carrozzina, poi un amico ha realizzato per lui un ausilio che gli consente oggi di operare in piedi.
Anibaldi è stato uno dei primi chirurghi italiani disabile e grazie al suo esempio altri ne sono venuti e come lui sono riusciti a realizzarsi sfidando sé stessi e le proprie paure.
Paolo non ha trovato la sua realizzazione soltanto nel lavoro, diventando chirurgo e responsabile dell’Ospedale di Rieti, è anche sindaco di Castel Sant’Angelo, Presidente della squadra di basket in carrozzina A Ruota Libera Solsonica, Coordinatore nazionale Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per le poltiche dell’handicap e da sempre è uno sportivo che pratica sci, vela, automobilismo ed è stato anche Campione Italiano nel trofeo Fiat 600 autonomy.

A tutti quelli che si trovano nella sua stessa condizione lancia questo bellissimo messaggio:
“La disabilità rende certamente la vita più faticosa, ma non deve impedirci di realizzare i nostri sogni. Credo che tutti, con determinazione, impegno e sacrificio, possano raggiungere i propri obiettivi, a prescindere dallo stato fisico. La carrozzina non è il mezzo di trasporto del cervello. La carrozzina trasporta un corpo. Meglio se il cervello resta sì attaccato al corpo ma non smette di restare libero.”
‪#‎sevuoipuoi‬

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