lunedì 7 dicembre 2015

Don Milani e crocifisso

Marco Foti
Nel 1953 nel 1° giorno di scuola popolare, don Lorenzo Milani, tolse il crocifisso dalla parete della sala parrocchiale dove si teneva la lezione (non era neppure un locale pubblico, ma con un grande senso civico e pieno rispetto della Costituzione, ce lo fece diventare) «perché non doveva esserci neppure un simbolo che facesse pensare che quella fosse una scuola confessionale», spiegando: «se uno mi vede eliminare un crocifisso non mi darà dell'eretico, ma si porrà piuttosto la domanda affettuosa del come questo atto debba essere cattolicissimamente interpretato perché da un cattolico è posto».
Quanto si sarebbe stupito Don Milani nel vedere che, una “non Nazione” dove si idolatrava il Dio Po' con tanto di riti pagani sul Mon Viso, si bruciava il tricolore e si inneggiava alla divisione con un sud ritenuto arretrato e connivente con la mafia. Un Paese dove le chiese si sono andate via via svuotando e il Natale è diventato solamente terreno per
facile consumismo. Un Paese dove non c'è politico che si professi grande difensore dei valori cristiani e della famiglia, al punto tale da crearne tre o quattro a testa, fra amanti, veline ed ex mogli.
Questa Italia che il Presepe proprio non se lo filava, si ritrova finalmente unito a difendere la tradizione ed il “vero” Natale, non certo dall'attacco andato a segno 50 anni fa dalla Coca-Cola (Babbo ed albero è roba loro), ma dal ben più pericoloso (mai esistito) editto, di un dirigente scolastico milanese.
Certo i professionisti dell'odio hanno dovuto soffiare un po' sul pregiudizio, evocando la classica paura del diverso (in questo caso musulmano) argomento molto in voga, per costruire il solito teatrino alimentato da certa stampa, per vedere ex padani ed affini, trasformarsi nei nuovi crociati, alla faccia del vangelo tanto sventolato.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” ma se parliamo di extracomunitari, solo prostitute e possibilmente minorenni please..
Don Milani aveva perfettamente inteso che la “laicità dello Stato” diventa uno strumento di forza anche per chi ha il dono della fede, perchè ogni giorno deve confermare la sua scelta con piena consapevolezza, rigettando le imposizioni o peggio la scorciatoia della consuetudine, alimentata spesso solo da una routine banalmente iconografica. Don Milani aveva capito la forza della Costituzione, un po' meno la qualità ideale dei futuri italiani.

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