Non c'è nulla di egoista nel suicidio
Sono sopravvissuta a un suicidio.
Ultimamente non ne parlo spesso, perché sono arrivata a un punto in cui sembra sia successo una vita fa. La guarigione è stato un processo lungo e doloroso. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita sola nel mio dolore, altri in cui mi sono sentita persa e confusa. Il problema con il suicidio è che nessuno sa cosa dire. Nessuno sa come reagire. Così tutti sorridono, salutano e provano a distrarsi... ma non dicono mai neppure la parola. I sopravvissuti, così sembra, sono spesso lasciati a se stessi.
In questi giorni, settimane, mesi e persino anni ho provato un'infinita quantità di emozioni, in seguito alla morte di mio padre. I "cosa succederebbe se" mi hanno tenuta sveglia la notte, portandomi a fluttuare attraverso ogni nuovo giorno in un perpetuo stato di spossatezza. Cosa sarebbe successo se avessi risposto al telefono quella notte? Il suono della mia voce gli avrebbe fatto cambiare idea? Lo avrebbe fatto comunque, alla fine? Il senso di colpa di chi sopravvive, sicuramente.
A volte piangevo, mi sedevo immobile a guardare le onde infrangersi sulla spiaggia di Miami, sperando in un qualsiasi segno che mi indicasse che aveva raggiunto un posto migliore. A volte, silenziosamente, mi rimproveravo per non essermi accorta dei segni di allarme. A volte, negoziavo con Dio o con chiunque altro che potesse averne la colpa, lassù. Riportalo a noi. Per favore, riportalo indietro. A volte mi sentivo arrabbiata. Perché noi? Perché me? Perché lui?
Sì, ho provato un'enorme quantità di emozioni diverse prima di fare pace con la sua perdita. Ma un pensiero che mai (neppure per un secondo) ha attraversato la mia mente è l'opinione distorta del suicidio come atto di egoismo. Il suicidio è una gran quantità di cose, ma di certo non egoista.
Il suicidio è una decisione che viene dalla disperazione, dalla mancanza di speranza, dall'isolamento e dalla solitudine. Il buco nero della depressione clinica divora tutto. Quelli che soffrono di depressione spesso si sentono come un peso per le persone care, come se non ci fosse via di uscita, intrappolati e isolati. Le persone che dicono che il suicidio è egoista fanno sempre riferimento a chi sopravvive, a chi rimane. È egoista lasciare i propri figli, le proprie spose e gli altri membri della propria famiglia, così dicono. Non pensano veramente a chi resta, sennò ce lo farebbero credere. Quello che non sanno è che quelle persone care sono il motivo per cui molte persone resistono un giorno in più. Che pensano a chi resta, probabilmente fino all'ultimo secondo della loro vita. Ma la depressione che divora l'anima e li avvolge tutti fa credere loro di non avere alternative. Come se l'unica maniera di uscirne fosse di tirarsene fuori da sé. Ed è un pensiero devastante da sopportare.
Finché non si guarda direttamente quel livello di depressione, finché non si perde la propria anima in un mare di vuotezza e oscurità... non si può giudicare. Potresti non comprenderlo, e probabilmente hai il diritto di avere i tuoi sentimenti, ma dare certi giudizi e diffondere quella negatività non aiuterà nessuno. Anzi, farà solo del male agli altri.
Mentre il mondo piange la perdita di Robin Williams, un sacco di persone sono lasciate senza aiuto e confuse. Com'è possibile che una persona che sembrava così felice in realtà fosse così depressa? La verità è che molte, molte persone hanno a che fare con la stessa lotta ogni giorno. Alcuni si suicideranno. Alcuni proveranno. Alcuni tireranno avanti per i propri cari. La maggior parte di loro non avrà il coraggio di chiedere l'aiuto di cui hanno bisogno per superare la loro malattia mentale.
Si può dare una mano.
Imparando a riconoscere i segni d'allarme per il suicidio. Il 50-75% delle persone che tentano il suicidio dice a qualcuno delle loro intenzioni. Ascolta le persone quando parlano. Guardale negli occhi. Prova empatia. E per l'amore di tutte le persone nel mondo, metti giù quel ridicolo non-così-smart-Phone e sii umano. Stai vicino agli amici depressi. Anche se non rispondono alle tue chiamate e non vengono a trovarti, fai uno sforzo per fare loro sapere che ci sei. L'amicizia non è salvare anime perse; l'amicizia significa ascoltare ed essere presente.
Confrontati con chi è sopravvissuto a un suicidio. Fai pratica nell'usare le parole "suicidio" e "depressione" così che scivolino naturalmente sulla lingua così come le parole "unicorno" e "gomma da masticare". Ascolta le loro storie. Stringi loro le mani. Sii gentile con il loro cuore. E abbracciali ogni singola volta. Incoraggia l'aiuto. Impara di più sulle strutture nella tua zona così da poter aiutare gli amici e i tuoi cari che ne hanno bisogno. Non avere paura a presentarti da loro ancora e ancora. Non avere paura a trasmettere la tua preoccupazione. Una connessione umana può fare la differenza nella vita di qualcuno che si batte contro la malattia mentale e/o contro il senso di colpa del superstite.
Ogni anno negli Stati Uniti si suicidano 30mila persone e 750mila tentano il suicidio. È tempo di risvegliare la consapevolezza, aumentare l'empatia e la gentilezza, e abbassare quei numeri. È tempo di parlare di suicidio e depressione.
Sono sopravvissuta a un suicidio.
Ultimamente non ne parlo spesso, perché sono arrivata a un punto in cui sembra sia successo una vita fa. La guarigione è stato un processo lungo e doloroso. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita sola nel mio dolore, altri in cui mi sono sentita persa e confusa. Il problema con il suicidio è che nessuno sa cosa dire. Nessuno sa come reagire. Così tutti sorridono, salutano e provano a distrarsi... ma non dicono mai neppure la parola. I sopravvissuti, così sembra, sono spesso lasciati a se stessi.
In questi giorni, settimane, mesi e persino anni ho provato un'infinita quantità di emozioni, in seguito alla morte di mio padre. I "cosa succederebbe se" mi hanno tenuta sveglia la notte, portandomi a fluttuare attraverso ogni nuovo giorno in un perpetuo stato di spossatezza. Cosa sarebbe successo se avessi risposto al telefono quella notte? Il suono della mia voce gli avrebbe fatto cambiare idea? Lo avrebbe fatto comunque, alla fine? Il senso di colpa di chi sopravvive, sicuramente.
A volte piangevo, mi sedevo immobile a guardare le onde infrangersi sulla spiaggia di Miami, sperando in un qualsiasi segno che mi indicasse che aveva raggiunto un posto migliore. A volte, silenziosamente, mi rimproveravo per non essermi accorta dei segni di allarme. A volte, negoziavo con Dio o con chiunque altro che potesse averne la colpa, lassù. Riportalo a noi. Per favore, riportalo indietro. A volte mi sentivo arrabbiata. Perché noi? Perché me? Perché lui?
Sì, ho provato un'enorme quantità di emozioni diverse prima di fare pace con la sua perdita. Ma un pensiero che mai (neppure per un secondo) ha attraversato la mia mente è l'opinione distorta del suicidio come atto di egoismo. Il suicidio è una gran quantità di cose, ma di certo non egoista.
Il suicidio è una decisione che viene dalla disperazione, dalla mancanza di speranza, dall'isolamento e dalla solitudine. Il buco nero della depressione clinica divora tutto. Quelli che soffrono di depressione spesso si sentono come un peso per le persone care, come se non ci fosse via di uscita, intrappolati e isolati. Le persone che dicono che il suicidio è egoista fanno sempre riferimento a chi sopravvive, a chi rimane. È egoista lasciare i propri figli, le proprie spose e gli altri membri della propria famiglia, così dicono. Non pensano veramente a chi resta, sennò ce lo farebbero credere. Quello che non sanno è che quelle persone care sono il motivo per cui molte persone resistono un giorno in più. Che pensano a chi resta, probabilmente fino all'ultimo secondo della loro vita. Ma la depressione che divora l'anima e li avvolge tutti fa credere loro di non avere alternative. Come se l'unica maniera di uscirne fosse di tirarsene fuori da sé. Ed è un pensiero devastante da sopportare.
Finché non si guarda direttamente quel livello di depressione, finché non si perde la propria anima in un mare di vuotezza e oscurità... non si può giudicare. Potresti non comprenderlo, e probabilmente hai il diritto di avere i tuoi sentimenti, ma dare certi giudizi e diffondere quella negatività non aiuterà nessuno. Anzi, farà solo del male agli altri.
Mentre il mondo piange la perdita di Robin Williams, un sacco di persone sono lasciate senza aiuto e confuse. Com'è possibile che una persona che sembrava così felice in realtà fosse così depressa? La verità è che molte, molte persone hanno a che fare con la stessa lotta ogni giorno. Alcuni si suicideranno. Alcuni proveranno. Alcuni tireranno avanti per i propri cari. La maggior parte di loro non avrà il coraggio di chiedere l'aiuto di cui hanno bisogno per superare la loro malattia mentale.
Si può dare una mano.
Imparando a riconoscere i segni d'allarme per il suicidio. Il 50-75% delle persone che tentano il suicidio dice a qualcuno delle loro intenzioni. Ascolta le persone quando parlano. Guardale negli occhi. Prova empatia. E per l'amore di tutte le persone nel mondo, metti giù quel ridicolo non-così-smart-Phone e sii umano. Stai vicino agli amici depressi. Anche se non rispondono alle tue chiamate e non vengono a trovarti, fai uno sforzo per fare loro sapere che ci sei. L'amicizia non è salvare anime perse; l'amicizia significa ascoltare ed essere presente.
Confrontati con chi è sopravvissuto a un suicidio. Fai pratica nell'usare le parole "suicidio" e "depressione" così che scivolino naturalmente sulla lingua così come le parole "unicorno" e "gomma da masticare". Ascolta le loro storie. Stringi loro le mani. Sii gentile con il loro cuore. E abbracciali ogni singola volta. Incoraggia l'aiuto. Impara di più sulle strutture nella tua zona così da poter aiutare gli amici e i tuoi cari che ne hanno bisogno. Non avere paura a presentarti da loro ancora e ancora. Non avere paura a trasmettere la tua preoccupazione. Una connessione umana può fare la differenza nella vita di qualcuno che si batte contro la malattia mentale e/o contro il senso di colpa del superstite.
Ogni anno negli Stati Uniti si suicidano 30mila persone e 750mila tentano il suicidio. È tempo di risvegliare la consapevolezza, aumentare l'empatia e la gentilezza, e abbassare quei numeri. È tempo di parlare di suicidio e depressione.
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