Oggi nella prima pagina di Repubblica, c'era una foto di "molto onorevoli" dissidenti di più partiti che inneggiavano alla loro personale vittoria per essere riusciti a bocciare il Governo su di una parte della legge di riforma costituzionale. Francamente non vedo cosa ci sia da festeggiare quando anziché presentare 8000 emendamenti, sarebbe stato meglio giocare a carte scoperte e dire, noi puntiamo a cambiare questo del vostro disegno di legge con questi argomenti, quindi troviamo un minimo comune denominatore. Dire a questo punto che questi personaggi che si riempiono la bocca o scrivono sui cartelli: "ladri di democrazia", "il voto appartiene al popolo" e altre amenità del genere fanno francamente fa cadere le braccia, è riduttivo. Sono stati eletti con il porcellum e non dal popolo. In nome di quale democrazia continuano a sedere su quei banchi bloccando a loro piacere la politica che dovrebbe risolvere o quanto meno tentare dopo anni di immobilismo, le sorti del Paese? Forse perché via il Senato dovrebbero trovarsi qualcosa di meglio da fare? Forse a questi onorevoli, sfugge la distanza che ormai li separa dai semplici cittadini? Non comprendono che il Paese vede come assurdità la guerra santa che stanno conducendo, forse non sanno che siamo allo stremo, che la rabbia sta montando, che in questo modo si consegna il Governo in mano a chi fa del populismo la sua proposta politica? Dall'alto dei loro 20000, se non sbaglio euro al mese, fanno la rivoluzione? In nome di chi? Dei cassintegrati, dei disoccupati che fanno i salti mortali per rimediare qualcosa per vivere tutti i giorni? Facessero le barricate almeno per qualcosa di concreto ma scivolano sui distinguo di lana caprina. Intanto i problemi, quelli veri si moltiplicano e rimangono fermi come da immemorabile consuetudine italiana, cosa che ci contraddistingue ormai nel mondo, tanto da essere diventati sinonimo di casino, caciara, buffoni inaffidabili e mi fermo qui per carità di patria.
La candela si sta consumando, attenti...
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