giovedì 17 maggio 2012

Gay, pregiudizio malato - ATTUALITA


DENTITÀ DI GENERE

Gay, pregiudizio malato

Il 17 maggio 1990, l'Oms ha sancito che l'omosessualità non è una patologia. Ma c'è chi prova a curarla.

di Fabio Dalmasso
Una volta era considerata una patologia, un disturbo, un vizio. Poi, il 17 maggio 1990, l'Organizzazione mondiale della sanità eliminò ufficialmente l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali. E in quella data, dal 2007, si celebra in tutta Europa la Giornata internazionale contro l'omofobia.
Eppure, la questione non si può certo dire risolta: sono ancora in tanti, in Italia e all'estero, a pensare che gay e lesbiche possano essere 'curati', che basti una terapia per riportarli sulla 'retta via' dell'orientamento etero.
UNA MALATTIA DA CURARE. Uno dei più convinti sostenitori di questa teoria è stato lo psichiatra americano Robert Spitzer, famoso per uno studio che considerava l'omosessualità una malattia dalla quale si poteva guarire.
La controversa ricerca fece la sua prima comparsa nel 2001 e venne pubblicata due anni dopo dalla rivista Archives of Sexual Behavior ufficializzando quella che veniva definita «terapia riparativa», una cura che avrebbe guarito gay e lesbiche dalla loro omosessualità.
Lo studio, intitolato Possono alcuni uomini gay e alcune lesbiche modificare il loro orientamento sessuale?, si basa sul contributo di 200 partecipanti che raccontano il loro passaggio dall’orientamento omosessuale a quello etero grazie a una psicoterapia che avrebbe migliorato significativamente la loro salute emotiva.
Il 25 aprile 2012, però, Spitzer ha ritrattato i risultati raggiunti chiedendo ufficialmente scusa ai suoi pazienti e a tutta la comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Il difetto principale dell'analisi, ammette ora lo psichiatra, è che non c’era modo di giudicare la credibilità dei racconti soggettivi sul cambio dell’orientamento sessuale. 

Gruppo Lot: «La verità è che non si è omosessuali ma eterosessuali latenti»

Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, ha salutato con soddisfazione la smentita di Spitzer ricordando che già l’Organizzazione mondiale della sanità e, in Italia, l’ordine dei medici della Lombardia, del Lazio e il presidente dell’Ordine degli psichiatri italiani avessero contestato qualunque tentativo di convertire gay in eterosessuali e viceversa.
«Non si cura quella che non è una malattia», ha detto Patanè sottolineando la pericolosità delle “terapie riparative”.
Nonostante il dietrofront autorevole, però, la convinzione non sembra scomparsa del tutto e continua ad avere diversi sostenitori, anche in Italia.
UNA NATURA DATA DAL CREATORE. L’associazione cattolica Obiettivo Chaire, per esempio, si batte da anni per «ribadire l’esistenza di una natura “data” dal creatore e quindi di un genere maschile e di uno femminile», convinta di poter «rispondere alla richiesta di aiuto pervenuta da molte persone, giovani e meno giovani, feriti nella propria identità sessuale, in particolare per tendenze di natura omosessuale»
Non da meno è il Gruppo Lot, che senza remore afferma: «La verità è che non si è omosessuali, ma eterosessuali latenti. Far uscire la nostra vera identità maschile è possibile».
Patanè non esita a definire veri e propri «truffatori» coloro che ingannano gli omosessuali sottoponendoli a presunte cure, come lo psicologo statunitense Jospeh Nicolosi, tra i fondatori ed ex presidente della National Association for Research and Therapy of Homosexuality(Narth), la più grande organizzazione che si batte per il diritto dei gay «di sviluppare il loro potenziale eterosessuale diminuendo la loro omosessualità».
SCIENZA CONFUSA CON LA RELIGIONE. Nicolosi «confonde nei suoi testi scienza e religione puntando sul senso di colpa che la cultura, specialmente cattolica, instilla nell’omosessuale e nei suoi familiari», sottolinea Patanè evidenziando come i suoi studi siano stati ampliamente sconfessati dalla comunità scientifica.
Secondo il presidente di ArciGay, lo psicologo non ha mai «curato» o convertito alcun gay: ha solo «costretto» alcuni omosessuali a reprimere i propri desideri e condurre una vita casta: «Sono facilmente immaginabili i danni psicologici, la depressione e il ritardo nel raggiungimento di una sana serenità sessuale che hanno provocato le sue conversioni tra preghiere e allenamenti in sport “maschili”».
Negli Stati Uniti sono già attivi, da alcuni anni, gruppi di persone che hanno provato a sottoporsi a questi trattamenti e ne sono usciti con la vita distrutta e hanno denunciato chi prosegue con queste discutibili cure: «Spero che riusciremo ad arrivarci anche noi» conclude Patanè.
Giovedì, 17 maggio 2012

Volenti o nolenti, questa società vive di sesso ma non lo vive in maniera "normale", pacata. Lo soffre quando manca, quando è costretta a reprimerlo, quando lo fa per eccesso senza controllo. Insomma è alla base di tutto, non perché debba essere presente a ogni minuto/secondo della nostra vita ma perché ne costituisce l'equilibrio fisico, mentale. Cercare di dargli un ordine forzando le cose è, tuttavia, un modo estremamente sbagliato di risolvere il problema, non lo risolve l'eterosessuale che cerca a tutti i costi il rapporto fisico, non lo risolve l'omosessuale nella stessa identica maniera. Ovvio che il giusto equilibrio lo ottiene chi vivendo assieme a un compagna, ha, di fatto, risolto il problema fisico dell'atto sessuale stesso, anche se qui bisognerebbe aprire una parentesi sul trattamento riservato dall'uomo alla donna, intesa come puro soggetto fisico. Nel campo Gay invece, si tratti al femminile o maschile, si tende, da parte della società, a metter in risalto solo l'aspetto sessuale, si parla di loro e subito si pensa a chissà quali aberrazioni, a quali spaventosi peccati possano commettere tra di loro. Provate considerarli come persone dotate di un 'intelligenza, una propria personalità, sensibilità, voglia di amore spirituale, provate a ricordare come nei tempi passati fossero oggetto di pesanti battute e barzellette da caserma. Ecco la questione è tutta in queste piccole differenze, non tanto sul fatto del loro diverso modo di fare sesso, o di raggiungere l'orgasmo, ogni uno ha diritto a trovare/provare piacere secondo i suoi gusti personali, senza nessuna intromissione da parte di terzi, che dire allora di chi, pur vantandosi della sua eterosessualità, predilige i rapporti sado-maso, orgiastici o estremi; dobbiamo considerare  normali quelle persone oppure malate, come lo sono realmente perché assolutamente non in grado di controllare i loro impulsi. Ecco mi piacerebbe che ciascun lettore facesse una riflessione su quanto scritto. L'unico appunto che mi sento di rivolgere alla comunità Gay è che trovo inutili e poco favorevoli alla loro causa, quelle adunate folcloristiche in cui si eccede nella provocazione quasi carnevalesca con baci o altri ammiccamenti quasi a voler sottolineare la loro diversità: cercate di avere dei comportamenti che siano uguali a quelli di tutti gli altri "normali" dovete fare accettare la vostra diversità solo nella sfera sessuale, per il resto avete diritto di cittadinanza dappertutto.
CheccusWriter

17 Maggio 2012

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