NOTA
PERSONALE
Quando nel
lontano 1996 alla poetessa polacca Wisława Szymborska venne conferito il premio
Nobel per la Letteratura, incuriosito acquistai un poderoso libro di quasi 800
pagine contenente tutte le sue opere con testo in polacco e traduzione in
italiano a lato. “Gioia di scrivere” era il titolo, un’edizione Adelphi, casa
sempre attenta alle nuove voci che si presentano sul panorama letterario
mondiale. Mi resi subito conto fin dalle prime pagine che il personaggio in
questione non era per niente facile da leggere, anzi era agli antipodi del
consolidato stile poetico corrente, oltre a essere in quei tempi una
personalità piuttosto oscura nel panorama letterario nostrano. Per noi italiani
popolo di santi, poeti, navigatori decifrare le sue “rime” voleva dire rompere
una scuola di poesia consolidata nel tempo, con i nostri Leopardi, Montale,
Carducci e tanti altri. Sconosciuta ai più, la sua fama era limitata alla sola
Polonia sua terra natia, anche se lentamente, grazie anche alle recensioni di
alcuni poeti russi che ben la conoscevano, iniziava un suo riconoscimento
internazionale. Non a caso Iosif Brodskij, poeta russo, nel primo salone del
libro di Torino nel 1988 segnalò l’alto livello della produzione poetica
polacca del Novecento nel contesto mondiale, indicando nella Szimborska una
delle sue maggiori voci. Lo stesso Brodskij nel 1993 pubblicò sul Times
Literary Supplement la sua traduzione in inglese di una poesia della scrittrice
polacca: “La fine e l’inizio”, da lui ritenuta una delle migliori cento poesie
del secolo. Le opere di
Wisława si potrebbero descrivere come riflessioni poetiche di una società, la
sua, dove è nata ed è vissuta fino alla morte. Travalicano i soliti canoni
della poesia tradizionale spesso ristretti, spaziando in luoghi oscuri e quasi
mai esplorati. Non c’è passione, gioia, amore, felicità, nelle sue poesie solo
una realtà a volte naturale, ironica, irriverente, priva di sconti. La sua
capacità di vedere nel quotidiano vivere comune, nella gestione ordinaria delle
cose, qualcosa di perennemente eccezionale o insolito si riversa sul soggetto
sempre presente nei suoi scritti, per poi tradursi nella compassione per gli
altri e ritornare all’uomo come aspetto costante. Citavo prima la poesia “La
fine e l’inizio” che troverete tra quelle che ho scelto per questa mia
personale presentazione. È da leggere attentamente, gustandone ogni sfumatura
visto che con poche parole e i suoi riferimenti alla vita quotidiana la
Szymborska riesce a descrivere la desolazione lasciata dall’occupazione tedesca
alla fine della guerra. Il bisogno di ripulire e sistemare strade, case,
oggetti e quanto possa fare riferimento a quella spaventosa tragedia . Riportare
alla luce tutto un mondo sommerso, evaporato da tempo, scomparso nel nulla
dell’orrore e dell’angoscia di quegli anni. Rimettere in funzione il cervello,
l’Io annebbiato e spento suo malgrado. L’invito che
faccio a chi volesse leggere le poesie di Wisława Szymborska, è di entrare
nella sua mente, capire la sua semplicità, l’analisi che fa degli uomini e
della società anche se il primo impatto può rivelarsi indecifrabile. È l’unico
modo per apprezzare questa strana poetessa, schiva e quasi anonima, poi
affermatasi in tutto il mondo.
Francesco
Danieletto
Come non
ricordare lo stupore, talvolta misto a ironia, con cui fu accolta nel nostro
paese l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura 1996 alla poetessa
polacca Wisława Szymborska, considerata dai più un’illustre, imbarazzante
sconosciuta.
Analoghe
reazioni aveva avuto la stampa italiana quando, nell’ottobre del 1980, lo
stesso premio era stato conferito a un altro poeta polacco, Czesław Miłosz.
Violare poi il canone delle letterature maggiori era cosa che suscitava ancora
nella nostra cultura reazioni di fastidio e sconcerto. Nei dieci anni
successivi la posizione di Wisława Szymborska nel panorama culturale italiano e
internazionale mutò completamente, e ciò grazie al successo della sua opera
poetica largamente tradotta, tanto che adesso a 34 anni dalla consegna del
premio Nobel per la letteratura la sua opera è sempre più apprezzata.
Sempre avara
in materia di esternazioni letterarie, la poetessa offre in queste pagine una
miniera di riflessioni che ci fanno a tratti intuire il retroterra della
cultura o della vita polacca di quegli anni, e in cui brilla l’intelligente
leggerezza, la prontezza di spirito della scrittrice. Da esse traspaiono, oltre
che uno straordinario, aforistico gusto dell’ironia e della battuta ricca di
umorismo, una vasta cultura letteraria e una personale concezione della poesia
e della scrittura in genere, che detesta in egual misura gli eccessi del
sublime come del banale. Il risultato è un testo omogeneo e gustoso, fonte di
autentici momenti di godimento intellettuale. Riguardo alla sua produzione in
realtà si dovrebbe parlare di dieci raccolte di poesia, poiché delle prime due,
“Per questo viviamo” e “Domande poste a me stessa”, manifestazione di una
poesia socialista impegnata e anche sintomi della seduzione ideologica di una
persona giovane e fervente, l’autrice non ha più autorizzato la pubblicazione
salvo rare eccezioni di alcune. L’adesione della Szymborska all’ideologia
comunista, dall’iscrizione nel 1952 alla sua uscita nel 1962, determina la
forma e i contenuti di queste sue prime raccolte.
Sulla sua
adesione al Partito comunista e alla sua ideologia la poetessa si è espressa in
modo netto: “Ero allora profondamente convinta della fondatezza di quello che
scrivevo - ma questa affermazione non mi scagiona nei confronti di quei lettori
forse in qualche modo influenzati dalle mie poesie… se non fosse per questa
tristezza, per questo senso di colpa, forse addirittura non rimpiangerei le
esperienze di quegli anni. Senza di esse non avrei mai saputo che cos’è la fede
in una ragione unica. E quanto sia facile, allora non sapere quello che non si
vuole sapere. E a quali acrobazie mentali ci si può spingere confrontandosi con
le ragioni degli altri. Ho capito che l’amore per l’umanità è molto pericoloso,
perché per lo più porta a volere rendere gli uomini felici per forza.”
Riflessioni
sull’opera sono state tratte dalla prefazione di Pietro Marchesani nel libro:
“La gioia di
scrivere”. Edizione Adelphi
Notizie
sull’opera di Wisława Szymborska come pure la cronologia biografica, sono state
tratte dal libro:
“La gioia di
scrivere” edizioni Adelphi.
La
poesia “La fine e l’inizio” è tratta dal
libro:
La gioia di
scrivere edizioni Adelphi
CRONOLOGIA
Nasce il 2
Luglio 1923 a Bnin, attualmente parte di Kórnik nei pressi di Poznań
1930- inizia
a frequentare la scuola elementare a Cracovia dove si era trasferita con i
genitori l’anno prima
1935- studia
presso il ginnasio delle Orsoline in via Starowislna 3/5
1941-1943-
lavora come impiegata alle ferrovie per evitare la deportazione. Comincia a
scrivere racconti e saltuariamente poesie.
1945 -47-
Studia lettere e sociologia all’università Jagellonica. Motiverà l’interruzione
degli studi con queste motivazioni:
“Nel 1947 la sociologia diventò mortalmente
noiosa; si doveva spiegare tutto con il marxismo. Ho lasciato l’universi1tà
perché già allora dovevo guadagnarmi da vivere.”
1953- Nella
redazione di “Życie Literackie”, settimanale letterario di Cracovia, la Szymborska
prenderà il posto di Adam Włodek come direttore della sezione poesia.
1964- Il 14
gennaio lo scrittore Antoni Słonimski consegna al Gabinetto del primo Ministro
la cosiddetta Lettera dei Trentaquattro, protesta di trentaquattro
intellettuali contro l’acutizzarsi della censura e la limitazione della libertà
di parola. Il governo organizza a scopo dimostrativo una raccolta di firme
contro tale lettera. Vi aderiscono quasi 800 tra scrittori e artisti; tra
questi c’è anche la Szimborska che per l’ultima volta sta dalla parte del
potere.
1966- In
segno di solidarietà con il filosofo Leszek Kołakowski, espulso dal partito, e
allontanato dall’Università di Varsavia, Wisława Szymborska assieme ad altri
scrittori restituisce la tessera del Partito. Questo suo gesto le costerà il
posto di direttrice della sezione poesia di “Życie Literackie” , in alternativa
le viene proposto di tenere una rubrica. Nascono le “Letture facoltative”.
“Fu un lieto
fine - dichiarò - non dovevo più starmene seduta dietro la scrivania a leggere
chili di testi in gran parte brutti. Scrivevo quello che mi pareva”.
1966 – 1976-
escono alcuni volumetti di poesie che costituiranno poi la maggior parte dalla
sua opera.
1980- Nel
mese di marzo inizia a collaborare con il periodico “Pismo” di Cracovia,
destinato, per ragioni politiche, a vita breve. Nell’editoriale si legge:
“Pismo
comincia a uscire in un momento in cui la letteratura e la cultura polacca,
insieme a tutta la nazione, vogliono dire la verità apertamente e non con la gola
serrata.”
“Gentili
lettori, ecco il primo numero di un periodico che si chiama “Pismo”
(Scrittura). Bisogna subito dire che è un brutto titolo… ma il primo numero ha
la fortuna di possedere questa caratteristica: essendo il primo, non può essere
peggiore di quelli precedenti”, scrive la poetessa nella pagina del fascicolo,
della ironica rubrica dal titolo “Testi rifiutati.”
1980 – 1996-Escono
altri due volumetti di poesie e riceve numerosi premi nazionali e
internazionali.
1996 –
Riceve il premio del PEN Club polacco e, quattro giorni dopo, il Premio Nobel
per la Letteratura. Nella motivazione
L’Accademia Svedese scrive che la sua poesia, “con precisione ironica permette
al contesto storico e biologico di manifestarsi in frammenti di umana realtà”.
1996 – 2012 -Seguiranno
altri riconoscimenti internazionali e altre pubblicazioni a completamento della
sua opera.
Muore
a Cracovia mercoledì 1 febbraio 2012 a
88 anni
LA FINE E L’INIZIO
Dopo ogni
guerra c’è chi deve ripulire. In fondo
un po’ d’ordine da solo non si fa.
C’è chi deve
spingere le macerie ai bordi delle strade per far passare i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve
sprofondare nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto, le schegge di vetro e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve
trascinare una trave per puntellare il muro, c’è chi deve mettere i vetri alla
finestra e montare la porta sui cardini.
Non è
fotogenico, e ci vogliono anni. Tutte le telecamere sono già partite per
un’altra guerra.
Bisogna
ricostruire i ponti e anche le stazioni. Le maniche saranno a brandelli a forza
di rimboccarle.
C’è chi, con
la scopa in mano, ricorda ancora com’era. C’è chi ascolta annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto lì
si aggireranno altri che troveranno il tutto un po’ noioso.
C’è chi
talvolta dissotterrerà da sotto un cespuglio argomenti corrosi dalla ruggine e
li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava, deve far posto a quelli che ne sanno poco. E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba
che ha ricoperto le cause e gli effetti,
c’è chi deve
starsene disteso con una spiga
tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
Questa
ricerca di Francesco Danieletto sulla
scrittrice polacca Wislawa Szimborska è
stata fatta in collaborazione con l’associazione culturale “La Pentola dei
nodi” Dolo –Venezia.
Per motivi
di copyright è presente una sola delle poesie proposte all’origine.
Ho letto il tuo lavoro, notevole, davvero notevole��
RispondiEliminaNell'essere stata comunista con il comunismo al potere e poi aver scelto di dichiarare l'errore e restituito il segno di adesione ( la tessera), ha dimostrato di essere umanista totale.
L'uomo è il suo filo rosso, la sua nascita e il suo obiettivo.
La vita nelle sue varianti oggettive ma soprattutto in quelle discriminanti; la guerra coi suoi vinti, la verità del potere coi suoi vinti, la morte coi suoi vinti, la quotidianità coi suoi vinti...lei sembra mettersi dalla parte dei vinti.
Scrive in modo tagliente, non ha bisogno di grandi artifici ma usa con sapienza una melodia stridente. Sembra voglia incidere sul suono della trama, per metterci in dubbio, per toglierci la sedia comoda in cui ci siamo accasciati per riposare. Non c'è tempo per riposare quando ci sono dei vinti.
Devo rileggere
Devo riflettere
La tua presentazione è molto interessante, soprattutto sapendo che hai dichiarato non essere tra le tue preferite. Sono convinta che invece ti somigli parecchio.
Grazie per le tue osservazioni. Mi hanno fatto piacere.
RispondiElimina