Usa: la politica estera secondo Bolton, nuovo consigliere di Trump
Altre sanzioni all'Iran. Via libera ai raid
sul Libano. Dissoluzione dei Territori Palestinesi. Le idee dell'ex
ambasciatore all'Onu (favorevole all'atomica a Riad) fanno tremare il
Medio Oriente.
Con l'ultimo siluramento via Twitter dalla Casa Bianca si è dissolto
il cordone eretto dai repubblicani attorno a Donald Trump. Non è un
mistero che la vittoria del tycoon alle Presidenziali 2016 avesse
spiazzato la stessa maggioranza del Grand old party (Gop).
L'imprevedibilità, l'estremismo e la volubilità di pensiero di Trump
erano una preoccupazione anche per il partito che – tra gli altri
candidati – lo aveva infine fatto correre alle primarie, poi
conquistate. Il generale ed ex consigliere alla Sicurezza H.R. McMaster
era, con l'ormai ex segretario di Stato Rex Tillerson, uno dei
conservatori a fare da argine all'irragionevolezza e alle stravaganze di
The Donald, specie in politica estera.
TERREMOTO A WASHINGTON. Un intralcio, come altri fatti fuori in precedenza. La lunga lista di cacciati dall'Amministrazione Trump non risparmia falchi come l'ex spin doctor Steve Bannon: a volte è questione di carattere. Ma se l'uscita dall'entourage della Casa Bianca di un estremista come Bannon aveva tranquillizzato la comunità internazionale, la purga di Tillerson e McMaster fa tremare mezzo Medio Oriente e non solo. Con l'ex capo della Cia Mike Pompeo e l'ex ambasciatore John Bolton piazzati, nell'ordine, al loro posto, un falco come James Mattis al Pentagono, che pure finora aveva frenato Trump, può tornare degno del soprannome nella guerra in Iraq, «cane pazzo». Attaccando nuovi Stati canaglia.
TERREMOTO A WASHINGTON. Un intralcio, come altri fatti fuori in precedenza. La lunga lista di cacciati dall'Amministrazione Trump non risparmia falchi come l'ex spin doctor Steve Bannon: a volte è questione di carattere. Ma se l'uscita dall'entourage della Casa Bianca di un estremista come Bannon aveva tranquillizzato la comunità internazionale, la purga di Tillerson e McMaster fa tremare mezzo Medio Oriente e non solo. Con l'ex capo della Cia Mike Pompeo e l'ex ambasciatore John Bolton piazzati, nell'ordine, al loro posto, un falco come James Mattis al Pentagono, che pure finora aveva frenato Trump, può tornare degno del soprannome nella guerra in Iraq, «cane pazzo». Attaccando nuovi Stati canaglia.
1. L'Iran: trema l'accordo sul nucleare, all'orizzonte nuove sanzioni
Resisterà Mattis al Pentagono? Quando il generale a capo dei comandi in Africa e in Medio Oriente fu pensionato da Barack Obama, perché troppo duro sull'Iran, sembrava impossibile pensarlo, qualche anno dopo, a persuadere (invano) Trump a non ritirarsi dal Trattato sui cambiamenti climatici o a non far saltare l'intesa con Teheran. Ma pare che The Donald non l'abbia cacciato perché caratterialmente, con Mattis, va d'accordo. In più lo attrarrebbe il nomignolo «cane pazzo» affibbiatogli per frasi come «è divertente sparare a certe persone in Afghanistan».DA FALCHI A SUPER-FALCHI. Se alle riunioni ci sarà un superfalco come Bolton, il falco Mattis non riuscirà più a far quadrato sul presidente degli Usa. Per esempio sul dossier Iran: Bolton è un irriducibile della guerra a Saddam Hussein, che progettò e rivendica con orgoglio. Paladino della lotta alle presunte armi chimiche e di distruzione di massa, promette fuoco e fiamme contro l'Iran: nuove sanzioni, come minimo e stop all'accordo internazionale sul nucleare. Ha promesso il «cambiamento del regime di Teheran», come prima di rovesciare Saddam Hussein.
L'ex ambasciatore all'Onu Bolton è per consegnare Gaza all'Egitto e la West Bank alla Giordania
2. Il Libano: ok ai raid di Netanyahu?
Dal Pentagono, Mattis dovrà spiegare a Bolton come mai ha cambiato idea sull'Iran «più forte minaccia del Medio Oriente» e anche perché mai Gerusalemme non può essere la capitale esclusiva di Israele. Il nuovo consigliere alla Sicurezza di Trump è uno che traccia gli Stati col righello e ha le idee chiare: Israele non si tocca; la Siria va assegnata ai ribelli, con buona pace delle riconquiste del regime di Bashar al Assad e delle macerie lasciate dagli Usa nel confinante Iraq; soprattutto, l'Iran deve essere allontanato dai confini dello Stato ebraico.UN ATTACCO NELL'ARIA DA MESI. Ragion per cui, prima di un attacco diretto ai pasdaran persiani, a finire nel mirino potrebbe essere il Libano, retto di fatto dalle milizie filo-iraniane degli Hezbollah. Nel Paese dei Cedri un nuovo attacco di Israele è nell'aria da mesi, con l'avanzata di Assad in Siria e dei pasdaran alleati che guadagnano influenza nei due Stati. La missione Onu Unifil in Libano è in allerta per il muro costruito da Israele al confine e una crisi è stata appena sfiorata con l'Arabia Saudita: il trio Pompeo, Bolton e Trump potrebbe dare un assist formidabile al premier israeliano Benjamin Netanyahu, pronto ai raid.
3. L'Arabia Saudita: anche Riad può avere l'atomica
Quanto all'Arabia Saudita, i siluramenti di Trump cadono nel mezzo
della lunga visita negli Usa dell'erede al trono di Riad Mohammed bin
Salman. Di fatto reggente di re Salman padre, il principe saudita che
contro l'Iran ha intrapreso una devastante guerra in Yemen, alla Casa
Bianca ha paragonato la Guida Suprema iraniana Khamenei al «nuovo
Hitler» che vuole espandersi in Medio Oriente e rivendicato il diritto
«all'atomica, se Teheran la svilupperà». Tra Trump e bin Salman l'intesa
è eccellente Bolton potrebbe dar man forte alle mire di Riad.
CONTRATTI PER 350 MILIARDI. Per l'occasione l'amministrazione Trump ha approvato nuove vendite di armamenti per 1 miliardo di dollari all'Arabia Saudita (tra i quali oltre 6.500 missili), dopo l'accordo di un anno fa della commessa di 110 miliardi tra armi e sistemi di difesa. In prospettiva si punta a contratti con gli Usa per 350 miliardi in armamenti in 10 anni. Come Trump, Bolton è famoso per agire e vista la legalità internazionale dell'accordo sul nucleare con l'Iran – anche l'Ue, tra le parti firmatarie è intenzionata a mantenerlo – potrà aiutare bin Salman a «sviluppare velocemente la bomba atomica».
CONTRATTI PER 350 MILIARDI. Per l'occasione l'amministrazione Trump ha approvato nuove vendite di armamenti per 1 miliardo di dollari all'Arabia Saudita (tra i quali oltre 6.500 missili), dopo l'accordo di un anno fa della commessa di 110 miliardi tra armi e sistemi di difesa. In prospettiva si punta a contratti con gli Usa per 350 miliardi in armamenti in 10 anni. Come Trump, Bolton è famoso per agire e vista la legalità internazionale dell'accordo sul nucleare con l'Iran – anche l'Ue, tra le parti firmatarie è intenzionata a mantenerlo – potrà aiutare bin Salman a «sviluppare velocemente la bomba atomica».
4. Palestina: la soluzione dei tre Stati
Il 14 maggio aprirà i battenti l'ambasciata americana a Gerusalemme e il nuovo consigliere alla Sicurezza degli Usa potrebbe anche stravolgere i piani di pace tra Palestina e Israele. La soluzione dei due popoli nei due Stati, con Gerusalemme Ovest capitale di Israele e la parte Est della Palestina, non gli è mai piaciuta. Bolton è un fautore dei cosiddetti tre Stati: Israele; la Striscia di Gaza consegnata all'Egitto e la West Bank palestinese alla Giordania; Gerusalemme naturalmente annessa in toto a Israele, anche la parte Est, con la città vecchia, per l'Onu sotto occupazione illegale.EQUILIBRI DELICATI. Va da sé che, per quanto dialogante con gli Usa, re Abdallah di Giordania punterebbe i piedi, men che meno sarebbero contenti del dono i militari egiziani. L'estromissione dei palestinesi, martiri per tutti gli arabi, metterebbe in grossa difficoltà anche l'Arabia Saudita che, avvicinandosi a Trump, inevitabilmente si accosta a Israele. Ma con Bolton c'è il genero del presidente degli Usa, l'ebreo Jared Kushner, vicino di famiglia a Netanyahu e come lui fervente anti-iraniano e anti-palestinese. Insieme a Trump e Pompeo, quattro elefanti nella cristalleria israelo-palestinese.
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