lunedì 19 marzo 2018

Dati rubati a Facebook

19 marzo 2018

Dati rubati a Facebook: l'attività di Cambridge Analytica ai raggi X

L'algoritmo utilizzato per profilare gli elettori. Gli intrecci con ambienti della Difesa inglese. E quelli con Bannon. Breve storia della la società che ha lavorato (contro le regole) per le vittorie di Trump e della Brexit.

Lunedì 19 marzo Facebook si è svegliata nella sua peggiore mattinata di Borsa da mesi, -5,2% all'apertura degli scambi e -6,7% in chiusura, dopo che nel fine settimana due inchieste del New York Times e del Guardian hanno rivelato come i dati di circa 50 milioni di utenti del social network - stime fatte dai due quotidiani - siano stati utilizzati impropriamente da una società di data analytics inglese, la Cambridge Analytica, per tracciare profili psicometrici dettagliati degli utenti e indirizzare loro messaggi targettizzati durante diverse competizioni elettorali, tra cui quelle che hanno portato alla vittoria della Brexit nel Regno Unito e a quella di Donald Trump alla Casa Bianca.
MUELLER INDAGA SU CAMBRIDGE ANALYTICA. La vicenda è molto intricata e ha numerosi risvolti, anche legali: Cambridge Analytica è finita nel fascicolo del procuratore federale Robert Mueller che indaga sulla presunte interferenze russe nella campagna elettorale americana del 2016, e diversi parlamentari negli Stati Uniti e in Inghilterra ora chiedono l'apertura di inchieste dedicate per appurare se Facebook fosse consapevole dell'uso improprio dei suoi dati da parte della società.


Cambridge Analytica è una azienda inglese nata nel 2003 come spin off dell'Scl Group, una società di comunicazione strategica e ricerca comportamentale fondata nel 1993 da Nigel Oakes e specializzata in analisi predittive. L'Scl ha due dipartimenti, Scl Defence e Scl Elections, che lavorano per conto di governi e agenzie private - hanno collaborazioni anche con il ministero della Difesa inglese e con la Nato – ai quali, come spiegano sul loro sito, forniscono «dati, analisi e strategie», ed elaborano campagne di comunicazione, secondo una metodologia sviluppata dal think tank Behavioural Dynamic Institute. In sostanza usano dati e big data per orientare il consenso delle persone intorno a certi temi e produrre dei cambiamenti effettivi nei loro comportamenti di voto o nelle loro scelte politiche. Dalla Malesia al Kenya, Scl è stato attivo in decine di elezioni soprattutto nei Paesi emergenti fino a quando, nel 2012, per entrare sul mercato americano, ha creato una nuova società, la Cambridge Analytica, che prima di lavorare alla campagna di Trump è stata coinvolta in 44 competizioni elettorali negli Stati Uniti.
NIX E LA SCHEDATURA DELLE NOSTRE PERSONALITÀ. Come opera Cambridge Analytica? Raccogliendo dati sui cittadini relativi all'età, al sesso, al reddito, alla razza, all'istruzione, alla posizione geografica, insomma tutti quelli a cui riesce ad avere accesso anche acquistandoli dai cosiddetti “broker di dati”, società che raccolgono informazioni di varia natura sulle persone e le rivendono. Negli Stati Uniti, dove le leggi sulla privacy sono meno stringenti che in Europa, questo commercio è molto più sviluppato. In un video pubblicato su YouTube dal titolo The Power of Big Data and Psycographics (Il potere dei big data e la psicografia) - l'amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Nix, spiega come la società sia riuscita a costruire profili psicologici degli utenti basandosi su una tecnica psicogeografica fondata sul punteggio Ocean: openness, conscientiousness, extraversion, agreeableness and neuroticism. Così è arrivata a costruire, sulla base di sondaggi, un archivio sulle personalità di migliaia, se non milioni di cittadini, e un modello che, come spiega Nix, è in grado di «predire la personalità di ogni singolo adulto negli Usa», dunque anche le sue paure, i desideri, le abitudini di consumo o culturali e così via.
L'algoritmo è stato messo a punto da un ricercatore di Cambridge, Michal Kosinski, secondo il quale bastano 68 like di su Facebook per tracciare un profilo
Questo modello si basa su un algoritmo è stato messo a punto da un ricercatore di Cambridge, Michal Kosinski, secondo il quale bastano 68 like di su Facebook per tracciare un profilo della personalità di un soggetto, da 150 a 300 per sapere di più della sua comunità e della sua famiglia. Con questi strumenti Cambridge Analytica ha lavorato alle campagne per il Leave in Gran Bretagna, e con il tema Trump durante la campagna del 2016. L'investitore principale della società è il miliardario Robert Mercer, che ha finanziato anche la campagna di The Donald e che è uno dei principali finanziatori del sito dell'estrema destra Usa Breitbart. Steve Bannon, l'ideatore di Breitbart, è stato anche manager della Cambridge Analytica.
50 MILIONI DI AMERICANI PROFILATI. Cosa c'entra Facebook con tutto questo? Guardian e New York Times, che indagano da anni sulla vicenda, hanno scoperto grazie alle rivelazioni di Christopher Wylie, un informatico di 28 anni che ha lavorato per la Cambridge Analytica tra il 2013 e il 2014 e che dice di essere stato uno degli ideatori del programma di microtargettizzazione psicologica, che l'azienda usava anche i dati ottenuti da Facebook da un'altra società, la Global Science Research fondata da Aleksandr Kogan. Kogan nel 2015 aveva sviluppato una app, This is your digital life, alla quale si poteva accedere tramite il proprio profilo Facebook. L'app è stata scaricata da 270 mila persone, che così davano il consenso ad accedere non solo ai propri dati ma anche a quelli dei propri contatti. In questo modo Kogan è riuscito a mettere insieme un archivio più ampio, che potrebbe arrivare a 50 milioni di persone, secondo i due quotidiani.
FACEBOOK SAPEVA? Kogan aveva assicurato a Facebook che quei dati venivano raccolti per fini accademici, ma in realtà li aveva venduti a Cambridge Analytica, violando le regole del social che proibiscono di vendere a terzi i dati raccolti. Nel 2016 Facebook ha chiesto a Kogan e Cambridge Analytica di distruggere i dati in loro possesso, le due società hanno assicurato di averlo fatto e Facebook si è fidato. Il 16 marzo, però, l'azienda di Zuckerberg - secondo alcuni perché aveva saputo dell'imminente pubblicazione degli articoli del Guardian e del New York Times - ha sospeso dall'uso della propria piattaforma Cambridge Analytica, Kogan e anche il whistleblower Wylie. Vale a dire due anni dopo la richiesta di distruzione dei dati a cui Facebook aveva creduto. Perché? Secondo Wylie il colosso di Menlo Park sapeva del problema fin dal 2015. La priorità, ora, sarà accertare se questo è vero.

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