martedì 14 luglio 2015

Stefano Ceolin
Con la speranza che interessi qualcuno.
Dopo due giorni passati in una viuzza di Sanbruson dove mai ero stato in vita mia a cercare di dare una mano, dopo essermi confrontato con tanti volontari impegnati in altre zone, mi sento di dirmi molto dispiaciuto e preoccupato. Per varie ragioni. Detto che chi c'è è semplicemente fantastico, il problema è il chi non c'è. E non capisco molte situazioni. Forse non han aiutato i mass-media nazionali che non han minimamente messo in risalto la realtà della situazione. Probabilmente le righe giornalistiche ed i minuti di servizio van di pari passo con la conta dei morti. La protezione civile è impreparata a coordinare. Infatti non coordina. In due giorni dov'ero io ho visto solo oggi il passaggio di un furgoncino per la consegna di acqua in bottiglia. Troppo poco. Per il resto la trovi, anziché sui campi di battaglia, ai varchi delle zone colpite a selezionare gli ingressi con criteri incomprensibili. Se chiedi loro (io l'ho fatto) chi coordina, ti rispondon che spetta ai vigili. Ma i vigili non si vedono. Quindi non coordinano un bel niente, soprattutto se un manipolo di volontari deve decidere se avventurarsi a tirar via le macerie che riempiono totalmente lo spazio che separa i muri pericolanti di due case confinanti e mezze diroccate... Si. Ci sarebbero i numeri di emergenza attivati dai Comuni colpiti. Ma dopo aver chiesto più volte, avendo chiamato, se avrebbero mandato qualche mezzo acm o veritas a portar via i detriti già raccolti (e differenziati) e accumulati ai bordi delle strade, già oggi, nel pomeriggio, se qualche ingenuo proponeva di chiamare a tale scopo, partivano i cori del "tanto non viene nessuno". Carabinieri: una pattuglia che va su e giù. In auto. Contro gli sciacalli. Quindi fuori gioco pure loro. Il tutto è sconfortante. Davvero. Perché qui la natura s'è portata via di tutto. E non c'è energia elettrica. Ne gas. E anche volendoti ingegnare... è dura. Sembra che un teatro di guerra sia talmente irreale qui che in sostanza si stia sottovalutando la drammaticità della situazione. Troppo pochi morti, forse? Eppure, credeteci: è stato un caso. Basti pensare alla sorte della famiglia della casa che si trova giusto sul lato opposto della strada dove ho lavorato io. Si son nascosti in bagno. È crollato il pavimento di cucina e salotto ed è venuto via come carta fina il muro perimetrale delle camere da letto. Il bagno? Intatto. In mezzo al nulla. Che dire? Culo! Per non parlare della fortuna di chi, in casa, non è stato colpito a morte da detriti impazziti che han fatto buchi come palloni da calcio sulle tapparelle... un caso! Ed io mi chiedo: ma dov'è l'esercito? Il genio? Qui non bastan le mani di pochi gruppi di volontari. E servon mezzi. Ruspe, carri. E tecnici.
Infine mi domando come sia possibile che la maggior parte delle persone che vivono a così pochi km di distanza non siano qui. Ad aiutare. Non lo posso capire. Vorrei vivere in un mondo dove esser qui fosse ovvio. Uno sforzo. Ma uno sforzo ovviamente da fare. Spero solo che nelle prossime ore non si concretizzano progetti, quelli si di sciaccallaggio, di chi in queste ore, anziché esser qui a dare una mano, rimane a casuccia o si trova in "seduccia" per organizzare l'aperitivo o la cenetta ipocrita di raccolta fondi (tre inutili lirette, ancor più svalutate dall'animo di chi arriva a proporselo) sotto l'egida del partituccio cui appartengono. Sarebbe insopportabile ancora di più. Soorattutto pensando che dovrebbero costituire le nuove leve, le nuove generazioni della classe dirigente. Come dire... allo scollamento dalla realtà non c'è limite che si possa raggiungere.

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