Stefano Ceolin
Con la speranza che interessi qualcuno.
Dopo due giorni passati in una viuzza di Sanbruson dove mai ero stato
in vita mia a cercare di dare una mano, dopo essermi confrontato con
tanti volontari impegnati in altre zone, mi sento di dirmi molto
dispiaciuto e preoccupato. Per varie ragioni. Detto che chi c'è è
semplicemente fantastico, il problema è il chi non c'è. E non capisco
molte situazioni. Forse non han aiutato i mass-media nazionali che non
han minimamente messo in risalto la realtà della situazione.
Probabilmente le righe giornalistiche ed i minuti di servizio van di
pari passo con la conta dei morti. La protezione civile è impreparata a
coordinare. Infatti non coordina. In due giorni dov'ero io ho visto solo
oggi il passaggio di un furgoncino per la consegna di acqua in
bottiglia. Troppo poco. Per il resto la trovi, anziché sui campi di
battaglia, ai varchi delle zone colpite a selezionare gli ingressi con
criteri incomprensibili. Se chiedi loro (io l'ho fatto) chi coordina, ti
rispondon che spetta ai vigili. Ma i vigili non si vedono. Quindi non
coordinano un bel niente, soprattutto se un manipolo di volontari deve
decidere se avventurarsi a tirar via le macerie che riempiono totalmente
lo spazio che separa i muri pericolanti di due case confinanti e mezze
diroccate... Si. Ci sarebbero i numeri di emergenza attivati dai Comuni
colpiti. Ma dopo aver chiesto più volte, avendo chiamato, se avrebbero
mandato qualche mezzo acm o veritas a portar via i detriti già raccolti
(e differenziati) e accumulati ai bordi delle strade, già oggi, nel
pomeriggio, se qualche ingenuo proponeva di chiamare a tale scopo,
partivano i cori del "tanto non viene nessuno". Carabinieri: una
pattuglia che va su e giù. In auto. Contro gli sciacalli. Quindi fuori
gioco pure loro. Il tutto è sconfortante. Davvero. Perché qui la natura
s'è portata via di tutto. E non c'è energia elettrica. Ne gas. E anche
volendoti ingegnare... è dura. Sembra che un teatro di guerra sia
talmente irreale qui che in sostanza si stia sottovalutando la
drammaticità della situazione. Troppo pochi morti, forse? Eppure,
credeteci: è stato un caso. Basti pensare alla sorte della famiglia
della casa che si trova giusto sul lato opposto della strada dove ho
lavorato io. Si son nascosti in bagno. È crollato il pavimento di cucina
e salotto ed è venuto via come carta fina il muro perimetrale delle
camere da letto. Il bagno? Intatto. In mezzo al nulla. Che dire? Culo!
Per non parlare della fortuna di chi, in casa, non è stato colpito a
morte da detriti impazziti che han fatto buchi come palloni da calcio
sulle tapparelle... un caso! Ed io mi chiedo: ma dov'è l'esercito? Il
genio? Qui non bastan le mani di pochi gruppi di volontari. E servon
mezzi. Ruspe, carri. E tecnici.
Infine mi domando come sia possibile
che la maggior parte delle persone che vivono a così pochi km di
distanza non siano qui. Ad aiutare. Non lo posso capire. Vorrei vivere
in un mondo dove esser qui fosse ovvio. Uno sforzo. Ma uno sforzo
ovviamente da fare. Spero solo che nelle prossime ore non si
concretizzano progetti, quelli si di sciaccallaggio, di chi in queste
ore, anziché esser qui a dare una mano, rimane a casuccia o si trova in
"seduccia" per organizzare l'aperitivo o la cenetta ipocrita di raccolta
fondi (tre inutili lirette, ancor più svalutate dall'animo di chi
arriva a proporselo) sotto l'egida del partituccio cui appartengono.
Sarebbe insopportabile ancora di più. Soorattutto pensando che
dovrebbero costituire le nuove leve, le nuove generazioni della classe
dirigente. Come dire... allo scollamento dalla realtà non c'è limite che
si possa raggiungere.
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