Estratto dal
libro: “Il naso del Templare”
Movimento La
Gente
"Qual è il ruolo dello storico? Possiamo
realmente rappresentarci la storia come il luogo delle certezze e dei fatti
avvenuti e verificabili? Come si scandiva la vita di un cavaliere templare o
quella di un mastro massaro? Come si viaggiava nel Medioevo?.E, ancora, qual è
l'immagine del Medioevo che emerge dai siti internet, da giornali e riviste,
conferenzieri, conduttori televisivi?
IL NASO DEL TEMPLARE risponde a queste e altre domande, in un dialogo speculare
e indiretto tra due storici che giocano con i paradossi e i luoghi comuni, con
gli specchi falsati della contemporaneità, sempre partendo da una ricostruzione
e interpretazione storica fedele ai dati documentari. Questo libro odora del
sudore di contadini e di viaggiatori, risuona delle parole dei massari e delle
urla guerriere dei templari, profuma di rovine e macerie e delle fraintese
parole che ne fanno i contemporanei, perché il Medioevo dura ancora oggi e
evidentemente qualsiasi tipo di racconto-analisi venga scritto su quei mille
anni di storia, alla fine è sempre uno specchio della nostra
contemporaneità."
Risposta
L’unica certezza che può dare la storia, è che non fa sconti a nessuno,
si può manipolarla nel momento in cui si consuma l’atto, il fatto, la reazione
o altro ma poi a distanza si riprende in mano il “pallino” e ristabilisce la
giusta interpretazione data alle cose. Nel presente la storia non è una
certezza, deve ancora consolidare quanto successo; nel passato, è diverso
perché già si può discuterne e
conseguentemente litigare. In tal caso è essenziale la funzione degli storici e
delle loro interpretazioni più o meno plausibili su quanto avvenuto. E’ ovvio
che una ricostruzione basata su indagini, documentate fin nei minimi
particolari, non potrà mai dare una sicurezza, ci manca il lato visivo, con il
quale poter raffrontare la nostra realtà con quella del tempo in
osservazione e questo perché la
tecnologia che abbiamo a disposizione distorce la possibilità di fare paragoni.
Mi spiego meglio, possiamo immaginare il più realisticamente possibile, il
sudore dei contadini, dei viaggiatori ma facciamo fatica a contemplarlo nella
nostra mente, perché l’ambiente che stiamo esaminando ci è sconosciuto; chi mai
è stato nel Medio Oriente o nella Terra Santa per poter dire: “ Sì è vero a
quei tempi si viveva così”? Lo paragoniamo al nostro presente e ci sembra
illogico, irrazionale, troppe cose affidate al caso, manca la sicurezza quotidiana
della ruota che gira e scandisce i movimenti che facciamo senza neanche
sapere perché. Forse, “IL NASO DEL TEMPLARE”, più che
rispondere a queste e altre domande, potrebbe dirci perché passati duemila
anni, situazioni sociali, storiche, politiche, sono rimaste immutate; la
trasposizione dall’oriente all’occidente, non cambia l’analisi; potrebbe vestire i panni dello storico, novello
viaggiatore in Suv, anziché a dorso di cavallo e dare libera interpretazione
alle urla di guerra degli eterni poveri, alla fatica dei contadini/operai, analizzare
le rovine e le macerie/miserie di una società che fa un passo avanti e dieci
indietro, che rinuncia a cercare un equilibrio che dia garanzia e
sicurezza al vivere civile e preferisce
ridurre tutto a un clic: ”mi piace”!
checcuswriter 07-10-2012
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