CAVALLI BIANCHI
Non innamorarti di me questa notte, troppe le stelle nel cielo, troppi cavalli nella sabbia. Voglio correre lontano, cancellare i miei sogni, spiegare le vele di una nave che scivola nell’oceano; osservare i tuoi occhi dolcissimi che hanno turbato il mio sonno.
Mi sono innamorato di te a ogni ora del giorno, aggrappato alle mie fantasie; ti ho chiesto di portarmi lontano, nei paradisi perduti, dove il cielo e il mare racchiudono il silenzio nelle grida di gabbiani ma tu sognavi cavalli bianchi correre nella sabbia, guardavi le stelle senza capirle: sei diventata di pietra.
MILLE COLORI
Vorrei conservare dentro il mio cuore l’irruenza di una fontana, i mille colori della vita, vorrei farvi germogliare fiori strani, pieni di incantesimi, nati sulla neve, cresciuti sui mari, spostati dal vento. Vorrei fermare il sangue, vederlo essiccarsi al calore del sole, vorrei poter alzare una montagna, scavare una buca, riempirla con tutto il male che mi circonda; poi rimetterla al suo posto e ascoltare i battiti del mio cuore ritornare tranquilli.
SIPARIO
La nebbia scende dolcemente, affoga nel fiume, mille gocce di sudore sospese nell’aria, sollevano petali di rose, disegnano i tuoi occhi.
Osservo pesci rossi mordere la tua carne, la tua eterna ipocrisia scivolare sulla mia pelle.
Un prato verde ti attira ma l’erba ti respinge, sente il tuo odore di sesso richiamare animali affamati; stendo un lenzuolo, si chiude il sipario in un silenzio impercettibile, mentre la tua bocca si frantuma nell’aria e la nebbia nasconde il tuo corpo nella quiete della notte.
UNA DOLCEZZA PERDUTA
Come un uomo, stanco di sé stesso, scivola nei ricordi, mi ritrovo bambino.
La quiete di quei giorni in cui ti osservavo di nascosto,
la voglia di essere grande,
il sangue che mi pulsa nelle vene.
Sfioro i tuoi lunghi capelli,
la tua pelle diafana,
sento la tua mano che scivola dolcemente sul mio viso.
Vedo quella porta aperta e poi chiusa all’improvviso, la voglia di godere una dolcezza perduta, di essere ancora bambino.
STELLA CADENTE
Hai aspettato la notte per spogliarti, cerchi raggi di luce, sei bella, vuoi essere notata, chiami altre stelle, sorridi alla luna ma nessuno ti vuole, sei derisa; provi a illuminare un campo di grano, un fantoccio gira su se stesso spostato dal vento. Ti rivesti, la notte sta finendo; all’alba ti lasci andare, scivoli via silenziosa, una lacrima sul viso, sotto di te un ragazzo mangia un grappolo d’uva: non si è accorto di nulla.
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