VENEZIA 1600 ANNI DI STORIA, LA SUA NASCITA
Celebrare i 1600 anni della nascita di Venezia non è
cosa semplice se si mettono a confronto le umili origini dei Venetici che si
estendevano da Grado, Aquileia, al delta del Po e Ferrara, fino ai definitivi
insediamenti in quella che sarebbe poi diventata la Venezia che la storia ci descrive
con dovizia di particolari. Si tratta di una grande città, con i suoi mercanti,
i suoi fasti, il suo splendore nelle arti e nei mestieri, nella cultura, la sua
potenza e il suo dominio in tutto l’Adriatico e il Medio Oriente. Se la
paragoniamo a quella attuale, che incanta i turisti che la visitano, provenendo
da ogni parte del mondo, sembra ridotta a una cartolina neanche ben conservata
di quello che è stata per secoli la Regina dell’Adriatico.
Si fatica a immaginarla nell’anno di grazia in cui è
stata datata la sua nascita: 421 d.C.; e ancor più difficile è fantasticare come
si è arrivati alla sua formazione, il perché i Venetici, servi devoti dell’Impero
Romano, siano stati costretti a rifugiarsi nelle barene, nelle isole protette
dai fondali bassi che ostacolavano l’avvicinarsi delle navi predatrici dei
barbari tedeschi, ungheresi, o greci. Navi che non avevano intenzioni pacifiche
ma corsare e che consideravano il Mediterraneo e l’Adriatico in particolare
come preda di guerra. Prendiamo a spunto l’anno 302 a.C. quando una piccola ma
ben armata flotta di navi a remi avanzava lentamente lungo le coste dell’alto
Adriatico: erano navi greche in cerca di facile preda, ovvio, e quando in una
delle tante bocche che si aprivano lungo quelle coste piatte apparentemente
disabitate, piene di pinete e sottili strisce di terra videro la terraferma in
lontananza, si insinuarono lungo canali profondi tra gli stagni, arrivando
all’imbocco di un fiume, intorno al quale
si vedevano campi coltivati con cura e capanne abitate.
Le loro navi dovettero fermarsi visto lo scarso
fondale; recuperate barche più adatte, le caricarono di soldati e solcarono il
fiume pronti ad attaccare gli abitanti dei villaggi tutt’intorno. Questi
predoni, abituati a uccidere e saccheggiare senza che nessuno opponesse
resistenza, trovarono al contrario una feroce opposizione da parte degli
abitanti dei villaggi che reagirono con tale veemenza da costringere gli
assalitori a una fuga precipitosa verso le barche, raggiungere le navi e darsi
alla fuga, riprendendo velocemente la via del mare aperto.
Questa storia che assomiglia più a una favola o a racconto,
viene invece minuziosamente descritta da Tito Livio, il grande storico
dell’epoca romana di quei tempi, nato a Padova e giustamente fiero delle sue
origini e della sua discendenza veneta. Se poi vogliamo verificare con
pignoleria i luoghi in cui si è svolta la battaglia, sicuramente non l’unica,
non sono diversi da quelli che fino agli inizi del secolo scorso si potevano
osservare nella laguna veneziana prima degli insediamenti industriali e urbani,
lagune che si assomigliavano tutte dal Po all’Isonzo. Anche perché è difficile
delimitare i confini tra terra e acqua, tra laguna e mare e che avrebbero dato
vita e sviluppo a una civiltà risoluta, dura nella sua voglia feroce di
sopravvivenza, unica sotto ogni punto di vista, così come unico era il
territorio che aveva scelto per viverci: la civiltà veneziana.
Ecco perché cercare le vere origini dei Venetici prima
e Veneti dopo, non è cosa semplice, bisognerebbe andare indietro nel tempo,
lontano dalle lagune della Venezia marittima che si perfezionò in seguito.
Veniamo piuttosto alla dominazione romana e alla conseguente cittadinanza data
dopo l’alleanza con Roma e contro Annibale. Una civiltà sostanzialmente rurale,
che diede vita a città come Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Belluno, Udine e
via dicendo.
Fu uno scorrere del tempo tutto sommato tranquillo
quello che si susseguì per molti anni e che venne sconvolto dagli avvenimenti
turbolenti che si susseguirono negli ultimi secoli di vita dell’impero romano e
nei primi anni del Medio Evo. Questo, semplificando, il quadro piuttosto vasto
e ampio di quei secoli che portarono alla creazione e alla nascita vera e
propria del nucleo storico di Venezia. In quei tempi l’Italia fisica era
attraversata da barbari, svevi, alani, vandali, e visigoti, capitanati da vari
condottieri, uno per tutti Alarico che nel 410 d.C.
conquista e saccheggia Roma. Fu proprio in quei frangenti che gli abitanti
delle città più vicine alla laguna decisero di rifugiarsi nelle isole già
occupate da nuclei famigliari di salinai, pescatori, ortolani, contribuendo ad
aumentare il numero degli abitanti ed ottenendo in cambio riparo, rifugio e
sicurezza dalle incursioni barbare. Ecco quindi che si arriva alla data storica
del 25 marzo del 421 d.C. nella quale in alcune isolette lungo il corso di un canale:
”Rivus Altus – Rialto”, la tradizione storica ha recepito l’occupazione da
parte dei profughi, è proprio il caso di chiamarli così, di un’area abbandonata
senza vincoli di proprietà.
Trent’anni dopo, con la ricomparsa di Attila, le
migrazioni dalla terraferma alla Venezia marittima aumentarono dando l’avvio a
quella che diventerà la polis veneziana. Se fino a quel momento le isole della
laguna si erano riempite di gente che scappava da guerre e violenze,
arrangiandosi alla meno peggio, bisogna aspettare i primi anni del 500 per
avere testimonianze certe dell’esistenza di attività di navigazioni e traffico
commerciale nei canali interni lagunari con l’utilizzo di tutte quelle tipiche
imbarcazioni, barconi, topi, trabaccoli, ancora in uso fino alla metà del ‘900.
Da allora è documentata l’attività dei pescatori, delle saline il cui sale era usato
come merce di scambio per acquistare grano e altre cose utili alla vita
quotidiana, che si svolgeva nelle capanne sospese nell’acqua, dove gente povera
viveva fianco a fianco a gente facoltosa quasi sempre proveniente
dall’entroterra.
Tutto questo viene certificato da Cassiodoro che
esalta la meravigliosa diversità di quei popoli, nella sua difesa dalle maree,
nel suo vivere quotidiano dove l’acqua diventa strumento di difesa, di mobilità
propria e nel trasporto di mercanzie varie. Una peculiarità rimasta tale nei
secoli dove i cambiamenti erano sempre volti a migliorare e abbellire lo stile
di vita di questa città unica al mondo. Tutto questo fino al secolo scorso,
quando modernità, ricerca di praticità nei lavori e nelle comodità sempre più
seducenti, hanno indotto i veneziani a un ritorno nella terraferma da dove i
lontani predecessori erano partiti secoli fa.
Alla fine del 500 inizi del 600 c’è una guerra decennale
che oppone i Longobardi ai Bizantini; i primi conquistano vaste parti del
territorio romano nella terraferma e le sottomettono al re longobardo; gruppi
sempre più numerosi di persone, formati non più da povera gente, ma da famiglie
abbienti, composte da autorità civili, religiose e altro occupano le isole,
bonificano paludi, creano nuovi insediamenti stabili che diventeranno il
nocciolo storico della futura Venezia. Il regno longobardo ormai in estinzione
viene sostituito dai Franchi inviati dal Papa, che otterrà di esercitare una
sovranità religiosa sul territorio lagunare mal digerita dai veneziani,
diffidenti nei confronti della politica temporale della chiesa e forti
sostenitori fino alla sua fine della laicità della repubblica.
Quanto scritto finora quindi non è altro che la
descrizione di un territorio sicuramente abitato ma frammentato che spaziava da
Grado a Ravenna, dilaniato da guerre che ne avevano stravolto la fisionomia dove
i primi insediamenti fatti da poveri pescatori, salinai, agricoltori, si
ingrandirono con gente che cercava rifugio dalle continue guerre e alle rese
dei conti tra chiesa, potentati e altro ancora. Era una Venezia estesa, priva
di organizzazione anche se cercava di darsi faticosamente una sua unità, ben
lontana dalla Venezia futura.
La vera Venezia nasce nell’estate dell’anno 811,
quando Agnello Particiaco (Angelo Partecipazio) fu eletto primo Doge della
Serenissima Repubblica stabilendo la sede di governo la sua abitazione,
probabile luogo dove adesso c’è il Palazzo Ducale. Da quell’anno in poi Venezia
cresce in potenza e ricchezza, moltiplicando i suoi traffici in ogni specie di
mercanzia con l’oriente, affrontando sanguinose guerre con altre repubbliche
marinare per riuscire ad ottenere il monopolio di ogni genere di prodotti che
barattava con il sale di cui aveva ormai l’esclusiva assieme allo zucchero.
Seguirono secoli di splendore e di lotte fratricide tra nobili e ricchi, per
ottenere il potere e il governo della città, seguite da pestilenze terribili
che la misero in ginocchio. Ma si rialzò sempre. Quando i commerci che
l’avevano resa celebre cominciarono a ridursi fino a scomparire, iniziò anche
il suo lento e inesorabile declino. Subì l’umiliazione e l’occupazione di
governi stranieri, fino a quel 17 ottobre 1797 in cui Napoleone con il trattato
di Campoformido vendette la Serenissima Repubblica all’impero Austro-Ungarico
decretandone un’ingloriosa fine. Ma questo è un altro discorso e bisognerebbe
aprire un altro capitolo…
Questa ricerca è stata elaborata dall’Associazione
culturale
“La Pentola dei nodi”
Il Mestolatore
Francesco Danieletto
Dolo, 21 Aprile 2021
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