Al
centro dell'esperimento sono stati posti alcuni ceppi di Pseudomonas
aeruginosa, una specie di batteri molto virulenti che possono causare
infezioni pericolose nei tessuti umani. Uccisi con una soluzione di
nitrato d'argento, un agente antibatterico molto comune, sono stati
posti a contatto con altre colture batteriche della medesima specie. I "batteri-zombie"
È così che una équipe guidata dalla dottoranda Racheli Ben-Knaz
Wakshlak, dell'istituto di chimica dell'Università ebraica di
Gerusalemme, ha potuto scoprire come quel sale dia luogo a organismi
"zombie", cioè a batteri che - anche dopo morti - continuano a
rilasciare l'effetto venefico dell'argento contro i batteri vivi. "Se
un agente antibatterico rimane chimicamente attivo dopo le uccisioni"
spiega il dottor David Avnir, che dirige il laboratorio di ricerca,
"allora questa non è la fine della storia, ma solo l'inizio". In
pratica: se il nitrato d'argento non viene asportato con opportuni
lavaggi, una sola dose di antisettico può uccidere numerose altre
generazioni di batteri. Lo studio, pubblicato sulla rivista
"Scientific reports" (Antibacterial activity of silver-killed bacteria:
the "zombies" effect), è il primo a segnalare questo efficace e nuovo
meccanismo antibatterico e potrebbe avere significative implicazioni
nell'evoluzione delle strategie antisettiche praticate nella cura delle
ferite. Perché è importante? Se verrà misurato con esattezza il
prolungamento dell'attività degli agenti antibatterici metallici non
biodegradabili - come il nitrato d'argento - sarà possibile ridurne le
dosi, abbattendo in misura significativa gli effetti tossici che gli
antibatterici stessi comportano. Solo quando sarà verificato il
numero di cicli antisettici che i sali metallici sono effettivamente in
grado di assicurare sarà possibile applicare la scoperta dei "batteri
zombie" alle pratiche profilattiche di laboratori, infermerie e
ospedali. Come nei sogni dei più avidi conquistadores di mezzo millennio
fa, la strada dell'argento è promettente...
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