Questa
mattina Elda, mia madre, se ne è andata; è uscita di scena alla sua maniera, in
silenzio, dopo una malattia durata anni che peggiorava di giorno in giorno.
Alle
4 e 30 del mattino, lo squillo del telefono, implacabile, annunciava quello che
già sapevo; la voce professionale dell’infermiera, le condoglianze di rito e i
consigli utili per la burocrazia.
L’avevo
vista il giorno prima, in un letto troppo grande anche per lei, ormai ridotta a un piccolo
scricciolo incapace di difendersi. Di anni ne avevi tanti Elda, troppi per una
donna che ha dovuto affrontare cento e più avversità di una vita lunga e sempre
in salita, senza sconti. Di te voglio ricordare il cammino che abbiamo
condiviso, tutti i passi positivi e sono tanti che abbiamo fatto assieme. I
ricordi si sa, col tempo sbiadiscono ma se sono stati incisi profondamente,
durano per sempre; le sfumature delle piccole cose all’apparenza
insignificanti, lasciano il segno.
Di
te voglio ricordare la determinazione, la caparbietà di lottare e di affrontare
la realtà senza girarci troppo attorno, bella o brutta che fosse; sicuramente è
questo il messaggio che hai voluto trasmettermi e che lentamente ho assimilato
fino a farlo diventare mio. Hai fatto una scelta di vita, tua personale quando
hai deciso di rimanere sola e lavorare autonomamente senza dover rendere conto
a nessuno; per quei tempi eri sicuramente un’anticonformista cui non importavano
le chiacchiere di paese, avevi un figlio da allevare e questo per te era più
che sufficiente per lasciarti alle spalle i mille discorsi da osteria di un villaggio che tale è rimasto anche adesso. Hai sposato mio padre finita
la guerra e nel giro di 14 mesi sei diventata moglie, madre e vedova; per una
che a 30 anni sognava qualcosa di migliore nella vita non è stato proprio il
massimo ma questa è stata la realtà con cui hai dovuto fare i conti. Ho scelto
questa foto, magari per un estraneo banale ma che racchiude uno dei tanti
momenti felici passati assieme. Capitava che, a volte, decidevi di punto in
bianco, di piantare ago e filo nella loro custodia e di regalarmi una domenica
tutta per me.
Pochi
preparativi, un po’ di cibo da conservare in un contenitore adatto, l’autobus
fino al Terminal di Fusina e da lì il motoscafo fino al Lido; una cabina
noleggiata giusto per cambiarsi e poi via tra la sabbia, l’acqua e il sole. Non
mi ricordo chi ha fatto questa foto, forse un’amica, una delle tante che
all’ultimo momento si aggregava alla compagnia, in un motoscafo in mezzo alla
laguna. Più o meno io avrò avuto 12 anni, tu 42 ed eri una splendida donna,
ammirata e perché no desiderata da molti anche se, come ho già detto, a un
nuovo matrimonio, non ci pensavi più
ormai.
Ricordo
l’arrivo al Lido di Venezia, l’eccitazione, il camminare frettoloso nel Gran
Viale, il profumo del pane comperato fresco, la coda, il biglietto d’ingresso
e, finalmente, la spiaggia, i giochi, il pomeriggio nella terrazza del
ristorante, un Juke-box che con poche lire ti faceva ascoltare la musica
preferita.
Quanti
ricordi che corrono veloci nella mia mente, mentre ti guardo inerme, l’ombra di
quella che eri stata una volta. Voglio fermare il tempo a tanti anni fa,
lasciare che le nuvole corrano veloci, giocando a nascondino con il sole.
Voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto e mi hai donato, soprattutto
la vita. Voglio ricordare anche e perché no, le memorabili litigate; avevamo
tutti due un carattere forte che in me cresceva con il passare del tempo anche
se il sereno ritornava subito. Potrei continuare a ringraziarti per altre mille
cose ma so che a te non piacerebbe, preferivi sempre la sintesi ai lunghi
discorsi.
Ciao
Elda con l’affetto che ci ha sempre unito:
tuo
figlio Francesco.
Dolo
, 27 Settembre 2014
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