Il voto di
sempre
Da
sempre il voto, rappresenta la forma più alta di democrazia, ovvero la libera scelta
di idee e persone deputate, non solo a governare l’ordinaria amministrazione
della cosa pubblica ma, nello stesso tempo, a cogliere mutamenti ed evoluzioni fisiologici per una
società moderna, inseguendo sempre un avanzamento di benessere che sia sociale
oltre che materiale; con il dovuto equilibrio per questo pianeta che ci ospita
e che ci da, ogni giorno, la possibilità di vivere, ossia respirare, mangiare,
bere, muoverci con più o meno frenesia, a seconda del nostro modo di concepire
la quotidianità.
Perché
questa premessa? Perché è mia convinzione che l’uomo, non solo quello nostrano
che incontriamo nel nostro paese ma quello più in generale del mondo intero,
pecca di arroganza e superficialità; ha bisogno di credere in un Dio tutto suo,
che gli dia sicurezza e che giustifichi le sue azioni con penitenze già scritte
e, tutto sommato, molto sui generis. Tutto questo senza rendersi conto che il suo
unico scopo finale è quello di sostituirsi a Lui medesimo.
Nel
suo vivere quotidiano, non c’è rispetto per il suo simile che viene riverito e
ossequiato, in base allo spessore del suo conto in banca. Sfrutta tutto quello
che c’è da sfruttare in nome del progresso, distruggendo quegli equilibri
naturali che ci permettono di vivere; discrimina altri popoli in base alla
razza, al colore della pelle, sputa sentenze sulla vita e sulla morte di chi
vorrebbe solo qualcosa da mangiare. Arriva a giustificare orrori del passato in
nome di un ordine che permette all'ignoranza di dilagare incontrastata; non fa
tesoro degli errori fatti, in modo da evitarne di nuovi.
Per
ritornare alle attuali pulsazioni che muovono e orchestrano l’animo umano,
incanalate ultimamente nella bolgia elettorale che ci vede tutti primi attori,
senza arte ne parte, politici di professione compresi, quanto mi sarebbe
piaciuto che uno, dicasi uno, dei tanti che chiedono il mio voto per poter essere
“deputati” in un Parlamento Europeo, nella fattispecie, avessero preparato uno
straccio di idea, proposta, argomentazione che non sia solo “aria fritta” buona
solo per pochi giorni, poche ore, fino all'occupazione della tanto agognata
poltrona. Da giorni e giorni non sento altro che insulti, falsità, gente messa
alla berlina e della quale si va a cercare anche il minimo difetto, alzato come
trofeo da chi magari ha già subito condanne e sta in Parlamento solo per
evitare la galera. E’ una gara costante a chi la spara più grossa, a chi
insulta di più, a chi usa gli aggettivi più infami, a chi usa paragoni storici
agghiaccianti o che vuole ripercorrere esperienze già fallite, secessioni
improponibili, tanto da poter dire che il Colosseo ai tempi dei romani era roba
da educande al confronto. Si chiede un voto per eleggere un organismo che dia
la possibilità di risolvere i tanti problemi che affliggono questa unione di
stati in perenne litigio tra di loro e lo trasformiamo in un referendum pro o
contro il nostro governo Ma forse è vera la fama che ci siamo fatta noi
italiani, popolo di gente abituata a coltivare il proprio orticello, a non
interessarsi dei problemi da risolvere, tanto da lasciarli in mani poco
raccomandabili, fintanto che non scoppia la bufera; allora tutti a sputare sentenze, tutti con la
ricetta giusta in tasca, tutti pronti a bruciare sul rogo la stessa persona che
prima si era messa sul trono, pollice su o pollice verso, come appunto, al
tempo dei romani, dipendeva la vita di uno schiavo. Ma forse tutto sommato è
giusta l’idea di chi vuole l’indipendenza del Nord contro il Sud, di una
regione dall'altra, per adesso; poi ci sarà la voglia di autodeterminazione di
una città da un’altra, di un villaggio da un altro, di un borgo o, per finire,
di un pollaio dove finalmente potremo vivere in pace con le galline, fieri di
essere italiani.
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