Buon anno, gli auguri sono d’obbligo…
Non sono mai stato un grande cultore delle feste
istituzionalizzate; grandi cene che si preoccupano più dell’apparenza e della
quantità che della qualità, quasi che levarsi lo sfizio una volta l’anno,
tranquillizzi lo stomaco; come la ricerca del divertimento, divenuta quasi
un’ossessiva liturgia sul cui altare sacrificare ogni principio. Parto da
questa premessa senza volere fare critiche a buon mercato anche se sarebbe
facile di questi tempi, in fondo ogni uno fa quello che si sente di fare.
Voglio sottolineare semmai, tutta una serie di comportamenti quotidiani che ci
portano a una escalation di violenza che ormai non si limita più a essere
fisica ma purtroppo anche verbale, non più saltuaria ma continua, esponenziale.
Si fa a gara a chi urla più forte, a chi insulta in maniera più volgare, a chi
si vanta di essere più furbo che intelligente. Se tutto questo fosse
circoscritto alla persona adulta, sarebbe anche facile limitare il danno e
trasformarlo in eccezione, purtroppo il tutto serve da insegnamento didattico
ai figli, ai giovani che saranno adulti un domani e che stando alle premesse
daranno poco spazio a una società equilibrata, tollerante e in grado di
amministrare la sua cultura con intelligenza e lungimiranza. Mi si dirà che
faccio di ogni erba un fascio che non tutti sono così; sicuramente è vero, come
è vero che ormai parliamo di persone che si ritirano nel loro guscio in attesa
di tempi migliori, lasciando ampio spazio ai “nuovi eroi dei fumetti”, realtà
virtuale che riunisce nella stessa pentola “culturale”, la politica intesa come
sistemazione personale del proprio conto corrente bancario, società civile dove
si aperta la caccia al diverso, al clandestino, con il premio finale a chi si
dimostra più prepotente; lo sport inteso come violenza non da chi lo pratica ma
da chi dovrebbe solo applaudire e invece, distrugge per il solo gusto di farlo.
A tutto questo si contrappone un assordante silenzio da parte di chi ci
governa, troppo spesso impegnato anzi forse è il caso di dirlo, troppo
incartato su se stesso e la sua loquace vanità. Ormai la gente comune ha capito
che deve arrangiarsi, c’è chi ha ancora una sua etica personale e lo fa con un
certo pudore, altri se ne fanno una ragione; il risultato in ogni caso è
deprimente sotto ogni punto di vista, malgrado si cerchi di salvare le
apparenze, illuminando a giorno una cattedrale che sarà comunque sola in mezzo
al deserto. Sono sicuro che quanto scritto, sarà oggetto di critiche da parte
di molti ma chi mi conosce sa che non sono uso alle parole dolci o alle analisi
di comodo. Vedo troppa indifferenza in giro, troppa gente che si cura del
proprio orticello, pronta ad “ammazzare” se qualcuno scavalca il suo recinto.
L’odio è stato sdoganato, l’amore messo all’indice, la pace è diventata una
parola per deboli, la tolleranza non è più tollerata, pollice verso per chi
contravviene ai codici e alle norme che ormai permettono di vivere senza
pensare.
Ma
questa sera è festa, stappiamo una, dieci, cento bottiglie di vino, almeno
avremmo la giustificazione di essere ubriachi, fino all’anno prossimo!
31
dicembre 2014-12-31 ore 22,15:
auguri
a tutti i miei amici e anche a chi magari dopo avermi letto mi ha mandato a
quel paese.
checcuswriter