sabato 9 novembre 2013
Il presunto senso del ridicolo
Quando Silvio mi ha consegnato la bozza del suo libro “La bussola sfiorita”, lo ha fatto dicendomi con quel tono secco:
“Sappimi dire, senza diplomazie d’accatto, ho ancora la percezione del ridicolo e se tutto questo lo fosse, desidero saperlo da una persona di cui mi fido e ti posso assicurare che tu sei uno tra i pochissimi.”
Volevo rispondergli:
“Così non vale, mi costringi ad esserlo e non vorrei assumermi questa responsabilità, non ora per te.”
Ma la nostra antica e sincera amicizia me lo ha impedito.
Ho aperto delicatamente il libro sapendo che in mano non avevo solo delle pagine, Silvio lo tratteneva da anni e mi diceva che non aveva avuto l’illuminazione finale per renderlo un insieme compiuto.
Quindi se ora, proprio ora per lui, era fra le mie mani, significava che la chiave di decriptazione Silvio l’aveva trovata, la mia domanda sofferente era: saprò trovarla anch’io?
La prima lettura (in una serata densa di dubbi) è avvenuta in un baleno, come una bevuta di birra fresca a placare una sete affannata.
E alla fine mi sono sentito tutto indolenzito, come se avessi preso una solenne scarica di cazzotti da tutte le parti.
Perché Silvio è così: prendere o lasciare.
E quella che io credevo una melensa silloge, (suvvia ma esiste ancora la poesia?), mi ha messo all’angolo come un pugile sbruffone e indifeso di fronte all’imprevedibile:
“come Mazzinghi contro ottantamila urla contro”
Sapevo che la sorpresa poteva essere una componente, ma quelle cartoline mi hanno spiazzato, perché non spiegano ma ti prendono la mano che quasi la senti l’altra mano, inframmezzate poi da quei puntini, che Silvio definisce respiri, e che usa solo su certi messaggi “internettiani”, e poi i colori, e poi le canzoni, ce ne sarebbe abbastanza per fermarsi lì, e lui no.
Testone, ti piazza la “sua” poesia che abbraccia tutto quello che gli è dentro: prendere o lasciare.
“Farabutto”!
Dimmi solo dove la trovi tutta questa veemenza passionale verso la vita, l’amore, l’odore del non volersi arrendere (anche se “è troppo dura ora”), comunque sia, a qualunque prezzo, a qualunque sofferenza, senza nasconderti, senza accettare la solitudine.
Il resto che vi aspetta, se vi abbandonerete al vostro giusto egoismo di vestirle di Voi, perché penso che questo sia ciò che Silvio desidera, lo assaporerete come un viaggio che accarezza lo stupore di alcune umane cose.
Ed è bello che il tutto inizi con una foto di 2 bambini piccoli (quello col berrettino è lui) che osservano qualcosa con la meravigliosa sorpresa che solo i bimbi hanno e termina con quella meravigliosa passeggiata finale che Silvio fa per Dolo “col grembiule bianco addosso e il fiocco azzurro”, come se il tempo alla fine sia solo una colorata cartolina musicante che prende per mano una poesia.
E se poi tutto ciò fosse ridicolo, si può sempre appoggiare la bicicletta e contemplare il temporale.
La mia bici è vicina a quella di Silvio, che ridicolo non è.
Roberto Selato
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