Davanti al caso Woodcock la sinistra non può voltarsi dall'altra parte
Delle due l’una: o Renzi e i suoi hanno
sferrato l’attacco più duro alla magistratura o un pezzo di questa è
stata sul filo del colpo di Stato. In entrambi i casi, fare finta di
niente non è la soluzione.
Non mi piace Matteo Renzi, credo si sia capito, ma vorrei suggerire a
tutti quelli che hanno il mio stesso giudizio politico, soprattutto
alle formazioni nate a sinistra del Pd, di non farsi ottenebrare
dall’antirenzismo nel giudicare o sottacere quel che sta avvenendo fra
la procura di Napoli e quella di Roma. Delle due l’una. O il pm Henry
John Woodcock è innocente e quindi le accuse rivolte contro di lui di
aver violato il segreto istruttorio sul fascicolo Consip per sfavorire
la “Renzi family” rappresentano il più duro attacco che la magistratura
abbia subito. E in questo caso saremmo di fronte a un vulnus democratico
molto serio. Oppure è vero, come sospetta la procura di Roma, che il pm
ha pilotato le informazioni sull’inchiesta e sarebbe persino sospettato
di aver creato, in combutta con qualche ufficiale dei carabinieri,
false accuse sempre contro la “Renzi family”, e anche in questo caso
saremmo di fronte a un vulnus democratico inaccettabile.
GIÙ LE MANI DA LILLO. La sinistra non può far finta che non stia succedendo niente. Non può trincerarsi dietro l’ipocrita frase “abbiamo fiducia nei magistrati”. Io, ad esempio, non ce l’ho questa fiducia in tutti i magistrati e vorrei veder chiaro per capire se c’è un premier che vuole decapitare una procura o una procura che vuole, e ha, disarcionato un premier. Il fatto che l’inchiesta sia nelle mani della procura di Roma dà a me fiducia. È una procura seria, sa muoversi su questi terreni assai scivolosi. E spetterà a lei e ai processi successivi stabilire la verità sulle due terribili tesi contrastanti. Nella vicenda sono coinvolti un giornale e una giornalista. Il giornale è Il Fatto che ha pubblicato le notizie prima di ogni altro organo di stampa per l’iniziativa del suo giornalista di punta Marco Lillo. Non mi pare serio accusare un giornale di pubblicare notizie o pretendere che riveli la fonte. Sarà affar loro se la notizia è vera o no e se la fonte è seria o no.
GIÙ LE MANI DA LILLO. La sinistra non può far finta che non stia succedendo niente. Non può trincerarsi dietro l’ipocrita frase “abbiamo fiducia nei magistrati”. Io, ad esempio, non ce l’ho questa fiducia in tutti i magistrati e vorrei veder chiaro per capire se c’è un premier che vuole decapitare una procura o una procura che vuole, e ha, disarcionato un premier. Il fatto che l’inchiesta sia nelle mani della procura di Roma dà a me fiducia. È una procura seria, sa muoversi su questi terreni assai scivolosi. E spetterà a lei e ai processi successivi stabilire la verità sulle due terribili tesi contrastanti. Nella vicenda sono coinvolti un giornale e una giornalista. Il giornale è Il Fatto che ha pubblicato le notizie prima di ogni altro organo di stampa per l’iniziativa del suo giornalista di punta Marco Lillo. Non mi pare serio accusare un giornale di pubblicare notizie o pretendere che riveli la fonte. Sarà affar loro se la notizia è vera o no e se la fonte è seria o no.
Noi all’Unità cademmo nel famoso “caso Maresca” in cui una
brava cronista si fece tramite di una falsa notizia che pubblicammo e
una volta smentita fu una pioggia di dimissioni al vertice del
quotidiano del Pci. Quindi eviterei polemiche sciocche contro Marco
Travaglio. Anche chi, come chi scrive, non sente alcuna sintonia con
quel giornale non può che congratularsi con direttore, cronisti e
redazione quando portano alla luce notizie comunque ottenute. Federica
Sciarelli, già cronista parlamentare validissima della tivù, da tempo
gestisce una trasmissione assai popolare come Chi l’ha visto?.
La guardo quasi sempre e apprezzo la sua conduzione. Per chiarezza vi
dico che non conosco né lei né il suo fidanzato Woodcock. La tesi della
procura di Roma è che lei sia stata il tramite fra il pm napoletano e
Lillo del Fatto e per questo le hanno sequestrato un
telefonino, strumento di lavoro fondamentale per un giornalista. Lillo
si dispera perché teme di aver inguaiato una collega in quanto, sapendo
della relazione fra il pm e la Sciarelli, avrebbe più volte sollecitato
per telefono la stessa per sapere dove fosse Woodcock.
FIDUCIA NEI PM DI ROMA. La parte divertente di questa storia è nel tentativo di presentare Woodcock come uomo schivo, lontano dai riflettori, custode severo di verbali di procura. Spero per lui che sia vero, resta il fatto che tutte, dicasi tutte le sue inchieste, per lo più fallite, sono finite abbondantemente sui giornali ben prima che sulla scrivania del giudice istruttore. La situazione ovviamente creerà due partiti, con i seguaci della coppia che grideranno all’attacco alla magistratura e alla libertà di stampa e gli altri che diranno che era in atto un complotto di un corpo dello Stato contro un premier, reato gravissimo. Sono sicuro che la procura di Roma saprà sciogliere senza accomodamenti questa situazione intricata. Vorrei sperare che la sinistra non se ne disinteressi perché delle due l’una: o Renzi e i suoi hanno sferrato l’attacco più duro alla magistratura o un pezzo di questa, senza il tintinnare di sciabole, è stata sul filo del colpo di Stato.
FIDUCIA NEI PM DI ROMA. La parte divertente di questa storia è nel tentativo di presentare Woodcock come uomo schivo, lontano dai riflettori, custode severo di verbali di procura. Spero per lui che sia vero, resta il fatto che tutte, dicasi tutte le sue inchieste, per lo più fallite, sono finite abbondantemente sui giornali ben prima che sulla scrivania del giudice istruttore. La situazione ovviamente creerà due partiti, con i seguaci della coppia che grideranno all’attacco alla magistratura e alla libertà di stampa e gli altri che diranno che era in atto un complotto di un corpo dello Stato contro un premier, reato gravissimo. Sono sicuro che la procura di Roma saprà sciogliere senza accomodamenti questa situazione intricata. Vorrei sperare che la sinistra non se ne disinteressi perché delle due l’una: o Renzi e i suoi hanno sferrato l’attacco più duro alla magistratura o un pezzo di questa, senza il tintinnare di sciabole, è stata sul filo del colpo di Stato.