mercoledì 29 gennaio 2014
lunedì 27 gennaio 2014
hermann Hesse
Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste
Hermann Hesse
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste
Hermann Hesse
domenica 26 gennaio 2014
Nel vento
Voli nel vento,
piccolo fiocco di neve,
ti appoggi a una
nube di cenere,
folle epilogo di chi
subisce l’altrui pazzia.
Vorresti coprire
quel filo spinato,
cadere sull’erba,
dare il tuo piccolo
contributo alla vita.
Ma il freddo che
ti nutre, è generato
da un mostro, invisibile
all’animo umano.
Ti mescoli a quella
nube grigia,
l’accompagni in silenzio,
ti disperdi con essa
in un tragico mattino
di follia.
Osservi uomini stanchi,
privati del loro essere,
camminare in silenzio
incontro al loro destino.
La loro morte,
soddisfa l’odio,
padrone assoluto
di menti malate.
Francesco Danieletto
E' giusto non dimenticare
E’
GIUSTO EDUCARE.
Il
27 Gennaio, come ogni anno, si rinnovano e si rievocano i ricordi di quella che
è stata la più grande, tragica, follia dell’umanità: l’Olocausto. Vorrei, però,
vedere le cose da un’altra angolazione e non tanto per essere il solito bastian
contrario, con quanto accaduto non si può certo scherzare ma perché ormai, con
il passare degli anni, questa ricorrenza è diventata “un’abitudine”, una
consuetudine data per scontata, senza per questo togliere nulla al suo preciso
significato. Spero, quindi, di non
essere frainteso, viste le spinte negazionistiche e antistoriche, oltre al
corrente antisemitismo che si avvertono ormai quando si tratta l’argomento.
Ridurre tutto alla follia di un unico personaggio, per la storia: Adolf Hitler
e Benito Mussolini sua comparsa, penso sia giusto ma anche sbrigativo, nel
senso che si nasconde un problema di fondo spesso sottovalutato. In che
condizioni era la società, l’uomo, quello che viveva, lavorava, si divertiva,
nella Germania di quel tempo e nell’Italia della violenza squadrista, mescolata
alle pagliacciate dei gerarchi in camicia nera? Cosa ha spinto una società, specie quella tedesca, ad accettare in
silenzio quanto succedeva nei lager? Ed è inutile dire, a guerra finita, io non
sapevo nulla, utile premessa per negare tutto 70 anni dopo. Recenti studi fatti
dall’United States Olocaust Memorial Museum di Washington, stabiliscono che i
nazisti realizzarono in Europa circa 42500 tra ghetti e lager dedicati allo
sterminio, senza contare le migliaia di campi di lavoro forzati e quelli
dedicati ai prigionieri di guerra, con le varianti dei bordelli o quelli
dell’eutanasia per vecchi e malati e via dicendo. All’interno di questo
“programma scientifico”, transitarono circa 20 milioni di persone e ne morirono
8, metà delle quali ebrei a cui si aggiungono le morti per fucilazione o le
fosse comuni di quelli scomparsi per altre cause che portarono il totale degli
ebrei ammazzati a 6 milioni. Ai negazionisti che sostengono non vi siano prove
di quanto pubblicato dalla comunità mondiale, basta ricordare che pur avendo
scientificamente fatto sparire ogni qualsiasi documento relativo ai campi
stessi, i nazisti precisissimi e “tedeschi” e il caso di dirlo, si
dimenticarono di bruciare le carte relative ai trasferimenti degli ebrei dai vari
paesi di origine e dalle città dove erano ghettizzati ed è stata quella
scrupolosa contabilità che ha permesso di inchiodare quella “gente” alle loro
responsabilità. Quando si parla di Olocausto, c’è sempre una spiccata
morbosità, nel voler vedere immagini raccapriccianti, quasi a volere avere la
certezza matematica di quanto accaduto; quasi che la mostruosità giustifichi il
silenzio incredulo di chi, all’inizio guarda con curiosità, dopo, con una
fastidiosa sensazione di vuoto e di angoscia. Malgrado tutto, come ho già
detto, c’è chi nega: nega l’evidenza, accusa le vittime di essere i carnefici
di se stesse; in nome della propaganda, si acclama ancora oggi il pazzo
fanatico (Il suo famoso “Mein Kampf” è diventato un bestseller in Europa oltre
ad avere sbancato nei paesi arabi); si continua a odiare scientificamente,
scrupolosamente. Si esalta non tanto l’uccisione fine a se stessa, ormai
diventata solo l’atto finale, a volte anche liberatorio per quei disgraziati,
la cui unica colpa consisteva nell’essere ebrei, zingari, omosessuali,
avversari politici ma il trattamento particolare riservato ai “prigionieri”,
anche se il nome è decisamente improprio. C’era, l’annientamento della loro
volontà, personalità, intelletto, cultura, estrazione sociale, solidarietà,
amicizia. Gente costretta alle più degradanti umiliazioni, alle astuzie più infami
per rubarsi l’uno con l’altro un cucchiaio di minestra, alle liti furibonde per
pochi stracci per ripararsi dal freddo; il tutto solo per riuscire a
sopravvivere qualche settimana, giorno, ora, o minuto in più. Quando tutto
questo era avvenuto e “dell’uomo”, di “quell’uomo”, non era rimasto più nulla,
a parte uno scheletro accartocciato che riusciva a malapena a camminare,
allora, l’opera era compiuta e sicuramente più di qualche SS si sarà lasciata
andare a un orgasmo liberatorio, pronta a ricominciare con i nuovi arrivati. E’
questo il vero senso dell’Olocausto, non solo lo sterminio di massa di donne,
uomini e bambini ma la totale cancellazione di ogni aspetto umano in quei
poveri esseri; andate a parlare con i pochi sopravvissuti, guardateli negli
occhi mentre raccontano e vedrete che dietro la facciata di “normalità” non
riusciranno a nascondere la paura che li accompagnerà per tutta la loro vita.
Ecco perché mi chiedo dov’erano quelli che in quel periodo, vedevano e
tacevano.
Tutta questa introduzione per arrivare ai tempi
nostri e all’utopistica necessità di una certa educazione rivolta ai giovani,
meglio se ancora piccoli, non tanto per ricostruire storicamente il periodo
appena descritto, doveroso sotto ogni punto di vista, quanto far entrare nei
modelli di comportamento, alcuni concetti fondamentali, quali libertà di
espressione, di relazione con il prossimo, capacità di analisi senza preclusioni
nei confronti di altre persone, siano esse diverse per colore, razza, o anche,
perché no, di estrazione sociale. Senza dimenticare il valore che viene dato al
denaro, strumento necessario allo scambio commerciale in questa società ma
quasi sempre fonte di diseguaglianza, quando addirittura di avidità, bassezza
culturale, omicidi o guerre. Queste piccole cose che io, senza illusioni, ho
chiamato utopistiche e che, se non applicate o lasciate al caso, portano
l’animo umano sulla strada dell’egoismo, della paura del diverso, a non
accettare cambiamenti che non abbiano un utile personale tale da giustificarli.
Cosa c’entra tutto questo discorso con l’Olocausto? Da un punto di vista
storico, nulla, anche perché non vedo nuovi pazzi psicopatici in giro, tali da
riuscire a riproporre quel periodo anche se a quei tempi, tutto è nato da
piccole cose, dall’insicurezza economica, dalla paura di perdere un’identità
nazionale, geografica. Fatti che, se guardiamo bene, sono sempre presenti in
forma più o meno latente nella società in qualsiasi stagione. Tanto meno vedo
l’avvicinarsi di nuove ideologie fanatiche; chi urla nelle piazze dicendo tutto
e il contrario di tutto, sperando di smuovere le masse come succedeva tanti
anni fa, non ha fatto i conti con l’indifferenza: un’alzata di spalle e via di
corsa, le urla e gli insulti servono a placare gli istinti, a soddisfare le
pulsazioni immediate, a ricevere assicurazioni dall’idiota di turno che si
frega le mani, contento di riscuotere la delega, poi ognuno nel suo orticello.
Ecco l’antifascismo e l’Olocausto se non stiamo attenti rischia di finire
nell’indifferenza e nel qualunquismo, con gli ultimi testimoni, gli ultimi
superstiti che finiranno per gettare la spugna; di quell’epoca rimarrà solo la
celebrazione anche se importante, perché è giusto non dimenticare. Vi siete mai
chiesti perché i giovani di oggi sono storicamente ignoranti in materia di
fascismo e nazismo? Primo perché la scuola su questi temi è latitante,
eccezioni a parte; secondo perché, dopo tanti anni e non avendolo vissuto in
prima persona, non gli importa niente. Non è più considerato un dramma di
proporzioni bibliche ma una materia scolastica buona per l’interrogazione. Ecco
perché, se mai ce ne fosse bisogno, la spiegazione sui motivi per cui un
Ministero, come quello della Pubblica Istruzione, è ritenuto importantissimo: controllandolo, si
possono mettere le basi per una manipolazione fondamentale sulla gioventù
futura e sui suoi comportamenti e garantirsi quindi, una rendita politica non
indifferente, visto che del 68 e delle sue varianti rivoluzionarie non è rimasto
più nulla. Per tornare alla Germania, le frustrazioni della società tedesca si
fanno risalire alla sconfitta nella prima guerra mondiale che diede origine a
quelle idee nazional-patriotiche che poi si imposero e trovarono un seguito
politico di massa anche se nel periodo prebellico, tali idee non furono
propagate attraverso organizzazioni o movimenti politici ma tra rapporti
personali o piccoli gruppi che svolgevano un qualche ruolo ufficiale nella
società ovvero il sistema scolastico, tanto per ribadire il concetto; si può
dire quindi che quando Hitler iniziò la sua propaganda, trovò un terreno già
fertile e pronto ad accoglierlo. Nel 1936 Carl Gustav Jung, sosteneva che “per
la prima volta era balenata all’umanità l’idea che qualcosa di non esterno
all’uomo potesse ciononostante essere vero”, ponendo questo concetto anche se
di difficile traduzione, quale fondamento del fascismo europeo. Jung osservava
la Germania e notava che quella società era caratterizzata dal materializzarsi,
in fenomeni collettivi, delle tante componenti dell’animo umano. Ovvero quando
le masse sono in movimento, il singolo perde il controllo del suo “io” e nel
razzismo da sfogo al suo “inconscio collettivo”.
Forse in questo sta la differenza anche se non
fondamentale, tra nazismo e fascismo. Da una parte la naturale imposizione di
idee e concetti divenuti di ordinaria applicazione fin dall’infanzia,
dall’altra, il medesimo concetto sviluppato, concedetemi il paragone, “all’italiana”
anche se poi i risultati furono i medesimi.
E in effetti, a parte i fanatici di turno da
ambedue le parti, chi osservava i soggetti in questione, li considerava: “normali
da qualsiasi punto di vista, gente che chiunque avrebbe potuto considerare
ottimi vicini di casa”, tanto da chiedersi come fosse possibile che persone
intelligenti e istruite, abbiano potuto aderire alla causa del
nazionalsocialismo, salvo poi stabilire che intelligenza e istruzione sono
state messe fin dalla gioventù al servizio di uno psicopatico fanatico. Che poi
non è una domanda tanto retorica se consideriamo il tipo di razza nordica con
la quale si ha a che fare; ovvero persone fredde, in grado di dividersi
equamente tra astuzia e calcolo, da una parte, emotività e passione dall’altra;
poco rappresentate le seconde per onor di cronaca, tanto da rimanere
impalliditi leggendo le biografie di gerarchi come Himmler, capo delle SS e
quindi principale artefice del terrore e dell’orrore che regnava a quei tempi,
dipinto come un padre di famiglia dolcissimo e tenero oltre l’inverosimile con
la figlia Gudrun. Ecco forse questa immagine può spiegare meglio di altre, la
scientifica opera di distruzione nei confronti di ogni individuo o cosa che
potesse ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo finale: una razza pura,
bionda, dagli inconfondibili occhi azzurri, alta e invincibile, bella e
adorabile, in una società perfetta che marcia su dei precisi binari di ordine
morale senza lasciare spazio a inutili smancerie sociali, culturali o
addirittura a piccole schizofrenie, tipiche di intellettuali, artisti o
perditempo, con la parola libertà e
giustizia sempre a portata di mano, in pratica una vera anarchia che può
portare allo sfacelo una nazione, infatti poi si è visto chi è andato in malora
e in che modo; e si è anche ben compreso come quelle regole tanto ferocemente
inculcate nel cervello del Volk tedesco, fossero disattese dai gerarchi che, di
fatto, al riparo delle loro invalicabili “mura”, si comportavano e facevano il contrario
di quanto strombazzato nelle manifestazioni oceaniche a Berlino e in ogni posto
dove era possibile farle, quando nel gran finale il “sommo sacerdote”, urlava
al top del parossismo: “Un solo popolo, una sola Germania, un solo condottiero”
(l’ho scritto in italiano, non conosco il tedesco), tutti gli altri sono utile
carne da macello. Inutile dire che da
parte mia, preferisco un uomo o una donna con i suoi difetti, di comportamento,
carattere, emozioni, passioni, contraddizioni e perché no anche fisici. La perfezione
non sta nella bellezza fine a se stessa, nell’avvenenza atletica delle forme ma
in un parte del nostro corpo che è invisibile ad occhio nudo e che si chiama
cervello, spesso usato male, con molta superficialità o piegato a interessi che
sono la negazione di quel vivere sociale che a parole tutti auspichiamo si
realizzi ma che nei fatti ci guardiamo bene dall’osservare.
Francesco CheccusWriter Danieletto
27 Gennaio 2014-01-25
Nel vento
Voli nel vento,
piccolo fiocco di
neve,
ti appoggi a una
nube di cenere,
folle epilogo di chi
subisce l’altrui
pazzia.
Vorresti coprire
quel filo spinato,
cadere sull’erba,
dare il tuo piccolo
contributo alla vita.
Ma il freddo che
ti nutre, è generato
da un mostro,
invisibile
all’animo umano.
Ti mescoli a quella
nube grigia,
l’accompagni in
silenzio,
ti disperdi con essa
in un tragico mattino
di follia.
Osservi uomini
stanchi,
privati del loro
essere,
camminare in silenzio
incontro al loro
destino.
La loro morte,
soddisfa l’odio,
padrone assoluto
di menti malate.
Francesco Danieletto
giusto per ricordare, giusto per educare
Giusto per ricordare, giusto per educare
Giusto per ricordare, giusto per educarehttps://plus.google.com/105336945594691122576/posts/9QQqkPZs6xz Giusto per ricordare, giusto per educare http://checcus.blogspot.com/2
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funerale di un anarchico
Anarchico è colui che dopo una lunga, affannosa e disperata ricerca ha trovato sé stesso e si è posto, sdegnoso e superbo "sui margini della società" negando a qualsiasi il diritto di giudicarlo.
Renzo Novatore, su Cronaca Libertaria, 1917.
Lorenzo Viani
Funerale di un anarchico (1912-14)
tempera su cartone, 72 x 105 cm.
Galleria d'Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni
Broletto di Novara
domenica 19 gennaio 2014
9 Gennaio 2014 Niagara Falls
9 Gennaio 2014
Le straordinarie cascate del Niagara hanno sentito il gelo Americano.....pazzesche! (5 foto)
Le straordinarie cascate del Niagara hanno sentito il gelo Americano.....pazzesche! (5 foto)
sabato 18 gennaio 2014
mercoledì 15 gennaio 2014
martedì 14 gennaio 2014
orgogliose ferite
Forse siamo al mondo per cercare l’amore,
trovarlo e perderlo, più di una volta.
Con ciascun amore torniamo a rinascere,
e con ciascun amore che finisce
ci si apre una ferita.
Sono piena di orgogliose ferite.
Isabel Allende
trovarlo e perderlo, più di una volta.
Con ciascun amore torniamo a rinascere,
e con ciascun amore che finisce
ci si apre una ferita.
Sono piena di orgogliose ferite.
Isabel Allende
Regione veneto aiuto personale
domenica 12 gennaio 2014
sabato 11 gennaio 2014
O.G.M. Friuli
“Il Friuli Venezia Giulia spalanca le porte agli Ogm. Dopo le semine illegali e l’altrettanto illegale raccolto delle piante geneticamente modificate nel mese di ottobre, la Regione propone ora una bozza di documento sulla regolamentazione della coesistenza tra agricoltura tradizionale e geneticamente modificata che, di fatto, apre le porte alla contaminazione e quindi alla diffusione incontrollata degli Ogm in agricoltura, mettendo a rischio tutto il comparto agricolo italiano, finora votato alla qualità, alla tipicità e al biologico”.
Così Legambiente, nell’ambito delle consultazioni lanciate dalla Direzione centrale per le attività produttive e le risorse agricole del Friuli Venezia Giulia sul tema degli Ogm, lancia l’allarme sui possibili e irreversibili danni che la Regione, con la sua inerzia prima e con la sua proposta di regolamento ora, potrebbe arrecare al settore agricolo ma anche all’economia e alla sicurezza alimentare nazionale
“La giunta Serracchiani – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – ha una enorme responsabilità, perché non solo ha permesso che fosse coltivato il mais transgenico non autorizzato ma non è intervenuta nemmeno successivamente applicando le norme nazionali che regolano l’immissione di Ogm. Nulla ha fatto nemmeno per gestire la raccolta di tale mais continuando a trascurare un tema delicatissimo per la sicurezza e l’economia del nostro Paese”.
“A completare questo quadro – ha aggiunto il presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia Elia Mioni – la giunta regionale ha presentato ora una proposta di regolamentazione del settore assolutamente debole, che non garantisce affatto la non contaminazione delle produzioni di qualità e delle coltivazioni biologiche, né la sicurezza alimentare dei consumatori”.
Legambiente, che ha presentato numerosi emendamenti alla proposta di regolamento della Regione per garantire la non contaminazione delle colture, chiede quindi una moratoria regionale immediata che impedisca l’immissione di Ogm in agricoltura; l’applicazione da parte della Regione della normativa nazionale che dall’agosto 2013 vieta per 18 mesi la coltivazione di mais Ogm in Italia, invitando anche il governo nazionale a rendere operativa, con un adeguato sistema di sanzioni, tale norma che dovrebbe garantire la sicurezza dei cittadini e degli agricoltori contrari al biotech”.
Così Legambiente, nell’ambito delle consultazioni lanciate dalla Direzione centrale per le attività produttive e le risorse agricole del Friuli Venezia Giulia sul tema degli Ogm, lancia l’allarme sui possibili e irreversibili danni che la Regione, con la sua inerzia prima e con la sua proposta di regolamento ora, potrebbe arrecare al settore agricolo ma anche all’economia e alla sicurezza alimentare nazionale
“La giunta Serracchiani – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – ha una enorme responsabilità, perché non solo ha permesso che fosse coltivato il mais transgenico non autorizzato ma non è intervenuta nemmeno successivamente applicando le norme nazionali che regolano l’immissione di Ogm. Nulla ha fatto nemmeno per gestire la raccolta di tale mais continuando a trascurare un tema delicatissimo per la sicurezza e l’economia del nostro Paese”.
“A completare questo quadro – ha aggiunto il presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia Elia Mioni – la giunta regionale ha presentato ora una proposta di regolamentazione del settore assolutamente debole, che non garantisce affatto la non contaminazione delle produzioni di qualità e delle coltivazioni biologiche, né la sicurezza alimentare dei consumatori”.
Legambiente, che ha presentato numerosi emendamenti alla proposta di regolamento della Regione per garantire la non contaminazione delle colture, chiede quindi una moratoria regionale immediata che impedisca l’immissione di Ogm in agricoltura; l’applicazione da parte della Regione della normativa nazionale che dall’agosto 2013 vieta per 18 mesi la coltivazione di mais Ogm in Italia, invitando anche il governo nazionale a rendere operativa, con un adeguato sistema di sanzioni, tale norma che dovrebbe garantire la sicurezza dei cittadini e degli agricoltori contrari al biotech”.
Tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà, a tenere viva in noi qualche piccola follia. Marcel Proust
Tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà, a tenere viva in noi qualche piccola follia.
Marcel Proust
Marcel Proust
giovedì 9 gennaio 2014
Willy sonetto
Tu sei per la mia mente come il cibo per la vita,
come le piogge di primavera sono per la terra;
e per goderti in pace combatto la stessa guerra
che conduce un avaro per accumular ricchezza.
Prima orgoglioso di possedere e, subito dopo,
roso dal dubbio che il tempo gli scippi il tesoro;
prima voglioso di restare solo con te,
poi orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.
Talvolta sazio di banchettare del tuo sguardo,
subito dopo affamato di una tua occhiata:
non possiedo né perseguo alcun piacere
se non ciò che ho da te o da te io posso avere.
Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
di tutto ghiotto e di ogni cosa privo.
William Shakespeare - Sonetto LXXV
(Foto di Christian Coigny)
come le piogge di primavera sono per la terra;
e per goderti in pace combatto la stessa guerra
che conduce un avaro per accumular ricchezza.
Prima orgoglioso di possedere e, subito dopo,
roso dal dubbio che il tempo gli scippi il tesoro;
prima voglioso di restare solo con te,
poi orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.
Talvolta sazio di banchettare del tuo sguardo,
subito dopo affamato di una tua occhiata:
non possiedo né perseguo alcun piacere
se non ciò che ho da te o da te io posso avere.
Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
di tutto ghiotto e di ogni cosa privo.
William Shakespeare - Sonetto LXXV
(Foto di Christian Coigny)
Discorso di Piero Calamandrei
Faceva il 1950, a parlare era Piero Calamandrei: "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole? Attenzione, questa è la ricetta. L'operazione si fa in tre modi: (1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest'ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l'operazione". sessant'anni dopo, suona familiare? almeno un pochino? allora conviene leggere il discorso completo. e soprattutto, darsi da fare per difendere la scuola pubblica.
martedì 7 gennaio 2014
CHECCUSWRITER: A volte la tristezza....
CHECCUSWRITER: A volte la tristezza....: A volte la tristezza si impadronisce della nostra anima, senza un motivo apparente. Ritorni indietro con i ricordi, li credi lontani, nel t...
lunedì 6 gennaio 2014
la rete e gli imbecilli
http://t.co/NyK0iV4LcJ
La rete e gli imbecilli - Il PostOggi in occasione del malore che ha colto PierLuigi Bersani hanno fatto sentire la propria voce on line un numero discretamente rilevante di imbecilli. Nulla di inedi
sabato 4 gennaio 2014
Camus morte
"Ad ogni angolo di strada il sentimento dell'assurdità potrebbe colpire un uomo in faccia".
E la cosa più assurda era, secondo lo scrittore francese Albert Camus, morire in un incidente automobilistico. Invece così gli accadde, a soli 47 anni, il 4 gennaio 1960 presso Villeblevin, in Borgogna. Tra i rottami venne trovato un manoscritto, da cui fu ricavato il romanzo "Il primo uomo".
#accaddeoggi
E la cosa più assurda era, secondo lo scrittore francese Albert Camus, morire in un incidente automobilistico. Invece così gli accadde, a soli 47 anni, il 4 gennaio 1960 presso Villeblevin, in Borgogna. Tra i rottami venne trovato un manoscritto, da cui fu ricavato il romanzo "Il primo uomo".
#accaddeoggi
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